Figli non se ne fanno più, l’età media continua a crescere inesorabilmente e l’Italia è un paese sempre più vecchio. È questa, in sintesi, la fotografia dell’Italia che si prospetta per i prossimi anni. Al di là delle scelte che portano a una persona di non voler far figli (dall’aspetto economico a quello sociale), resta da capire quali saranno le conseguenze di questo aspetto demografico che, comunque, porterà numerosi problemi da risolvere.
Come se non ce ne fossero già abbastanza.
Mancheranno i racconti di chi ha vissuto epoche diverse
Questo è un aspetto più psicologico che altro. Nel senso che chi è più avanti con l’età si è visto raccontare una epoca diversa da quella che sta vivendo direttamente con gli occhi e le parole di chi l’ha vissuto. Invece, adesso, i giovani rischiano di vedersi privati di tutto ciò.
Ci si dovrà limitare nel rovistare tra gli archivi cercando un ricordo di chi non c’è più. Ma, al di là degli oggetti, però, c’è la mancanza di chi non può ascoltare certe storie. Perché, se manca il ricambio generazionale, queste storie a chi vengono raccontate? E se, comunque, c’è un ricambio generazionale, questo ricambio avviene, spesso, troppo tardi.
Il ragionamento è molto semplice: se si fanno figli tardi, poi quegli stessi figli non avranno il nonno o, comunque, sarà già anziano. Piccoli dettagli che, poi, fanno la differenza.
L’innovazione rischia di essere frenata dalla vecchiaia
Un paese troppo vecchio è anche un paese che non può essere innovativo. Sembra quasi brutto dirlo ma è davvero così. Perché la mente attiva dei giovani non possono averla gli anziani. Basti guardare, giusto per fare un esempio, ciò che accade con le nuove tecnologie.
I giovani che sono già nativi digitali possiedono la dimestichezza con i vari hardware notevole rispetto ai nativi analogici. La tecnologia va così veloce che perfino tra i 30enni e i 20enni c’è una notevole differenza. E, se vogliamo dirla tutta, anche tra i 20enni e i 15enni.
Insomma, la tecnologia corre. Un paese che non si innova, oggi, è destinato a morire. O, comunque, a restare troppo indietro. Creando un vero e proprio circolo vizioso: da un lato, infatti, la mancanza di giovani fa sì che l’innovazione non ‘esploda’ e il fatto che l’innovazione non esploda non fa nascere posti di lavori per quegli stessi giovani.
E a proposito di posti di lavoro, il prossimo paragrafo spiegherà meglio il concetto.
Alcune attività saranno costrette a chiudere
Con l’avanzamento dell’età della popolazione, diverse attività saranno costrette a chiudere. Perché, alla lunga, non ci rientrano dei costi. I problemi sono due: lo sfollamento delle città e il fatto che i giovani rischiano di essere troppo pochi.
Per il primo punto lo vediamo già a occhio nudo. L’Italia, purtroppo, è piena di borghi abbandonati al loro destino, senza abitanti. Anzi, c’è perfino il caso, come Roscigno Vecchia, di un quartiere che ha un solo abitante.
E, questo, fa sì che le attività non possano né vogliano investire in questi posti. Il discorso è molto semplice: se per andare in pareggio c’è bisogno che entrino 50 giovani ma i giovani ne sono 40 (numeri a caso), come si fa a mantenere un’attività?
Quindi, le attività rischiano di chiudere e quelle che chiudono non hanno, appunto, il ricambio generazionale. Meno posti di lavoro e meno attività da fare. Il cane che si morde la coda.
I costi sociali saranno elevatissimi
I costi sociali dell’invecchiamento della popolazione li pagheranno tutti. Un esempio? Le pensioni. Tante pensioni vuol dire tanti soldi da spendere e, così, le casse dello Stato continueranno a essere sempre più esigue.
Tutte quelle cose che si volevano fare – ad esempio qualche grande opera o migliorare le infrastrutture – non si possono fare se si è costretti a pagare le pensioni senza che i giovani possano pagarle.
Se ci sono X pensionati ma i giovani che lavorano sono X-Y allora è un problema perché il saldo non è zero a zero. Attenzione: non stiamo dicendo che le pensioni devono essere tolte. Anzi, meno male che c’è uno Stato social in tal senso.
Ma semplicemente che sia un qualcosa di sostenibile. Se devono essere fatti tagli, non devono ricadere sulla popolazione.