Sulla base dei dati di questi censimenti l’ATC di Foggia ha intrapreso azioni di “ripopolamento” immettendo sul territorio 795 starne e 700 fagiani (costati 15.000 euro).
Sorvolando il fatto se in assenza di esemplari di starne e di una ridotta presenza di fagiani relegata al solo Parco Regionale dell’Incoronata si possa parlare di “azioni di ripopolamento” o se, invece, non si debba parlare di “reintroduzione di fauna”, c’è da chiedersi se il Commissario dell’ATC di Foggia abbia letto la delibera di Giunta numero 1805 del 10 ottobre 2019, delibera adottata in seguito al ricorso al Consiglio di Stato dell’associazione Verdi Ambiente e Società (VAS), che apporta variazioni significative al Calendario Venatorio Regionale. La delibera nelle motivazioni della variazione del Calendario Venatorio fa due incisi relativi alla possibilità di cacciare starne e fagiani sui territori perché, alle pagine 15 e 16 della delibera relativamente per la specie fagiano (Phasianus colchicus) e per la specie starna (perdix perdix), si legge “i Comitati di Gestione degli A.T.C. interessati, in relazione in relazione a valutazioni sulle consistenze faunistiche o a particolari condizioni locali, possono proporre alla Regione di anticipare o posticipare, sul territorio di propria competenza, la chiusura dell’attività venatoria a tale specie”.
Tralasciando considerazioni ambientali riguardo all’incidenza sulla fauna locale dell’attività venatoria, alla depauperazione del patrimonio faunistico del territorio che costituisce uno dei fattori per la valutazione della biodiversità ambientale, considerazioni che andranno comunque fatte insieme all’operato dell’ATC di Foggia e, nel caso in questione, dell’operato del Commissario e degli uffici, c’è da chiedersi perché non si è provveduto a chiudere preventivamente la caccia alla starna e al fagiano visto che la “consistenza “ delle specie non giustifica alcun “prelievo venatorio” anche dopo le azioni di ripopolamento intraprese.
Al Presidente della Regione Michele Emiliano va rivolto un appello da parte di tutte le associazioni ambientaliste, a cui si dovrebbero accodare anche le associazioni venatorie sensibili all’equilibrio faunistico sui territori, per la chiusura immediata della caccia alla starna e al fagiano su tutto il territorio dell’ATC di Foggia.
Agli uffici regionali del Servizio Caccia, all’osservatorio faunistico regionale poi va posta la domanda sul come e sul perché sia stato possibile una immissione di lepri comuni, visti i danni reclamati dagli agricoltori e dei danni pagati dall’ATC di Foggia negli anni precedenti, senza la valutazione di incidenza ambientale perché la L. R. 159 del 20 dicembre 2017 all’articolo 18 punto 5 prescrive che le immissioni di fauna selvatica debbano evitare danni alle produzioni agricole e alle opere approntate sui terreni coltivati e a pascolo. Ma l’immissione di lepri comuni è un ulteriore aspetto da indagare attentamente perché, vista l’affluenza di doppiette da fuori provincia e fuori regione, si ha l’impressione che il numero di lepri sia in flessione e forse non basta la limitazione delle uccisioni di questi animali per eliminare rischi per la specie visti i ripetuti ripopolamenti fatti ormai da troppi anni e l’assenza di considerazioni sulla loro efficacia senza fermare la caccia alla specie.
20 novembre 2019
Giorgio Cislaghi
Ex componente Comitato di Gestione A.T.C. di Foggia