StatoQuotidiano.it, 24 gennaio 2022. All’assessore del Comune di Monte Sant’Angelo, Generoso Rignanese, vittima di un vile atto intimidatorio, va tutta la solidarietà della Cgil di Capitanata. Lo Stato, ma anche la cittadinanza attiva, le associazioni, ogni uomo e donna di questa terra stanchi della tara criminale che inquina il nostro vivere civile, non devono lasciare soli gli amministratori esposti alla violenza di mafie senza scrupoli che provano a condizionare l’azione delle pubbliche amministrazioni.
È quanto afferma in una nota il segretario generale della Camera del Lavoro di Foggia, Maurizio Carmeno. “Da Monte a Cerignola, da Manfredonia al capoluogo Foggia, troppe amministrazioni in questo territorio sono state sciolte per inquinamento mafioso. A fronte invece di chi prova a svolgere lealmente e onestamente il proprio ruolo pubblico.
Come rivela l’ultimo rapporto dell’Associazione Avviso Pubblico, in provincia di Foggia sono stati 118 gli amministratori fatti oggetto di intimidazione dal 2011 al 2020. Tutti indici di come le mafie, oltre alle attività di usura e spaccio sui sono tradizionalmente vocate, sempre più hanno nel mirino gli appalti pubblici, provano a entrare nei circuiti dell’economia legale magari per riciclare risorse accumulate in circuiti illegali”.
Tutto questo, fa notare Carmeno, “in una provincia che nonostante le emergenze criminali e la sofferenza della macchina della giustizia ha visto negli anni la chiusura di sei tribunali, e oggi per un territorio esteso, con dinamiche mafiose differenti tra alto e basso Tavoliere, tra Gargano e città capoluogo, vede attiva una sola Procura e un solo tribunale. Vi sono attività investigative che devono incrociare la vita dei territori, che vanno oltre i resoconti delle forze dell’ordine, per questo chiediamo ancora una volta la necessità dell’istituzione in Capitanata di una sezione della DDA”.
Un atto ancor più grave, quello che ha visto finire nel mirino l’assessore Rignanese, “perchè avvenuto all’indomani della presenza a Foggia della ministra Lamorgese. A dire della sfrontatezza della criminalità. La risposta delle istituzioni deve si vedere un irrobustimento degli organici del tribunale come delle forze dell’ordine, ma deve essere più complessiva. Deve vedere protagonista l’antimafia sociale, per la costruzione di reti inclusive assieme alle scuole e ai servizi sociali delle città.
Deve insistere su un contrasto diffuso a ogni illegalità, in particolar modo quelle che avviliscono il mondo del lavoro, e quindi un approccio incrociato di letture di dati di vari organismi statali. Soprattutto, estendendo istituti di welfare e protezione sociali, creando condizioni di sviluppo e opportunità occupazionali che tolgano manovalanza alla micro e macrocriminalità, permettendo alla persone di affrancarsi da sfruttamento cosi come da facili arricchimenti che passano attraverso azioni delinquenziali e l’adesione a organizzazioni mafiose”.
In questo senso “devono essere spese nel migliore dei modi le risorse del Pnrr, potenziando il sociale, la tutela della salute, la modernizzazione della pubblica amministrazione che deve essere in grado di fronteggiare le mafie, che sono il primo deterrente affinché vi possano essere investimenti in questo territorio. Facendo attenzione agli interessi delle stesse organizzazioni criminali verso progetti milionari. Lo Stato faccia il suo, a tutela di chi amministra la cosa pubblica e di tutti i cittadini”.