Foggia. “Molti ricorderanno la vicenda vergognosa che lo scorso anno colpì mia figlia, una ragazzina di 13 anni affetta da sindrome di down: la scuola di danza di Foggia che frequentava da tempo la escluse dal saggio finale, notizia che noi genitori scoprimmo per caso. “E’ impacciata nei movimenti – ci dissero – non riesce ad andare a tempo, con la sua esibizione farà saltare un anno di lavoro”.
Per noi ma soprattutto per Maria Francesca fu un grande dolore: non ascoltava più la musica in cameretta, non metteva più il tutù per ballare. La storia, salita alla ribalta delle cronache nazionali, ci aveva fatto raccogliere la solidarietà di tutta Italia. Ma nostra figlia era ormai diventata un’altra bambina, spenta nel corpo e nello spirito. L’anno scorso abbiamo deciso di iscriverla in un’altra scuola, “SPAZIO DANZA” di Lucia Fiore. Qui è stata accolta, da subito, con tanto affetto sia dalle maestre che dalle compagne di corso, nuove ma anche vecchie, perché alcune hanno deciso di seguirla nel cambio della scuola.
Piano piano, giorno dopo giorno, abbiamo visto riaccendersi negli occhi di Maria Francesca quella luce che da alcuni mesi si era spenta, quell’entusiasmo travolgente, e la nostra gioia è stata immensa quando al saggio organizzato al Teatro Del Fuoco dalla maestra Lucia Fiore, direttore artistico , in collaborazione con la maestra Cristina Carbone, maestra di mia figlia , e la maestra Giovanna, la mia bambina è riuscita a danzare sul palco per la prima volta e lo ha fatto a tempo con le sue compagne coordinando in maniera elegante i movimenti come tutte, proprio come una farfalla. Maria Francesca ha mostrato tutto il suo impegno, la sua tenacia, il suo grande amore per la danza, ha dimostrato che si possono superare i limiti, tutti quelli che ognuno porta con sé, solo grazie alla professionalità, alla pazienza, alla dedizione di chi si impegna con passione nel proprio lavoro. Meravigliose, delicate, eccezionali sono state le sue compagne di corso che l’hanno accolta e l’hanno guardata con gli occhi del cuore. Su quel palco si è realizzato ciò che io non credevo mai potesse accadere: un progetto vero d’amore, d’inclusione, d’integrazione, di fatti e non di parole vuote a cui sono ormai abituata. Quelle ballerine erano come i chicchi di una melagrana, tutte unite, tutte uguali e tutte diversamente speciali. Grazie di cuore”.
Lo scrivono a StatoQuotidiano.it i sigg.ri Giusy e Michele Mastropietro.