Statoquotidiano.it, 22 marzo 2024 – A chi spetta la responsabilità economica della rimozione dei rifiuti illecitamente sversati nei terreni agricoli privati?
“La risposta a questo quesito consegue, per legge, al procedimento amministrativo che i Comuni sono tenuti ad avviare, senza indugio, per accertare il soggetto che deve pagare, cioè il responsabile dello sversamento o, qualora questi non sia individuato, il proprietario del terreno, ma soltanto – e sottolineo soltanto – se il Comune ne comprovi la colpa nella commissione del fatto. Diversamente, compete al comune rimuovere e smaltire i rifiuti.
La ragione per la quale, anche a distanza di anni dallo sversamento, i rifiuti sono ancora nei terreni in cui furono abbandonati non dipende da supposte o ipotetiche lacune di legge – le norme al riguardo, come detto, sono chiare e inconfutabili – ma dall’inerzia, irragionevole e ingiustificata, dei Comuni ad avviare il procedimento amministrativo volto all’individuazione della responsabilità economica della rimozione e dello smaltimento di quei rifiuti”.
A darne conto a StatoQuotidiano è Massimo Fragassi, responsabile dell’Ufficio Legislativo di Cia – Agricoltori Italiani di Puglia – associazione sindacale da sempre impegnata a sostenere, tutelare e promuovere la funzione sociale e gli interessi economici degli imprenditori agricoli – che ci spiega e tiene con noi a evidenziare i tratti salienti della questione “perché è necessario informare i cittadini sulle procedure amministrative previste in questi casi dalla legge e, correlativamente, su quello che gli Enti locali, in primo luogo i Comuni, dovrebbero fare ma spesso non fanno”.
“Anche perché”, ci dice, “i prodotti agricoli dei terreni dove i rifiuti illecitamente sversati permangono abbandonati spesso per anni, siamo tutti noi – cittadini/consumatori finali – ad acquistarli e, infine, a mangiarli”.
Cia Puglia – sotto l’impulso del suo Presidente, Gennaro Sicolo, e l’attività di coordinamento del Direttore regionale, Danilo Lolatte – porta avanti da due anni una incessante e convinta campagna giuridica e informativa sulla necessità di definire, in tempi celeri e nel rispetto puntuale della legge, la responsabilità economica della rimozione di quei rifiuti, affinché i terreni agricoli e i loro proprietari non siano penalizzati due volte: dallo sversamento illecito di rifiuti e dall’inerzia amministrativa delle Amministrazioni locali. Con una precisazione che, tuttavia, Fragassi tiene a fare: l’obiettivo di Cia Puglia non è contrapporsi ai Comuni, ma – al contrario – agire sinergicamente con essi, al fine ultimo di garantire l’esercizio delle corrette pratiche amministrative e il rispetto dei diritti alla salute e all’ambiente“.
Fino a qualche tempo fa, ci racconta Fragassi, “vigeva nel nostro territorio la leggenda metropolitana, invero avallata da molte Amministrazioni locali, secondo cui era, di regola, il proprietario del terreno in cui i rifiuti erano sversati a dover curare la rimozione degli stessi”.
Invece, il Testo Unico sull’Ambiente (d. lgs. 152/2006) – all’articolo 192, comma 3 – specifica che la responsabilità economica della rimozione e dello smaltimento è innanzitutto dell’autore dello sversamento. Solo in subordine, ove quello non sia identificato, il proprietario è tenuto a sostenerne i costi, purché tuttavia il Comune dimostri – fattualmente e in punta di diritto – la colpa giuridica del proprietario, sostanzialmente rappresentata dallo stato di abbandono del suo terreno.
“Il nodo fondamentale della questione”, sottolinea Fragassi, “è che molti dei terreni nei quali si rinvengono sversamenti di rifiuti non sono affatto abbandonati, poiché ordinariamente destinati all’uso agricolo e alla coltivazione, quindi, di regola, per tali terreni, la responsabilità economica della rimozione e dello smaltimento dei rifiuti compete senza tema di smentita ai Comuni, i quali, tuttavia, non avviando il procedimento amministrativo pur previsto dalla legge, rimangono di fatto inerti e inadempienti”.
I Sindaci, a ragione, chiedono alle Autorità di pubblica sicurezza e alle Procure interessate una più penetrante e puntuale attività di prevenzione e di contrasto di tali reati. “Tuttavia”, sottolinea Fragassi, “la legittima e condivisibile urgenza di tali risposte non esime i Comuni dall’indifferibile e improcrastinabile dovere di rispettare la legge e porre dunque in essere tutte le procedure e le misure amministrative ivi previste e idonee a liberare il più celermente possibile quei terreni dai rifiuti. Parliamo, per capirci, di ecoballe della quantità media di venti tonnellate per campo: una inammissibile enormità”.
Vero è anche che spesso i Comuni non hanno le risorse finanziarie necessarie per la rimozione e lo smaltimento. Il medio in tali casi varia, infatti, dai 20 ai 30 mila euro per terreno, a seconda della tipologia di rifiuti. E capita spesso che i Comuni non contemplino nel loro organico personale amministrativo con specifiche competenze in materia.
“A tale proposito” sottolinea Fragassi, “il 14 dicembre scorso, presso l’Assessorato all’Agricoltura della Regione Puglia, alla presenza dell’assessore Pentassuglia e della Presidente dell’Associazione dei Comuni pugliesi, Fiorenza Pascazio, Cia Puglia ha formalmente presentato delle Linee Guida, prodotte dal nostro Ufficio Legislativo, sui procedimenti amministrativi di rimozione, smaltimento e bonifica dei rifiuti illecitamente sversati nei terreni privati, per fornire informazioni ed expertise specifiche al personale comunale preposto a tali procedure”.
Non solo.
“Abbiamo formalmente richiesto all’Associazione dei Comuni pugliesi di fare proprie quelle Linee Guida – sul cui rigore giuridico il giudizio positivo è concorde e unanime – affinché si realizzi quella indispensabile e salvifica sinergia tra Istituzioni, associazioni e cittadini idonea ad assicurare la corretta e puntuale applicazione della Legge da parte di tutti i soggetti chiamati a rispettarla. E, per questo, attendiamo fiduciosi una risposta”.
Perché, gli chiediamo, è così importante che venga avviata celermente la procedura amministrativa di rimozione e smaltimento da parte dei Comuni?
“Prima di tutto perché alla celere conclusione del procedimento amministrativo corrisponde la celere individuazione del Soggetto cui competono i costi per la rimozione e lo smaltimento dei rifiuti e, in definitiva, la liberazione in tempi accettabili dei terreni interessati dalle quantità di ecoballe cui abbiamo in precedenza accennato.
Inoltre, perché, qualora i Comuni non abbiano risorse economiche sufficienti e – aderendo al dettato della Legge – intendano richiedere l’intervento sussidiario della Regione, è necessario, di tutta evidenza, che dimostrino di aver applicato puntualmente e correttamente la Legge.
Per intenderci sui tempi del procedimento amministrativo di cui parliamo: una volta denunciato alla polizia municipale il rinvenimento di rifiuti sul terreno – la denuncia è necessaria perché l’abbandono di rifiuti è un reato penale – il Comune è tenuto ad attivare senza indugio il procedimento di rimozione e smaltimento.
Tale procedimento, per legge, deve durare 30 giorni e può concludersi o con una ordinanza sindacale con la quale il Comune, motivando le ragioni della colpa giuridica, impone al proprietario del terreno di rimuovere i rifiuti, oppure, qualora la colpa non sia provata, con un atto del Responsabile del procedimento che accerti l’assenza di colpa del proprietario e assuma la responsabilità economica delle operazioni in capo al Comune. Pertanto, se i Comuni applicassero puntualmente la legge, in 30 giorni la questione dell’imputazione dei costi sarebbe già definitivamente risolta, in attesa del dissequestro dei rifiuti da parte dell’autorità giudiziaria e della conseguente possibilità pratica di rimuovere definitivamente le ecoballe.
Insomma, per risolvere in tempi celeri l’annosa questione della insopportabile permanenza dei rifiuti sui terreni agricoli basterebbe semplicemente applicare la Legge”.