Bologna/Manfredonia. In un’intervista il grande scrittore Julian Barnes ha dichiarato che “Livelli di vita” è, tra le sue opere, quella a cui è maggiormente affezionato.
LIVELLI DI VITA. Tre leggendari pionieri ottocenteschi rivivono fra le pagine dell’originale e struggente mescolanza di fatti e finzione che è Livelli di vita. Fred Burnaby, colonnello della Guardia Reale ed esploratore dell’esotico, la “divina” Sarah Bernhardt, e Félix Tournachon, aeronauta e celebre fotografo ritrattista noto come Nadar. Ad accomunarli, un’incomprimibile passione per il volo, l’impulso sacrilego a issarsi a bordo di una cesta di vimini appesa a un pallone e, affidandosi a un precario equilibrio di pesi e correnti, sganciarsi dal regno che ci è deputato per conquistare lo spazio degli dèi. Una buona metafora per ogni storia d’amore. Quella immaginata fra Burnaby e Sarah Bernhardt, ad esempio. O quella, cinquantennale, fra Nadar e l’afasica moglie Ernestine. Oppure la storia d’amore, durata trent’anni e poi proseguita, fra Julian Barnes e la moglie Pat Kavanagh. Ma, perduta l’altezza, che cosa ci rimane? I ricordi, baluardi di una vita ancora intatta e densa e furiosa, tramiti di un discorso amoroso che non si esaurisce e non placa. In attesa di un vento da settentrione, capace di riportare in quota.
ANALISI. Tra le opere più significative dello scrittore inglese va sicuramente annoverata “Livelli di vita”, dedicata alla moglie Pat. Non si tratta di un romanzo, ma di una “invincibile storia d’amore”. La parte iniziale è dedicata al racconto della vita e delle imprese di alcuni leggendari pionieri del volo. Con la solita maestria, Barnes maneggia materiale biografico come farebbe con il frutto della sua fantasia, a volte questo confine è in effetti piuttosto sottile (o inesistente). Ma è la seconda parte del libro a coinvolgere di più il lettore, quando si parla di un lutto (la moglie dello scrittore è morta solo 27 giorni dopo la diagnosi ricevuta). Julian Barnes fa una serie di riflessioni e di considerazioni su quello che è significato, per lui, la perdita della moglie (“perdita” è comunque per lui un termine inaccettabile). Sono pagine bellissime, paradossalmente piene di vita, struggenti e divertenti allo stesso tempo, assolutamente condivisibili. “Questa è una storia d’aria (palloni aerostatici, levità, frontiere) e una storia di terra (zavorre, schermaglie, routine). Ed è una storia di precipizi, di cadute e barbari strappi”. Il senso del libro, tradotto da Susanna Basso, è tutto nell’incipit: “Metti insieme due cose che insieme non sono mai state. E il mondo cambia. Sul momento è possibile che la gente non se ne accorga, ma non ha importanza. Il mondo è cambiato lo stesso”.
L’AUTORE. Julian Barnes è nato a Leicester nel 1946. Tra le sue opere Einaudi ha pubblicato: Il pappagallo di Flaubert, Storia del mondo in 10 capitoli e ½, Oltremanica, England England, Amore ecc., Amore dieci anni dopo, Arthur e George, Il senso di una fine (romanzo vincitore del più importante premio letterario di lingua inglese, il Man Booker Prize 2011), Il rumore del tempo. Nel 2017 “Il senso di una fine” è stato adattato per il grande schermo col titolo “L’altra metà della storia”, con la regia di Ritesh Batra.
Il giudizio di Carmine
Julian Barnes
LIVELLI DI VITA
2013 Einaudi
Valutazione: 5/5
A cura di Carmine Totaro – Redazione StatoQuotidiano.it