Manfredonia. Il Carnevale di Manfredonia, da sempre arricchito dalla maestria artistica e dalla creatività di tanti artigiani e maestri cartapestai, tra cui Matteo Trotta, celebre maestro cartapestaio, scultore, pittore e scenografo, è oggi segnato da una dolorosa assenza che perdura ormai da sei anni: la mancanza dei Carri.
A raccontare questa triste realtà è Andrea Trotta, figlio di Matteo.
Nel 2018, il suo primogenito Ivan, all’età di soli 5 anni, ebbe l’opportunità di salire sul Carro del nonno durante la suggestiva “golden night” del sabato. Un’esperienza unica e totale, anche se segnata da un prezzo da pagare: il freddo intenso che lo colpì al punto da costringerlo a letto con la febbre il giorno successivo. Tuttavia, Ivan rimase incrollabile, affascinato dall’esperienza senza che freddo, fame o sete potessero distrarlo.
Da quella memorabile serata di febbraio sono passati sei anni, e la mancanza dei Carri ha divorato ogni speranza, anche quella di vedere il fratello Diego vivere una simile avventura. Per Andrea, che ha vissuto nell’ambiente dei capannoni e ha sempre dato per scontato il ruolo fondamentale dei Carri nel Carnevale, questa assenza è diventata un doloroso paradosso.
Il volto segnato dal lutto, il dolore che persiste da sei anni, sono diventati il marchio indelebile di questa mancanza nel cuore della tradizione carnevalesca di Manfredonia. Andrea riflette sulla profondità di questa perdita, sottolineando che nemmeno un libro sarebbe sufficiente per spiegare le ragioni di questo vuoto e per individuare i responsabili, sottolineando l’apparentemente interminabile caccia alle streghe.
Oggi, tra proclami e polemiche, l’attenzione si concentra sui Carri e sulla loro sorte incerta. Commenti, accuse, ipotesi e menzogne saranno sparati in ogni direzione, ma alla fine del circo mediatico, tornerà il silenzio. Un silenzio nel quale la comunità si trova sprofondata da sei anni, con il peso del lutto sulle spalle.
Resteranno solo loro, ancora una volta, a portare il peso di un lutto che non accenna a diminuire. Un lutto che colpisce chi non ha più nulla da immaginare, chi non si aspetta più nulla se non un vuoto sempre più profondo. E così, la triste assenza dei Carri continua a segnare il Carnevale di Manfredonia, lasciando la comunità in attesa di un ritorno che sembra sempre più lontano.
Il post
A questo si pensa come al solito in ‘sta città: sckitt’ à festeggé e ai puttanet’.
Se Zambredonia sta messa malissimo sotto tutti i punti di vista (economico, lavorativo, nonché proprio sociale) e così proseguirà (anzi, andrà sempre peggio), ditemi voi quale importanza possa mai avere l’assenza dei carri.
Sono tradizioni da preservare, va bene, ma se non riusciamo a risolvere magagne ben più gravi, perché non c’è la volontà di risolverle, né di far andare al potere persone serie, ma sckitt’ ì pagliacc’j’, per rimanere in tema carnevalesco, figuriamoci se potremo mai risistemare robe più banali come questa