Manfredonia – LA presenza “fisica” e relativamente stabile del candidato alle primarie del centro sinistra per a presidenza alla Regione Puglia, Michele Emiliano, è fattore significativo e straordinario da valorizzare per la Capitanata. È la prima volta che succede una cosa del genere ed ha già dato qualche risultato positivo, soprattutto per il PD provinciale. Perciò tale fisicità è un elemento da tenere presente anche per gli altri candidati, Minervini e Stefàno.
EMILIANO: L’ASSO PIGLIATUTTO. Emiliano, con la sua immagine potente di grande padre che tutti accoglie e tutti incoraggia, ha prodotto nell’immediato (ma solo nell’immediato?) voglia e senso di unità con positivi risultati politici soprattutto per il suo partito. Infatti ha contribuito fortemente alla conquista della presidenza dell’Amministrazione Provinciale da parte del centro sinistra per mezzo di un esponente “anomalo” del PD, Miglio, riuscendo a far convergere unitariamente su tale esponente le diverse correnti del PD provinciale, e, cosa straordinaria, la forza dei movimenti civici che nelle elezioni comunali si erano costituiti e mossi in autonomia ed, in alcuni casi, addirittura in contrapposizione allo stesso PD. Naturalmente, però, il carattere di tale processo non è individuabile nell’immediato, ma andrà verificato nei prossimi mesi sulla base della concreta azione amministrativa il suo valore, innovativo o conservatore o, più semplicemente, elettoralistico e funzionale alla vittoria di Emiliano.
C’è da dire, per obbiettività, che ciò è avvenuto soprattutto perché il centro destra si è presentato diviso. Divisione, questa, un po’ ambigua poiché non è molto chiaro se è dovuta ad una lotta interna o in qualche modo indotta, direttamente o indirettamente, dalla azione di Emiliano. Cosa che sarebbe utile conoscere per prevedere o meno una ricaduta di tale divisione sui risultati delle prossime elezioni regionali, anche alla luce di alcune prese di posizione dell’NCD che non esclude automaticamente la possibilità di una qualche forma di alleanza col PD alle elezioni regionali ed, almeno, in alcune elezioni comunali.
Comunque sia, la questione dell’unità di una coalizione, anche alla luce del fatto che il centro sinistra ha perso il Comune di Foggia per divisione interna nel ballottaggio, appare fondamentale per vincere, la qualcosa in politica, oggi più che mai è ciò che conta. Questa capacità di allargare e tenere unito il PD ed una coalizione in cui Emiliano si è dimostrato maestro in provincia di Foggia, è un dato costante del suo operare per dieci anni a Bari, per cui si può dire che è una personale caratteristica ed il suo modo di fare politica.
IL VALORE E L’AMBIVALENZA DI UNA COALIZIONE SENZA CONFINI. C’è, però, in questo operare una ambiguità di fondo da chiarire poiché, da una parte, positivamente si unisce e si dà spazio e riconoscimento a ciò che di innovativo e “straordinario” è stato espresso dai movimenti civici nei comuni foggiani. Dall’altra parte, negativamente, si allarga troppo la coperta coprendo artificiosamente le divisioni tra i gruppi esistenti nel PD, divisioni, oggettive oltre che soggettive, che diventano rotture non affrontandone le ragioni ed i nodi.
Contemporaneamente si corre il rischio di costruire una ammucchiata, da SEL ad NCD ed altre, che è quanto di più vecchio esista in politica, anche se tanto di moda oggi a livello nazionale e locale. Non è casuale che in molti comuni i comitati pro-Emiliano sono costituiti da esponenti con una storia politica molto diversificata, provenienti dalla sinistra, dal centro, centrodestra, dalla destra. Ciò, ovviamente, è oggettivamente il contrario della primavera vendoliana, che si era caratterizzata con un forte appoggio della sinistra sociale e politica, e dello stesso PD. Sottolineando che il clima politico regionale e pugliese (e nazionale) era molto diverso, la spinta innovativa del primo Vendola era caratterizzata non solo dalla forte presenza di idealità e di proposte programmatiche di cambiamento, ma anche da confini politici chiari della coalizione, poiché gli avversari erano identificati nelle forze di centro, centrodestra e destra e nei relativi dirigenti politici che avevano gestito la Regione Puglia fino a dieci anni fa. Oggi una buona parte di questi dirigenti e di queste forze rientrano in pieno gioco con Emiliano. È il solito opportunismo e trasformismo imperante nella politica? È la forza di attrazione del sicuro vincitore? O è qualcosa di nuovo che prefigura quel PDN (Partito Della Nazione) in Puglia in cui la sinistra sarà non solo ridimensionata, ai margini nel governo e nella gestione del potere? Comunque sia, resta il fatto che il meno professionista della politica, il magistrato Emiliano, stranamente diventa il più politico perché bada al sodo, a raccogliere appoggi, consenso, voti in tutti i modi.
MINERVINI: IL RINNOVATORE TEMERARIO. Di ciò è pienamente consapevole Minervini, altro candidato PD alle primarie del centro sinistra, fisicamente presente per le positive iniziative promosse e realizzate in provincia di Foggia sulle politiche giovanili (Bollenti Spiriti e Principi Attivi) e sul “Ghetto di Rignano”, oltre che a sostegno delle infrastrutture private nel trasporto e collegamento merci. Ad essere precisi Minervini è, forse, il più fisicamente e stabilmente presente a Foggia perché vive nella BAT e come politico ed Assessore Regionale ha operato spesso in questi dieci anni. A tal fine è significativo che Minervini in più occasioni abbia affermato “non faccio accordi con nessun portatore di voti. Quando firmi le cambiali, poi non sei più libero, le devi pagare. In ogni città c’è una accozzaglia di interessi e questo inquieta, poiché queste cambiali dovranno essere pagate a danno dei cittadini”. Addirittura ha annunciato una iniziativa che si chiamerà “la Puglia delle Cozze” e che mostrerà, città per città, l’interesse individuale, la cambiale metaforica sottoscritta dal segretario regionale PD, Emiliano. “Questi metodi portano la Puglia a prima di Fitto, a quindici anni fa”, e rinnegano di fatto il cuore della primavera vendoliana. Su questo terreno Minervini appare il più rinnovatore ed anche il più dirompente poiché sembra muoversi fuori ed addirittura contro la degenerazione clientelare dei partiti, ed il suo stesso partito il PD. Egli afferma che occorre essere “non col PD o con le partitocrazie clientelari ma con le associazioni ed il volontariato e con le nuove forze che chiedono rappresentanza”, i giovani, i precari e gli emarginati di qualsiasi tipo e campo.
“La politica è creare le esperienze per aiutare le persone a vivere condizioni di vita migliori. Perciò le primarie non possono essere un referendum sulle persone (come sembra) ma un confronto di idee, un occasione dei pugliesi di partecipare e decidere del proprio destino, discutendo piazza per piazza, città per città le cose da fare insieme, come foggiani e pugliesi e non delegando un uomo solo al comando. Le primarie sono un patrimonio di partecipazione da non disperdere e da valorizzare oltre le primarie stesse. Ciò vuol dire che in Capitanata e sul Gargano, prosegue Minervini, vanno valorizzate le piste di sviluppo che sono emerse in questi anni, turismo, turismo religioso, logistica ed infrastrutture, una filiera di agroalimentare di qualità, la cura del territorio, il dissesto idrogeologico.”
PROMUOVERE UNA PARTECIPAZIONE SOCIALE ATTIVA NEI TERRITORI, AL DI FUORI E CONTRO LE PARTITOCRAZIE CLIENTELARI. Minervini utilizza le relazioni che sul territorio della Capitanata ha costruito con la gestione dell’Assessorato alle Politiche Giovanili e con la sua storia politica e personale di uomo proveniente dal mondo cattolico più vitale, fortemente sensibile ed ispirato dalla spinta a testimoniare con coerenza e concretamente l’essere vicino e dalla parte delle persone e soggetti più deboli. Ciò gli consente di esprimersi con coraggio, di ricercare e promuovere nei territori persone disponibili ad impegnarsi politicamente in modo nuovo al di fuori delle partitocrazie clientelari. Egli, quindi, cerca di fare della campagna elettorale per le primarie un fattore di aggregazione di forze e persone che hanno scarsa o nulla rappresentanza politico-istituzionale. È interessato a promuovere una partecipazione sociale attiva nei territori, consapevole che, al di là di una sua improbabile vittoria, questa partecipazione è la vera risorsa per introdurre un cambiamento reale nell’essere e nel fare politica, specialmente se si riesce a dare ad essa una forma ed una strutturazione stabile e continuativa.
Questo pare il contributo principale che Minervini sta già dando alla Capitanata: essere fattore di dinamismo nei territori e di emersione di un sommerso vitale. Nel prossimo articolo saranno evidenziate le proposte e la logica politica di Stefàno per le elezioni regionali.
(A cura di Silvio Cavicchia – Sociologo e Ricercatore Sociale del Centro Studi e Ricerche “Eutopia” – silviocavicchia@libero.it)
Redazione Stato
Vengono e ci sorridono solo in campagna elettorale, fanno tutte le promesse di questo mondo tanto poi noi dimentichiamo tutto.
Io non ho mai pensato di essere il più intelligente dei manfredoniani, né che lo siano i miei amici coi quali mi trovo a discutere spesso di politica, anziché di sport, e coi quali concordiamo sulle nostre analisi.
Per motivi di lavoro, ho abitato a Bari per più di un anno, conservando anche in seguito contatti e amicizie con molta di quella gente “che conta” che, molto spesso, dimenticavano la mia terra di origine e parlavano dei “foggiani” fuori dai denti.
Poi per anni ho lavorato a Foggia, dopo avervi studiato ed essermi diplomato, ritrovando tra la classe dirigente molti miei ex compagni di scuola e vecchi amici, compreso ex-sindaco e assessori, e anche questi spesso parlano in mia presenza, stavolta dei “manfredoniani”, in termini non proprio lusinghieri.
Provavo a contestare e discutere, ma ogni discussione finiva con la frase: “Peccato che a Manfredonia ci siano “questi” manfredoniani!” Ed io allora mi arrabbiavo e contestavo questa convinzione, sostenendo e affermando, e ne sono convinto, che chi ci rappresenta a livello politico e amministrativo non rappresenta il “meglio” dei manfredoniani!
Ma la spiegazione non convinceva perche mi eccepivano: “E perché non si fanno avanti e cacciano costoro?” Loro non ne possono più dei nostri rappresentanti e amministratori: “li hanno pesati e li hanno trovati scarsi”, in campo regionale e provinciale. Ma godono del 70% dei voti locali e allora come si fa? Solo noi possiamo metterli a riposo!
Intanto ci massacrano, ci stanno distruggendo e umiliando forse con la speranza che qualcosa, a livello locale, possa cambiare e, soprattutto, migliorare! Intanto ci hanno tolto il Porto, la Ferrovia, la ASL, ed ora ci stanno togliendo, dimagrendolo sempre più, il nostro Ospedale. Qui ormai non funziona più niente, così tra qualche anno, faranno le statistiche sugli interventi eseguiti a Manfredonia e diranno che un Ospedale del genere a Manfredonia, è perfettamente inutile perché scarsamente utilizzato dai possibili utenti. E magari, qualche nostro amministratore, darà il proprio beneplacito in cambio di trenta denari!
Possibile che questo quadro della situazione a Manfredonia sia chiaro solo a me ed al mio gruppo di amici? Noi siamo pensionati, lo dovrebbero capire i giovani di Manfredonia!
cosa dicono è fanno, lo dico io, fanno solo i porci comodi loro, andate a cagare
noi votiamo Stefàno per due motivi fondamentali
1- nelle liste di Stefàno non c’è la figura di Ognissanti , e questo già basta
2 – noi preferiamo gente nuova con idee chiare è progressiste .
Michele Panella · Lavora presso Soc.tributi italia spa
LA NUOVA REGIONE PUGLIA IL NUOVO PRESIDENTE DARIO STEFANO – MINERVINI OPPURE EMILIANO FARANNO DELLA PUGLIA PROTAGONISTA..!!!!!!….L’EMERGENZA MI RACCOMANDO E’ IL LAVORO LA POVERA GENTE..!!!!!!!….UN BUON LAVORO A TUTTI..!!!!!!!