Manfredonia, 26/11/2020 – UNA RAFFIGURAZIONE di Cristo in ferro. Una statua di Gesù di 2 metri e 60 cm alta, per 150 chili di peso, modellata con filo di ferro. Autore di un’opera d’arte originale che s’inserisce nella variegata e prestigiosa iconografia cristiana della rappresentazione di Gesù, è Gino Bordo, un artigiano fabbro da qualche anno in pensione dopo una vita impegnata nei lavori tuttofare al villaggio turistico Ippocampo della riviera sud, specializzatosi nel sagomare figure in fil di ferro per i carri allegorici del carnevale sipontino. La statua è esposta nel chiostro del municipio e vi rimarrà per un mese.
GINO BORDO non è nuovo a realizzazioni di figure in filo di ferro. Al villaggio Ippocampo, dinanzi alla chiesetta all’aperto, capeggiano un Padre Pio in preghiera dinanzi ad un Cristo in croce, tutto realizzato con filo di ferro opportunamente sagomato con la fiamma ossidrica. Prima di arrivare al ferro, si è cimentato con l’argilla, ma è il ferro la sua materia preferita. “Da tempo avevo in mente di costruire un Gesù con il filo di ferro” confida. “L’occasione me l’ha data il Covid. Nel senso che ho approfittato del primo periodo di tutti a casa per dedicarmi a quel progetto che mi ronzava in testa. Ho impiegato tre mesi lavorando nel mio garage” racconta Bordo guardando soddisfatto la sua opera. Una sfida vinta.
“NON è stato facile” annota “piegare il filo di ferro adattandolo alle forme del corpo umano per evidenziarne le fattezze fisiche, ma anche cercando di trasmettere la drammaticità del momento, quello di un corpo martoriato a sangue, il capo coronato di spine, prossimo ormai ad essere crocifisso”. A complimentarsi con Bordo anche Edoardo Tresoldi, l’inventore della basilica in filo di ferro a Siponto.
IN EFFETTI quella statua costruita con un materiale tanto fuori da impieghi così specifici, ha una sua espressione plastica, esprime un senso di forte umanità, trasmette il dolore di un corpo martoriato. Il volto sovrastato dalla corona di spine in particolare, pare più pennellato che costruito con un accorto gioco di fili di ferro. Arte e fede in questo caso hanno realizzato un equilibrio perfetto. Una statua che si colloca autorevolmente fra le immagini che hanno rappresentato Cristo nelle fasi conclusive della sua esistenza terrena. Statue di marmo, di legno ma anche di altro materiale. Antonio Pollaiolo nel 1470 scelse il sughero per un grande crocifisso conservato nella basilica di san Lorenzo a Firenze; Andrea Verrocchio (1435-1488) per il crocifisso conservato al museo nazionale del Bargello a Firenze, ha utilizzato legno stuccato e ingessato, sughero e tela di lino ingessata e dipinta; Antonello Gagini nel ‘500 ha realizzato in Sicilia (ce n’è uno a Monreale) crocifissi con una mistura di gesso, colla, cenere, ritagli di cimosa di tessuto.
INSOMMA l’arte e la fede non conoscono limiti. Come per l’appunto dimostra il Cristo di ferro di Gino Bordo che ha espresso la volontà di volerlo donare alla Soprintendenza all’archeologia per una collocazione nell’area archeologica di Siponto.
Michele Apollonio
Grazie Gino!