Monte Sant’Angelo – PARLARE di Monte Sant’Angelo equivale, nella maggioranza dei casi, significa parlare di San Michele. Come indissolubile legame, simbolo di appartenenza, ogni qual volta si fa riferimento alla cittadina garganica il pensiero volge all’Arcangelo alato che sconfisse il demonio. Stella polare per i pellegrini di tutto il mondo e per la cristianità intera, il Santo patrono ne è divenuto da subito sinonimo simbiotico, sacro rappresentante. Successivamente alla sue apparizioni, tanti furono i papi ed i santi giunti in pellegrinaggio sull’aspra montagna in venerazione. Tra essi anche Francesco d’Assisi.
Ma Monte Sant’Angelo è sempre stata considerata anche come la culla della cultura garganica, indiscusso centro cittadino più importante del promontorio per vivacità intellettuale, presenza di istituti scolastici superiori, numero di abitanti, commercio e manifatture. Nonostante della condizione dell’epoca rimanga solamente uno sbiadito ricordo, il nome della città continua a rievocare letterati illustri, concittadini di un’epoca che fu, puro orgoglio montanaro: dal maestro Giovanni Tancredi a Ciro Angelillis, fino a Gian Tommaso Giordani, solo per citarne i più noti. Benefattori sociali, fari per risvegli e riscatti culturali.
A chiusura della triade, dopo santi e poeti, all’appello mancherebbero i navigatori: saranno i circa 900 menti sul livello del mare, le ancestrali paure marine della gente di montagna o i retaggi degli sbarchi saraceni, i montanari al mare ci vanno quasi esclusivamente per farsi il bagno d’estate. Magari a Macchia, dove forse si sentono più a proprio agio (sarà perché è frazione di Monte Sant’Angelo, dunque territorio comunale!).
Dunque niente gente di mare, esploratori fluttuanti e capitani coraggiosi. Niente pirati né corsari. Niente di niente. Ma chi non va per mare, finirà per andar per boschi: d’altronde si sa, l’uomo è cacciatore (oltre che pescatore)! Dal numero dei tesserini rilasciati per uso venatorio, (fonte: dipartimento caccia e pesca provincia di Foggia, dott. Pozzolante) Monte Sant’Angelo risulterebbe fortemente rappresentata anche da un’altra categoria: quella dei cacciatori.
Nonostante la flessione nazionale dovuta soprattutto alla crisi economica, le licenze di caccia sul Gargano ed in tutta la provincia rimangono abbastanza stabili con un dato forte e molto significativo per Monte Sant’Angelo: 127 licenze attualmente rilasciate. Letto così il dato avrebbe la mera parvenza di un numero, di una cifra come tante e magari poco indicativa. Ma forse non è così.
La popolazione residente attuale è scesa a circa 12.000 unità. La cifra scenderebbe attorno ai 10.000 se si considerassero i soli dimoranti. Di essi, più della metà sono donne. Dei circa 4.500 uomini circa il 50% rientra nella fascia d’età che va da 0 a 18 anni ed in quella degli ultra sessantacinquenni. Resterebbero poco più di 2.000 unità “arruolabili”, montanari che ne avrebbero facoltà. Cifra che al netto di malati cronici, invalidi, obbiettori di coscienza, ambientalisti, è destinato ad un ulteriore ridimensionamento.
Le 127 licenze (senza considerare i numeri occulti legati a bracconaggio ed irregolari) diventano una cifra importante: in proporzione, più di Lucera, Manfredonia, San Giovanni, San Marco e della maggior parte dei comuni dell’entroterra e del nord – Gargano. Quasi un montanaro su dieci con i requisiti richiesti possiede una licenza di caccia, dunque va a caccia, dunque spara. Sarà il fascino della mimetica, quello machista dell’arma al seguito, la brama di sangue, la fame atavica, chissà.
La categoria spesso parla di amore per la natura, ambientalismo attivo, osservatori partecipanti, guardiani territoriali, etica comportamentale verso prede ed habitat. Aldilà dell’infinita discussione in atto in Italia sull’argomento caccia (nonostante il fallimento del referendum abrogativo del 3 giugno 1990 per il non raggiungimento del quorum), il numero dei cacciatori a Monte Sant’Angelo rimane molto alto, nonostante la città si trovi all’interno del parco Nazionale del Gargano (di cui è sede) ed il proprio territorio risulti contrassegnato da numerose zone SIC (siti di interesse comunitario) e ZPS (zone a protezione speciale) tutte zone in cui la caccia e totalmente vietate o fortemente limitata e condizionata.
(A cura di Antonio Gabriele – antonio.g76@libero.it)
AVETE DIMENTICATO DI SCRIVERE “E DI ..”
Caro Tex, sei forse uno di quei sipontini inaspriti dall’ignoranza e dalla grettezza, traviati sino al punto da non rendersi conto che giudizi come il tuo, completamente gratuiti e frutto di ostinata incapacità di capire il mondo, esprimono solo la condizione tipica di chi sentendosi tale attribuisce a terzi il proprio fastidio di vivere? O sei semplicemente invidioso e pusillanime?