ZAPPONETA (FOGGIA) – “Ciao Inchiostro di Puglia, Sono Carmela, una ragazza di vent’anni, di Zapponeta (FG).
Vivo a Roma per studiare, dove a marzo scorso mi è stato diagnosticato un linfoma e dove ho dovuto iniziare la chemioterapia.
Oggi il quinto ciclo di sei complessivi.
E proprio oggi, mentre facevo terapia, vedo entrare un signore. Un compagno di disavventura.
Che inizia a parlarmi, con tono simpatico e scherzoso. Come si dice? Il sangue è quello.
L’ho capito subito che aveva un qualcosa di familiare, così gli ho chiesto se fosse di Roma; al suo “no” il mio cuore, prima delle mie labbra, ha sorriso e allora ho chiesto: ”di dov’è?”. mi ha risposto: ”Sono di Barletta”.
Anche se Roma è piena di Pugliesi, in quasi un anno che mi sono trasferita qui non mi era mai capitato di sentirmi così a mio agio, di sentirmi così a casa.
Questo signore conosceva persino il mio piccolo paesino, ci veniva a mare da giovane.
Così abbiamo passato il resto del tempo a parlare del mare, della nostra terra, del cibo e delle nostre vite.
E alla mia domanda: ”Le manca la Puglia?” ci siamo guardati e mi ha risposto: ”Beh, è casa.”.
Io avevo finito da mezz’ora ma sono rimasta volentieri a parlare con lui, e quando stavo per andarmene via mi ha detto: ”In bocca al lupo signorina, sei giovane e ti meriti di guarire più di me.
Vai in Puglia, che l’aria di mare fa bene al corpo e al cuore.”
Giornata strana oggi. Abbiamo passato circa due ore a immaginare il blu della nostra Puglia e il sole che ci riscalda.
È stato uno dei momenti che più mi porterò nel cuore di questa esperienza.
Quando scenderò giù a casa correrò a guardare il mare.
Ho scelto di condividere questo momento con voi, perché le cose belle vanno condivise.
E perché è curioso come basti un accento pugliese e il cuore torna a casa.
La spiaggia con il sole caldo, la brezza marina e il mare difronte ci ricordano che questa vita in tutte le sue sfaccettature è meravigliosa.
E che le piccole cose, come questo incontro, sono le sorprese inaspettate in un giorno buio.
Meh, mo vado a mangiare i taralli che mi sono salita apposta apposta.
Un saluto a tutti, e viva la vita.
Allego la foto di un’alba vista dalla mia Zapponeta”.
Vivo a Napoli perché sono di Napoli, ma quando parlo di Zapponeta parlo del Mio Paese. La mia , le mie vacanze , la mia prima comitiva , i miei primi passi da grande e come dico da un po’ appena andrò in pensione mi trasferirò lì a Zapponeta.
Anche se dispiace che una ragazza tanto giovane debba affrontare questa disavventura, è bello leggere questa storia. E’ bello che due persone si parlano e si fanno compagnia, specie in questo frangente, in quest’epoca in cui tutti sono immersi nei loro telefonini, computer etc… dove non sanno nemmeno chi gli è seduto affianco e/o non si accorgono di quello che gli sta succedendo intorno. Poi parlare delle proprie origini non solo aiuta a non dimenticare chi sei e da dove vieni ma ti fa sentire bene.
In bocca al lupo Carmela, ti auguro tanta buona fortuna.
Ho lavorato per 20 anni a Zapponeta dai tempi che era ancora un piccolo paesino agricolo e conoscevo quasi tutti i suoi abitanti i quali nutrivano nei miei confronti una grande stima e affetto e oggi quando ci ritorno o passo di lì sono molto lieto di vedere i grandi progressi che ha fatto questa piccola cittadina a livello turistico e quando posso vado volentieri a mangiare perché veramente sanno cucinare molto bene anche a livello di pizzeria e i prezzi sono alquanto abbordabili.