UdCap. Le focacce indigeste per il primo cittadino si chiamano UdCap e Psi. I primi non hanno gradito affatto il ritrovato feeling (giustificato dall’opportunismo elettorale) Campo-Cera. Il sindaco di San Marco è pur sempre colui che li ha estromessi dal partito, obbligandoli ad una vita di alternativa centrista. E rimane colui che, in un pubblico comizio, li ha schiaffeggiati definendoli “partitino locale”. Ora, per accettare il reset mongelliano, alzano il tiro. Non più tre assessori, ma quattro. Con permanenza di Pasquale Pellegrino e Matteo Morlino, probabile riconferma di Nando Frattulino ed ingresso a tappeto rosso del richiestissimo Enzo Pelulli. Tramontata, almeno per il momento, l’ipotesi Anna Rita Pamieri. Dinanzi alla consigliera comunale sono in troppi e solo l’intervento del sindaco potrebbe rendere fluida la sua situazione.
Psi. “Facesse quel che vuole. Facesse la Giunta con i nove o con i dieci o con gli undici. Ma non contasse su di noi. Ci smarchiamo”. Urlava così, prima del consiglio, Angelo Benvenuto. I socialisti non ci stanno a cedere il passo. Socialismo Dauno, in accordo con ‘i nove’ (da cui, ormai è ufficiale, si è smarcato Paolo D’Agnone), sta erodendo spazio ai garofani. E questo un uomo consumato come Benvenuto fatica ad accettarlo. Così, oltre a litigare con Piemontese (fitto scambio per nulla complimentoso, con il Presidente del Consiglio a difendere l’operato del sindaco), impongono il loro diniego assoluto a cedere uno dei due posti ai Lonigro boys. Che, da par loro, hanno già individuato in Pippo Cavaliere (Associazione Buon Samaritano) il sostituto naturale di Vinicio Di Gioia. Alle fine, la linea del sindaco dovrebbe avere la meglio e i pissini si dovrebbero accontentare del solo Iuppa. Per altro, già solido in giunta, in qualità di consigliere eletto.
Pd. E i democratici? Mica facile le cose in Casa Campo. Nei giorni scorsi, il segretario provinciale aveva sconfessato pubblicamente la segreteria cittadina, affidando tutto nella mani di Gianni Mongelli. Fonti interne al partito confermano il fatto che, pur avendo firmato la nota di concerto con il segretario manfredoniano, Mariano Rauseo, coordinatore di Foggia, non abbia saltato entusiasta. D’altra parte, pare che, sul serio, nelle fila democrats regni una qualche forma di apertura fiduciosa verso l’Ingegnere (fiducia finora solo dichiarata). Lo conferma a voce Paolo Terrenzio, capogruppo in consiglio. Lo conferma, in parte, anche il ritorno in patria di Paolo D’Agnone. Lo conferma il riavvicinarsi, timido ma pur sempre riavvicinarsi, di Peppino D’Urso. Fatto sta che Raffaele Piemontese, destinato al Bilancio, mostra insofferenza. Alla fine, azzarda un importante dirigente, potrebbe anche rimanere al suo posto alla Presidenza del Consiglio. Uno smacco mica da poco, visto che comprometterebbe la collaborazione di Francesco Boccia che ha posto la condizione di avere un ‘suo uomo’ come riferimento specifico. Sempre in tema di scontenti, non esulta Angelo Castelluccio. E’ lui la vittima sacrcificale certa. Come sicura è la conferma di Pasquale Russo, inamovibile nella doppia veste di eletto e riferimento di Michele Perrone in amministrazione.
Altri. Leonardo De Santis esce allo scoperto. Spiega a Stato che il nome di Laura Marchetti, ex sottosegretaria all’ambiente, non è mai stato nei suoi sogni di Governo. Anzi, lui aveva fatto si un nome: quello di Antonio Clemente, architetto, per cui aveva ipotizzato un incarico all’Urbanistica. Lo stesso che pareva in procinto di finire nelle mani di Chiarastella Fatigato, sponsorizzata forte da D’Urso. E’ bastato un no del sindaco per mandare tutto a monte. No dunque alla Marchetti; no dunque alla Fatigato e la grana donne resta. Mongelli ha sempre detto di volerne includere in amministrazione almeno due. La prima è Maria Rosaria De Santis (Donne in Rete). Sulla seconda restano aperte più strada. Tramontata, si diceva, la pista Daniela Marcone, si pensa a soluzioni interne. Rita Chinni (Pd) e la Palmieri (UdCap) sono le sole proposte sulla piazza del Consiglio. Mongelli cerca altro.
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