Bari – “Il Piano d’azione della Pesca dell’Unione europea non tiene in alcun conto la sostenibilità sociale ed economica dei lavoratori, delle imprese del comparto e delle comunità locali delle zone costiere, che vivono delle attività del mare, che da questo provvedimento verrebbero completamente sconvolte”.
Così Gennaro Scognamiglio, presidente nazionale dell’Unci AgroAlimentare.
“L’unico obiettivo di Bruxelles – ha proseguito il numero uno dell’associazione di settore della cooperazione – è dare risposte estremistiche e persino non scientificamente fondate,
Vietare progressivamente le tecniche di pesca con attrezzi mobili di fondo in tutte le aree e le zone marine sottoposte a tutela entro il 2030 e aumentare la percentuale di zone protette almeno al 20% delle acque marine nazionali, come impone l’Ue, significa condannare definitivamente il segmento dello strascico italiano, e non solo, ed infliggere un colpo letale all’intera filiera della Pesca e soprattutto alle tante piccole attività del settore, tanto più in una lunga fase di difficoltà, come quella che i pescatori stanno affrontando. Decine di migliaia di addetti e le loro famiglie sono state esasperate e portate allo stremo, a causa di una crisi senza fine e dalla sordità delle istituzioni sovranazionali, come la Commissione Ue, che con la loro indisponibilità al dialogo hanno determinato un clima ancora più negativo e l’indignazione dei lavoratori, che si vedono calpestati nei propri diritti fondamentali, come la tutela del lavoro e la sopravvivenza.
Una situazione che penalizza anche i consumatori italiani, privandoli di un prodotto ittico fresco e adeguatamente controllato”.
“La mobilitazione del settore della Pesca – ha concluso Scognamiglio –, già avviata da tempo, deve essere compatta ed efficace. La forma di protesta scelta da Unci AgroAlimentare per il 23 giugno e per le date successive è la non astensione dal lavoro.
“Andare a pescare” è la parola d’ordine della nostra protesta, delle cooperative e dei soci lavoratori, che non si lasceranno fermare da chi vuol cancellare le loro attività.
I pescatori dell’Unci AgroAlimentare faranno sentire la propria voce attraverso le sirene delle imbarcazioni. L’associazione auspica il massimo impegno del governo nazionale sulla questione, nell’intento di trovare una soluzione idonea nelle sedi preposte, a cominciare dal Consiglio Agrifish, previsto per la fine del mese di giugno”.
Finalmente avrà termine questa barbarie. Oggi si vendevano calamaretti grandi quanto l’unghia del mignolo. I predoni del mare stanno desertificando tutto. La pesca si, ma tradizionale con le reti larghe se volete. Altrimenti andate a zappare
Sicuramente è un dramma per il comparto, come i cambiamenti lo sono stati e lo sono per tutti noi. Ma la pesca a strascico è altamente distruttiva dei fondali e di tutti gli esemplari che non hanno interesse commerciale che comunque vengono tirati a bordo e rigettato in mare… morti. Si deve trovare la maniera di ricollocare i lavoratori, ma ma il tipo di pesca va cancellato.
A tutti quelli che si ergono a difensori del pianeta senza sapere di che diavolo stanno parlando, ma riempiendosi solo la bocca di frasi fatte da inetti incompetenti che su un peschereccio non ci hanno mai messo piede voglio solo dire che In primo luogo, il tipo di pesca a strascico prevalentemente (ma non esclusivamente) praticato nei nostri mari, ovvero la pesca a strascico a divergenti, non è il più impattante, poiché in genere interessa solo lo strato più superficiale del sedimento
Quindi prima di parlare informarsi studiare non sarebbe una malvagia idea!!!
Un esperto!!!