Manfredonia, 22 febbraio 2019. Se mai occorressero prove inoppugnabili a dimostrazione della scarsa considerazione in cui è tenuto l’ospedale “San Camillo De Lellis” di Manfredonia, dalla dirigenza della ASL/FG della quale fa parte e dunque del suo continuo e progressivo svilimento, arriva fresca fresca la deliberazione del direttore generale n. 214 del 18 febbraio 2019, in cui vengono fissati i termini del trattamento giuridico economico delle prestazioni aggiuntive anno 2019 e dunque le modalità di svolgimento e quindi il relativo impegno di spesa.
Va detto che per prestazione aggiuntiva si intende quella tipologia di libera professione intra-muraria e gli emolumenti ad esse connesse rientranti nel trattamento economico accessorio che ricade nelle competenze dell’area gestionale del personale. Un supporto “aggiuntivo” per migliorare le performance ospedaliere.
La delibera, dopo tutta una serie minuziosa di richiami normativi e di dettagliate spiegazioni per l’uso, ed esposto che la somma a disposizione per l’anno in corso è di 670.672,00 euro, e detto che 67.067,00 euro sono per l’amministrazione e 33.007,00 per attività intensiva distrettuale, indica la ripartizione spettante al presidio ospedaliero di San Severo–Lucera, al presidio ospedaliero di Cerignola e al presidio ospedaliero di Manfredonia e cioè rispettivamente: 256.532,04 euro; 256.532,04 euro; 57.007,12 euro; somme che espresse in percentuale, corrispondono a 38,25 per cento per ciascuno dei presidi ospedalieri di San Severo-Lucera e Cerignola, e l’8,50 per cento per il presidio ospedaliero di Manfredonia. E’ fin troppo palese la non poco disparità di trattamento.
L’analitica delibera non dice le ragioni della evidente sperequazione. Considerati i precedenti provvedimenti ormai alquanto numerosi e articolati, abbattutasi sull’ospedale di Manfredonia ognuno dei quali ha tolto qualcosa a questa struttura ospedaliera come ripetutamente segnalato, si deve dedurre che si connota sempre più nitida l’immagine di un ospedale “Cenerentola” nel contesto della sanità dauna.
A denunciare la mortificazione di tale situazione di eclatante disparità di “terapia”, sono per primi gli operatori del nosocomio manfredoniano che hanno inteso questo ennesimo smacco come “un ulteriore preludio” a successive limitazioni e dunque un avvicinamento a quel traguardo che da tempo si va vagheggiando e cioè la riduzione a semplice ruolo di “pronto soccorso” di un ospedale che ha svolto e svolge tuttora per quel che gli è consentito, un servizio quanto mai provvidenziale cui fa riferimento una platea di popolazione che si estende a tutto il Gargano.
“E’ chiaro ed evidente – è ormai l’opinione corrente – che con questi ulteriori provvedimenti si limita sempre di più la operatività dei servizi rimasi in questo ospedale e conseguentemente si accresce il disorientamento dell’utenza. E tutto questo – insiste la gente – con il silenzio, se non il beneplacito, delle autorità cittadine ormai unicamente affaccendate a cercare improbabili rimedi ai tanti errori e pesanti inganni colpevolmente commessi anche nel settore della sanità pubblica”.
Michele Apollonio
Povera Manfredonia,
poveri noi.
A Manfredonia si pensa solo al pane e circense, voglio vedere quando si desterà il popolo balocco.
Tutti i nostri politici di qualsiasi livello sono insensibili, inermi ,inaffidabili, menefreghisti, sono una NULLITÀ. Mi raccomando alle prossime elezioni tutti ad applaudirli. Dov’è il cittadino delle proteste ai tempi dell’Enichem?
La colpa è anche e soprattutto nostra.
Vai pennivendolo ….
E nessuno muove un dito…