Bologna/Manfredonia – Con Perfidia inizia una nuova tetralogia di Los Angeles, cronologicamente antecedente alla precedente, per cui vi si ritrovano numerosi personaggi già conosciuti, ma qui molto più giovani. Il progetto dell’autore prevede lo sviluppo delle tre serie (comprendendo anche la trilogia americana) lungo un arco di trentun anni, in un’unica narrazione storico-romanzesca.
PERFIDIA. 7 dicembre 1941. Il Giappone ha bombardato Pearl Harbor. Gli Stati Uniti sono a un passo dalla guerra e a Los Angeles scatta un’ondata di arresti. I cittadini nipponici sospettabili di alto tradimento finiscono dietro le sbarre. La bandiera dell’odio razziale sventola alta, perciò nessuno dovrebbe preoccuparsi quando i quattro membri di una famiglia giapponese vengono trovati morti dentro casa, tanto più che potrebbe trattarsi di un suicidio rituale. Le indagini, però, partono ugualmente: proprio perché ci si prepara a distruggere e depredare una delle comunità straniere più ricche e integrate della California, è necessario mostrarsi irreprensibili. Ellroy racconta con lucida ferocia ventitré giorni tra i più drammatici della storia americana, chiamando in scena una folla di personaggi che i suoi lettori hanno già imparato ad amare o a odiare senza mezze misure: dal sergente Dudley Smith all’infiltrata Kay Lake; dagli sbirri Lee Blanchard e Buzz Meeks al gangster ebreo Mickey Cohen. Tutti di qualche anno più giovani rispetto ai tempi di Dalia nera e L.A. Confidential, ma già immersi fino al collo in quell’intrico di verità e menzogna, idealismo e violenza dentro il quale batte il cuore nero dell’America.
ANALISI. Il titolo Perfidia è dovuto al brano omonimo di Glenn Miller, più volte citato nel testo, ma anche alla perfidia messa in scena da quasi tutti i protagonisti della vicenda. Il romanzo è molto ambizioso, inquadrato dallo stesso autore come il suo più ampio, più dettagliato sul piano storico, più accessibile stilisticamente e più intimo. “Più ampio” ci sta: quasi 900 pagine sono davvero tante, sicuramente troppe: una media di poco meno di 40 pagine dedicate a ciascuno dei 23 giorni nei quali si svolgono i fatti. E fortuna che lo stile è “più accessibile”. Il dettaglio storico è presente ma non raccontato, non sviluppato, come se l’autore ne desse per scontata la conoscenza da parte del lettore. Anche il considerare Perfidia più intimo di Dalia nera suona un po’ strano. Tutto questo per dire che il nuovo romanzo di James Ellroy alla fine risulta un noiosissimo polpettone, americano all’ennesima potenza, nel quale attorno a un episodio minimo, quasi un pretesto, ruota una giostra di connivenze e corruzioni di vario grado e natura, che coinvolgono personaggi reali e immaginari ma che lasciano del tutto indifferente alle loro sorti l’estenuato lettore “qualunque”, troppo distante dai fatti narrati per trovarli davvero interessanti. Un romanzo che può piacere veramente solo ai cultori dello scrittore e della sua letteratura.
L’AUTORE. James Ellroy, nato a Los Angeles nel 1948, è considerato l’inventore del crime contemporaneo e uno dei più grandi scrittori americani viventi. Con Perfidia inaugura un nuovo Quartetto di Los Angeles dopo quello che gli ha dato la fama (Dalia nera, Il grande nulla, L.A. Confidential e White Jazz). Tra i suoi libri di maggior successo vanno ricordati anche I miei luoghi oscuri e American Tabloid.
Il giudizio di Carmine
James Ellroy
PERFIDIA
2015, Einaudi
Valutazione: 2/5
(A cura di Carmine Totaro – Redazione Stato@riproduzioneriservata)