VENEZIA – “Il problema di Giulia è che non riusciva a liberarsi di lui, lui voleva fare tutto con lei, la palestra, l’università, i viaggi, gli amici, Giulia non riusciva a liberarsi di Filippo, lo aveva lasciato ma ce l’aveva davanti sempre.
Era un assedio non un amore. Il problema è che molte ragazze, di tutte le età, sono state educate a considerare questa forma invasiva, eccessiva, come un segnale di interesse e invece non lo è, è un segnale di disagio psicologico grave e dovete andarvene, non c’è un’altra strada“. A parlare così è la criminologa Roberta Bruzzone, che ieri durante la trasmissione Domenica In ha dato la sua lettura del rapporto tra Giulia Cecchettin e Filippo Turetta, che l’ha uccisa.
“L’HA UCCISA PERCHÈ DOVEVA LAUREARSI, SI È SENTITO INADEGUATO”
Secondo la criminologa, però, a far scattare il delitto non è stata la fine della storia tra i due (che risale ad agosto) ma proprio la laurea. Dice infatti: “Questo omicidio nasce non dalla fine della relazione, toglietevelo dalla testa, il problema era che lei si laureava, da lì a qualche giorno, in una festa tra l’altro dove lui aveva voluto decidere tutto perchè in qualche modo il protagonista doveva essere lui, e a quel punto è scattata una dimensione competitiva, lui si è sentito inadeguata pubblicamente, perchè quello era un traguardo pubblico, è quello che lui non le ha perdonato”.
MATONE: “LA CAUSA SCATENANTE È LA LAUREA”
Ospite a Domenica In c’è anche Simonetta Matone, ex magistrato, che è della stessa idea di Bruzzone. Secondo Matone, il fatto che Giulia dopo la laurea si sarebbe potuta allontanare da Filippo per andare a lavorare a reggio Emilia, lei dice, “è un aspetto residuale”. La “causa scatenante è la tesi di laurea che lei avrebbe dovuto sostenere”, che ha portato” invidia, rancore, senso di inferiorità, io non riesco a laurearmi, ho smesso l’università, lei ce la fa”. Quindi si è trattato sopratuttto di un meccanismo di “competizione uomo donna”.
“SCAPPARE DAI RAPPORTI TOSSICI”
Per Simonetta Matone, Filippo Turetta era “ossessivo, non le permetteva di frequentare nessuno, voleva un rapporto esclusivo di coppia”. E aggiunge: “Se vogliamo pensare che questa tragedia possa servire a qualcosa, può servire a spiegare alle ragazze, specie se giovani e inesperte, che devono immediatamente fuggire da rapporti tossici come questo, rapporti che sono malati dall’inizio”.