Foggia, 23 settembre 2019. Dopo la costituzione delle parti, è stata rinviata stamani – per “difetto di notifica a una delle parti offese” – , l’udienza in Corte d’Assise a Foggia relativa al procedimento a carico del 48enne Matteo Lombardi e del 39enne Antonio Zino, arrestati la mattina del 17 aprile 2019, dai Carabinieri della Compagnia di Manfredonia, per l’omicidio di Giuseppe Silvestri, avvenuto all’alba del 21 marzo 2017 a Monte Sant’Angelo (vedi sotto).
I due – entrambi ritenuti “facenti parte del gruppo criminale Romito-Ricucci-Lombardi” -, erano stati accusati rispettivamente di “omicidio aggravato dal metodo mafioso e porto e detenzione d’arma” (Lombardi) e di “favoreggiamento” (Zino, vedi sotto).
Il procedimento in Corte d’Assise a Foggia è stato rinviato al 4 novembre 2019. Il collegio difensivo è costituito dagli avvocati Pietro Schiavone e Santangelo (per Matteo Lombardi) e dall’avvocato Innocenza Starace (per Antonio Zino).
Il riesame. Il provvedimento dello scorso luglio 2019.
Come già pubblicato, con provvedimento dello scorso luglio 2019, il Tribunale del Riesame aveva parzialmente accolto il ricorso presentato dai legali del 48enne Matteo Lombardi, alias “Carpinese“, annullando di fatto l’articolo 2 della legge sulle armi, in particolar modo in relazione alla detenzione di un fucile.
Le indagini
Le indagini relative all’arresto dei citati Lombardi e Zino erano state svolte dai carabinieri e coordinate dalla D.D.A. di Bari (i pm Giuseppe Gatti, Ettore Cardinali e Luciana Silvestris con il procuratore aggiunto Francesco Giannella).
Al di là del parziale accoglimento relativamente alla detenzione del fucile, il Riesame – nello scorso luglio 2019 – aveva confermato per il resto l’ordinanza interessante Lombardi, attualmente detenuto nel carcere di Voghera.
L’omicidio di Giuseppe Silvestri
Intorno alle 5 del mattino del 21 marzo 2017 erano stati segnalati ai CC. alcuni colpi di arma da fuoco provenire dalla via Panoramica di Monte Sant’Angelo, nonché la presenza di un’auto ferma a centro strada.
Immediatamente giunti sul posto, i Carabinieri accertavano la presenza di una Fiat Doblò di colore grigio, attinta da diversi colpi di arma da fuoco, ferma al centro della sede stradale con a bordo il corpo esamine di Giuseppe Silvestri, pregiudicato del posto, crivellato da colpi di fucile cal. 12.
Il profilo del Silvestri
Giuseppe Silvestri, detto l’Apicanese, era una figura storicamente inserita nel contesto della mafia garganica facente capo alla famiglia “li Bergolis” di Monte Sant’Angelo e denominato “clan dei Montanari”, la cui mafiosità è stata riconosciuta con sentenza irrevocabile di condanna all’esito del processo denominato “Iscaro-Saburo”. Al sodalizio criminale mafioso dei “li Bergolis” si è con il tempo contrapposta altra consorteria criminale, operante in area garganica: il clan Romito-Ricucci-Lombardi di Manfredonia, Mattinata e Macchia di Monte Sant’Angelo.
La contrapposizione tra i gruppi criminali ha dato origine alla faida ancora in atto, che ha insanguinato (e continua a insanguinare) la provincia di Foggia. L’ omicidio – del 21 marzo 2017 – fu il primo della sequenza dei tre “delitti del 21 marzo”: a quello di Monte Sant’Angelo sono seguiti il tentato omicidio a Vieste di Marco Raduano, il 21 marzo 2018, scampato ad un agguato nei pressi della sua abitazione e il recente omicidio a Mattinata di Francesco Pio Gentile, del 21 marzo 2019.
L’omicidio di Silvestri Giuseppe, persona legata agli eredi di sangue della famiglia li Bergolis, era stato perpetrato a breve distanza di tempo dalla rapina aggravata alla gioielleria dei Nobili di Monte Sant’Angelo del 18 febbraio 2017, per la quale erano emersi indizi verso lo stesso Silvestri Giuseppe, il quale era sospettato di aver collaborato con i rapinatori, fornendo loro supporto logistico, senza che però potessero essere trovati elementi di prova certi nei suoi confronti.
Le indagini dei Carabinieri
“L’accurato sopralluogo dei Carabinieri aveva consentito al tempo di rinvenire tracce biologiche che, esaminate da parte del RIS di Roma, avevano evidenziato il DNA di Lombardi Matteo su quasi tutte le cartucce esplose e rinvenute, in maniera pressoché esclusiva e consistente“.
“Le risultanze investigative delle attività tecniche consistenti in intercettazioni e analisi dei tabulati telefonici aveva consentito al tempo di smentire la versione sin da subito fornita da Lombardi Matteo, che aveva dichiarato la propria estraneità ai fatti e di trovarsi già in Lombardia alla data dell’omicidio. L’affermazione era stata inoltre rafforzata da quelle di Antonio Zino, che aveva testimoniato falsamente di aver accompagnato Lombardi Matteo nel Nord Italia, fornendogli un alibi, nel tentativo di depistare le indagini”
FOTOGALLERY MISURA CAUTELARE APRILE 2019
FOTOGALLERY OMICIDIO GIUSEPPE SILVESTRI, MONTE 21.03.2017
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