Immaginate una festa Patronale senza luminarie barbagliare, splendere folgoranti, prismatiche, caleidoscopiche, non tingere le notti in tante cromie accordate a sfidare il tetro buio delle curve celesti, ad incombere, talvolta, senza lustrori e sfavillio stellare. E allora non si resta che a guardare nell’incanto del multicolore luminoso delle arcate e delle alte spalliere a recingere le piazze, troneggiate da maestose casse armoniche, bellamente ricamate, chiuse da sontuose lanterne all’apice delle meraviglie. Ma nell’Ottocento, precisamente durante la Festa Patronale del 1875 in onore della Madonna di Siponto, era altra storia quella delle luminarie, quando ancora non era in uso l’elettricità, e tutto era affidato all’olio con stoppini galleggiare accesi in bicchieri di vetro a pittare le serate della Solennità della Beatissima Vergine di Siponto.
Ci dà testimonianza il contratto stipulato il giorno 29 luglio 1875, in Manfredonia, fra il presidente della Deputazione Francesco Leanza e l’illuminatore Carlo Giordano fu Michele di San Severo (Fg). Esso contratto prevedeva patti e condizioni, ben precisati in scrittura privata a norma delle allora vigenti leggi del Regno. Prevedeva tale pattuizione che: 1) la presenza dell’illuminatore dal giorno 26 agosto 1875, per allestire l’illuminazione dei giorni 30 e 31 agosto detto mese, e per la sola Cattedrale, fuori, luci dal giorno 29 agosto del medesimo anno; 2) la illuminazione sarà tutta a bicchieri come l’anno precedente; 3) il numero dei lumi in bicchieri sarà di ben settemila, non uno in meno, collocati lungo Corso Manfredi, Piazza Duomo, Piazza Municipio e le traverse adiacenti; 4) qualora, poi, per causa di pioggia, vento o altro, i lumi non fossero accesi, la Deputazione tratterrà Lire 25 per ogni migliaio le prime sere, e Lire 20 per l’ultima sera; 5) la illuminazione dovrà essere tutta accesa alle ore 24, contrariamente l’illuminatore pagherà alla Deputazione una multa di Lire 100, da scomputare dal prezzo finale pattuito; 6) si conveniva anche che l’illuminazione deve essere accesa per intera, e che i lumi tremolanti, semispenti, o a luci smorzate, non saranno pagati a prezzo pieno; 7) la sera della Processione della Madonna di Siponto, i lumi devono essere in bell’ordine, tutti accesi, altrimenti esso illuminatore Carlo Giordano pagherà Lire 100 di multa; 8) l’accensione dei lumi non deve essere inferiore alle 5 ore; 9) il prezzo pattuito per l’intera illuminazione viene fissato in Lire 68 per ogni migliaio di lumi, per un totale di Lire 476, restando a carico dell’illuminatore le spese del trasporto, di alloggio e di altro, rimanendo, invece, a carico della Deputazione la sola disponibilità del magazzino per la custodia dei bicchieri; 10) in ultimo si conviene quanto segue: qualora i lumi annerissero, rompessero o bruciassero la paratura in seta e damaschi, posta sulla facciata del duomo, il Signore Giordano illuminatore s’impegnava ad un congruo risarcimento. Tutto quanto detto era scritto, letto, approvato e sottoscritto dal presidente della Deputazione ovvero il Signor Francesco Leanza, dal segretario Domenico Sac. Del Vecchio e dall’illuminatore Carlo Giordano.
Così andavano allora i contratti stipulati, quando le luminarie erano costituite di bicchieri flavescenti o colorati, e dentro bruciavano lumi a stoppino in olio, irraggiare, questi, luci e aloni sfumati, e pitturare luminescenti le serate della Festa della Madonna di Siponto, in Processione, lungo i miseri e bianchi sottani, a calce viva delle calcare, fra innumerevole popolo di devoti e fedeli scalzi, recitare preghiere e alzare canti, a chiedere e perpretare grazie, manifestare giubilanti, occhi lucidi, ringraziamenti in gioia e compunzione, in quell’antica Manfredonia, perimetrata da mura e torrioni maestosi, lanciati verso l’alto a dominare il lindo caseggiato, sovrastato dal campanile barocco della Chiesa Madre e da quelli di altre chiese, raccolte in adiacenza, le cui campane a festa prendevano a volare al passaggio del Sacro Tavolo della Madonna di Siponto, lungo le strade illuminate dei tantissimi ceri dei fedeli, per poi pervenire in lunghissimo serpentone, fraseggiato da fragorose e colorate batterie rionali, alla Piazza del Duomo, splendidamente illuminata dalle migliaia di lumi in bicchieri, a cromie diverse. E l’arrivo della Madonna di Siponto, in Santo Splendore, accendersi con le Luci dei suoi Dolcissimi, Pietosissimi Occhi tutta la piazza in un tripudio di commozione e di pietà religiosa popolare, salutata da una fragorosa e variopinta batteria, opera della rinomata Ditta “Giovanni Gelsomino e Figli”, a girandole a color cangiante con mortaretti aprirsi e infiorare la Madonna di Siponto, rabescando la calma serale. E i bicchieri a lumi ardere e splendere a spifferate policrome, e incorniciare il Sacro Incanto dell’arrivo della Madonna di Siponto nella Piazza del Duomo, tutta festante. E a Lei, Vergine Santissima, pregando e cantando a chiedere grazie che scienze e conoscenze non sanno dare. Ma tremolanti nella quiete della sera sfolgoravano, a spettri luminosi, suggestivamente poetici, le fiammelle nei vetri colorati. Quasi, in vero, tenuti accesi dal sorriso degli Angeli, salmodianti nel Santo Giubilo generale.
(Fonte documentaria: Archivio Storico Comune di Manfredonia)
Lorenzo PRENCIPE
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