E’ lo stesso Franco Landella a descrivere in apertura della conferenza stampa il suo stato d’animo, un misto di dolore per “l’umiliazione che mi ha dato Forza Italia” e di soddisfazione perché oggi “su questo campanile, di questa città di 160mila abitanti svetterà la bandiera della Lega, orgoglio di un sindaco del sud”. Un passaggio che fa molto “Carroccio”, con la sottolineatura dell’importanza dei sindaci di cui ha parlato Salvini. In un incontro nazionale della Lega qualche anno fa, Landella fu chiamato a fare il suo intervento: non l’ha dimenticato, è tornato a frugare nei suoi ricordi targati Lega per riannodare il presente. Applausi scroscianti.“Al cospetto di Salvini”. Landella “Basta angherie, passo alla Lega” (FOTO VIDEO)
Accanto a lui Michaela Di Donna. Un cronista chiede successivamente: “Ma perché non l’avete candidata nella Lega?” Risposta di Matteo Salvini: “Non me l’ha chiesto”. Annuisce Di Donna. Il leader della Lega entra in seconda battuta come nella scena di un teatro – il palco sono i banchi dove siedono sindaco e giunta a Palazzo di città – e riceve le insegne del trionfo. E’ una cornice istituzionale e politica che fa andare in visibilio Landella: “Non ho mai ricevuto una visita, una telefonata, un telegramma di congratulazione dal presidente Berlusconi, nemmeno quando ho vinto per la seconda volta”.
Tempo di tuffi nel passato a togliersi dei sassolini dalla scarpa. Con lui passano nella Lega Consalvo di Pasqua, che era il capogruppo di Fi, Pasquale Rignanese, consigliere comunale e Dario Iacovangelo, coordinatore cittadino, quelli che in questi mesi di incognita sulle sue scelte si definivano “i fedelissimi”. Nelle fasi di attesa, mentre il sindaco e Salvini discutevano in incontro riservato, il viso del dirigente regionale della Lega Raimondo Ursitti raccontava di una grossa operazione in corso, il colpo storico del partito in Puglia e della parola “fine” per la storia di Fi a Foggia. Ma la struttura del partito regionale, con il coordinatore provinciale Raffaele Di Mauro e i candidati, non è certamente doma, né si sente messa alle corde, come hanno sempre detto, e farà fuoco e fiamme per dimostrarlo in queste regionali, a vantaggio delle percentuali singole e di coalizione, con tutta probabilità.
“Mauro D’attis chiamava ieri Di Pasqua”, dice Landella a proposito di tentativi di conciliazione della vicenda che sarebbero avvenuti fra segretario regionale e vertici locali, inutilmente. Affonda il primo cittadino: “Non possiamo ricevere l’ennesima umiliazione di chi ha favorito l’ingresso dei campioni del trasformismo rispetto alla militanza e al consenso. Non si può esprimere il dissenso in questo partito- aggiunge con un gioco di parole- questo ha macchiato l’ immagine di Berlusconi che a 84 anni penso che sia condizionato dal cerchio magico e da donnine che vivono di luce riflessa”. L’accusa è rivolta a chi è ritornato di recente in Forza Italia e agli eletti “calati dall’alto” per le politiche del 2018, candidati nella circoscrizione Puglia. “Una vergogna con un pizzico di sessismo, le donne in lista servono per dare una spinta ai maschietti. Io ho in giunta donne che convoco per prendere decisioni, le donne non si usano per spettacoli ma devono essere rappresentate da gente di qualità, non hanno bisogno di aiutini”.
Nel cambio di registro sui temi da discutere, precisa: “Ma oggi non vogliono parlare di dolore, la politica si deve fare con gioia non come chi fa giochi di palazzo per bloccare il merito, non si fa con risentimento ma con sentimento, e ve ne voglio dare una rappresentazione plastica”. Domande fra i cronisti: ma che farà, ora, mentre si accomoda dietro le quinte?. Torna in scena accompagnato da Matteo Salvini.
“Il sud non è per Salvini- dice Landella- una questione meridionale ma un’opportunità per imprese del nord, una visione condivisa dei valori veri dove la politica è servizio e militanza e non serve a proteggere gli amici degli amici”. Segue il momento solenne: “Consegno questo Comune nelle tue mani”. Quando era ministro dell’Interno, ci fu il suo intervento per il campo di Borgo Mezzanone: “Mi hai dato una mano facendoli sgombrare, l’immigrazione é un problema che porta degrado, i residenti del quartiere Ferrovia non guardano in modo malevolo chi ha colore della pelle diverso ma vogliamo immigrazione controllata, non possiamo più tollerare questo tipo di atteggiamento, prima gli italiani e poi gli altri”. La prima prolusione con accenti leghisti è andata bene, Salvini lo ha decorato con la spilletta del partito sulla giacca.
Il segretario nazionale nel suo discorso plaude al governatore della Sicilia Nello Musumeci: “Complimenti, basta irregolari, il sud non chiede aiutini ma sviluppo, in Puglia dobbiamo recuperare 15 anni persi anche per responsabilità di un centrodestra diviso, noi abbiamo messo il bene della Puglia prima del partito, e grazie a noi il centrodestra è compatto. Emiliano fa le liste come le figurine, ha provato a comprare pezzi di M5s mentre la gente ha altri problemi, e manco i suoi lo ascoltano, fa appello contro le destre ma noi lasciamo agli altri i dibattiti storiografici, noi abbiamo superato le ideologie e parliamo di agricoltura, industria, Ilva. Ho la sensazione che il centrodestra vinca con la Lega primo partito”. Ma non è solo un’operazione elettorale, “dopo ci sarà bisogno di una squadra da Foggia e provincia per governare questa terra, quello di oggi non é un punto di arrivo ma di partenza, ci rivedremo spesso a Foggia”.
Landella ha risposto ad alcune domande sull’eventuale rimpasto di giunta dopo le regionali ribandendo che “si deve rimanere fedeli a chi ha vinto senza creare instabilità, sono certo che i partiti metteranno al centro i problemi della città senza fare i giochi di numeri”. Si discute il bilancio comunale fra qualche giorno, e sarà l’esame dopo il restyling della maggioranza al governo. Da notare che il sindaco non ha incentrato il suo discorso sul fatto che i partiti del centrodestra non abbiano candidato sua cognata, ma ha riassorbito il vulnus (per lui, la sua famiglia e il suo gruppo di Fi) dentro una scelta che, se pur interna al centrodestra, segna una svolta politica. Si capirà in seguito quanto questo passaggio sia stato strategico. Certamente è una decisione che ha maturato almeno da giugno, nel frattempo ha aspettato che i giochi delle candidature si consumassero con l’ultimo appello in video da Vieste di Michaela. Per dire “non siamo noi che andiamo via ma loro che non voglio il nostro consenso”.