Manfredonia – TORNIAMO ad occuparci del Centro di Salute Mentale di Manfredonia, scoprendo questa volta il lato meno tecnico ma più umano delle sue attività. Abbiamo incontrato educatori, volontari e soprattutto pazienti che nel Centro Diurno hanno trovato una seconda famiglia.
“Dopo la presa in carico da parte del servizio, il soggetto viene inserito in un percorso di riabilitazione psicosociale personalizzato, progettato sulla persona, ancor prima che sulla patologia – afferma l’educatrice professionale Vittoria Del Grosso -grande importanza è data all’attività manuale: nel nostro laboratorio sartoriale le pazienti imparano a cucire e ricamare, producendo abiti e biancheria per la casa. Per ora questi manufatti non vengono venduti, ma il buon livello di competenza e qualità raggiunto, fa ben sperare per il futuro”.
“Importante è anche l’apporto dell’attività svolta all’aria aperta– continua la Del Grosso – che stimola la produzione di endorfine (gli “ormoni della felicità”). Disponiamo di un piccolo appezzamento di terreno (e ne cerchiamo altri), in cui un gruppo di utenti pratica il giardinaggio e l’orticoltura, producendo ortaggi che vengono trasformati nel nostro piccolo laboratorio di cucina e utilizzati per il consumo interno alla nostra struttura. La produzione e trasformazione di prodotti biologici, insieme ad attività fisiche e sportive di vario tipo e a lezioni frontali di educazione alimentare costituiscono le molte strade di un percorso generale di educazione alla salute, fondamentale per tutti i pazienti”.
Grazie all’arte terapia poi, i ragazzi si cimentano con pittura, decoupage, iconografia (lo scorso dicembre è stata organizzata una mostra con alcune delle icone realizzate). A cordinare le attività artistiche Eloisa Schettino, pittrice ed ex docente di arte: lavorare con i pazienti del centro mi aiuta a sentirmi utile e viva anche dopo la pensione-afferma- non c’è niente di più bello che trasmettere il proprio sapere ai giovani! E infatti Giuseppe e Leonardo son diventati ormai degli iconografi bravissimi! Eloisa Schettino è inoltre presidente dell’associazione Psychè, che raccoglie tutti i volontari, fra cui molti parenti dei pazienti, che prestano gratuitamente servizio presso il centro diurno.
Daniele, 36 anni, invece è contemporaneamente paziente e volontario: “aiutando gli altri, aiuto anche me stesso!” afferma con un sorriso. Circa un anno e mezzo fa, sostenuto e spronato dalla famiglia, ha iniziato a frequentare il centro di salute mentale per uscire da un periodo buio e difficile della sua vita. Dopo la comprensibile ritrosia dei primi tempi, dovuta all’imbarazzo di aprirsi con persone sconosciute, si è integrato nel contesto a tal punto da voler condividere con gli altri la sua grande passione per il cinema. E così ha organizzato e diretto un laboratorio di cinematografia che è culminato nella realizzazione di un cortometraggio sul tema della salute mentale. Oggi sta molto meglio, e a chi pur avendo qualche problema, per ignoranza o paura, è un po’ restio a farsi aiutare, dice che “l’avere problemi diversi o maggiori rispetto agli altri non è un buon motivo per escludersi o essere esclusi dalla società, in fondo siamo tutti persone!”-
Fra le allieve di Daniele al corso di cinematografia c’è Francesca, un sorriso dolcissimo e nessun timore ad usare la parola depressione. E’ stata proprio la depressione, esplosa in seguito alla separazione dal marito a condurla al Centro di Salute mentale. Dopo un percorso durato 4 anni Francesca si aiuta ancora con i farmaci, ma sta bene, ed è diventata un punto di riferimento per gli altri pazienti in quello che tecnicamente si chiama il “supporto fra pari”. Voglio che come sto bene io, devono star bene gli altri-afferma. Eloisa ricorda come appena arrivata, Francesca fosse una persona distrutta: “Dopo l’abbandono si sentiva sola, inutile e indegna di stima”. Appena arrivata al centro ha iniziato un laboratorio teatrale, ha imparato ad aprirsi ed ha scoperto un talento innato per la recitazione. E’ una bravissima attrice!” “Mi sono sentita amata e apprezzata dopo tanto tempo, e ho scoperto di avere tante doti!”-aggiunge Francesca- infatti la donna ha imparato anche a cucire, a lavorare all’uncinetto e si diletta nelle danze popolari. Perché-afferma Eloisa- lo stare insieme fa venir voglia di imparare ciò che gli altri sanno fare!
Secondo Francesca infatti, la cura più efficace per la depressione è lo stare insieme: “mai rimanere chiuse in casa-ammonisce-bisogna uscire il più possibile e cercare il conforto di parenti e amiche”. In sintesi le attività del Centro diurno sono lontanissime dal mondo sanitario poichè il fine ultimo della riabilitazione vuole essere il reinserimento sociale e lavorativo del soggetto, aiutandolo a recuperare abilità relazionali, fisiche e manuali eventualmente perdute e/o ad acquisirne di nuove. Queste persone dopo il recupero sarebbero perfettamente in grado di lavorare, il contesto ideale sarebbe quello “protetto” delle cooperative sociali di tipo B, per l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate-conclude l’educatrice Del Grosso-purtroppo sul nostro territorio non sono molto diffuse ed utilizzate, sarebbe bene sensibilizzare le istituzioni in merito.
All’interno del Centro Diurno è nata la coperativa “Il Caprifoglio”, composta da volontari e utenti del centro, che si stanno attivando per poter trovare un inserimento lavorativo nel territorio: dalla manutenzione del verde pubblico alla tutela dei beni culturali e artistici, sono tutti ambiti che potrebbero usufruire, con soddisfazione, dei servizi della cooperativa, a patto che ci sia una maggiore apertura e sensibilità da parte di enti e istituzioni.
(A cura di Annapina Rinaldi – aprinaldi@alice.it)