Titolo originale: Django Unchained
Nazione: Stati Uniti
Genere: western
BARDATO da cinque nomination agli Oscar 2013, giunge in sala con uno strepitoso successo di pubblico nella sola prima settimana di proiezione, l’ultimo lavoro del regista cult Quentin Tarantino, Django Unchained, omaggio al Django di Corbucci del 66.
Nella rivisitazione tarantiniana, Django è uno schiavo di colore che si vedrà liberato da un cacciatore di teste per aiutarlo a rintracciare dei ricercati. Si alleeranno e non solo per lavoro.
In quasi tre ore di cinema, Tarantino si diverte a dar sfogo alle sue mitologie e nostalgie adolescenziali con mano ferma ed educata, sobrio nel suo adattarsi ad un genere senza piegarlo a tutti i costi ad uno stile, il proprio, vincente ma potenzialmente invasivo e ripetitivo. Per questo sorprende e spiazza, per la terza volta dopo Jackie Brown e Bastardi senza gloria, cambiando registro e servendo sul tavolo qualcosa di sostanzialmente lontano dalle pietanze ormai diventate un marchio di fabbrica, un mood imitato, glorificato e quasi canonizzato. E’ scelta coraggiosa, quella che può permettersi solo chi è padrone del mezzo e non si esaurisce nel rimescolamento dal proprio piccolo parco giochi dorato, l’ennesima prova che, oltre il nerd cinefilo a tratti onanista, si nasconde un abile artigiano molto più pregiato dello stesso cinema che omaggia.
Se la sceneggiatura è pulita e lineare, senza significativi problemi di sviluppo, quel che ne risulta nel complesso non va molto oltre un buon prodotto a cavallo tra l’azione, la provocazione da cinema d’exploitation e l’omaggio al filone western. Stupisce l’esecuzione composta e mai fuori dalle righe, l’inatteso rientro di Tarantino su canoni cinematografici più tradizionali, ma sembra mancare una firma potente da un lato o un altissimo livello di fattura dall’altro. Si è al di sopra del mero esercizio tecnico giacché c’è ambizione, ricerca e, a sprazzi, soluzioni personali che ricordano stili e abilità ([…]1), ma è troppo poco per consacrare questo Django Unchained tra i film epici d’autore e tra i best movie di Tarantino.
La rivisitazione stilistica personale in parte fallisce e tante volte non emerge dalla buona, o anche ottima, riproposizione con piccole variazioni sul tema, e l’originalità è scatenata più dalla unicità, oggi, di pellicole del genere sugli schermi quanto dall’impronta esclusiva del regista. A voler essere inclementi manca molta della stoffa tarantiniana, ma la grinta del soggetto, la sua efficacia da evergreen, le interpretazioni e qualche bella invenzione cercano di farne dimenticare l’assenza.
Tanti i segnali di questo deficit generalizzato, evidenziati per contrasto proprio dagli sporadici e incauti tentativi di riaffermare il proprio vecchio stile. I dialoghi, ad esempio, sono tutti funzionali ma poche volte memorabili, ed irrita vedere Tarantino autocitarsi nel simpaticissimo ma inopportuno battibecco sui sacchetti copri-volto, quasi a sventolare la sua presenza a coloro che l’avessero nel frattempo dimenticato. Gli stessi sofisticati e amabili dialoghi consegnati al bravissimo Christoph Waltz appaiono parenti troppo stretti delle fredde e cerebrali conversazioni dello spietato nazista di Bastardi senza gloria, e, pur senza essere fuori luogo, tradiscono un ritorno nell’area di sicurezza collaudata.
Tarantino, con Django Unchained, cerca di allontanarsi ancora una volta dal taglio ben noto al grande pubblico, è coraggioso e sforna un delizioso film d’intrattenimento con una buona regia, ma l’oggettino non brilla di luce propria, e, non appena sembra ripensarci, il ritorno al vecchio stile si palesa in passaggi forzati o mal integrati. Non ci si sente delusi dalla qualità dell’opera in generale né dalla confermata abilità di questo regista di saper andare oltre il suo consolidato tratto e il suo altrettanto consolidato genere, ma fuori dai suoi storici recinti questa volta, solo questa volta, sembra non esserci molta novità né una visione personale stravolgente bensì quasi solo rievocazione, rifacimento, riproposizione.
CANDIDATURE agli Oscar 2013 – Miglior film (Quentin Tarantino), Miglior attore non protagonista (Christoph Waltz), Miglior sceneggiatura originale (Quentin Tarantino), Migliore fotografia (Robert Richardson), Miglior montaggio sonoro (Wylie Stateman)
Valutazione: 7/10
Spoiler: 9/10
altreVisioni
Fear X, N. Winding Refn (2003) – enigmatico thriller psicologico che cerca il punto di forza su atmosfere lynchiane e sospese. Solo parzialmente riuscito * 5.5
In Stato d’osservazione
Frankenweenie, T. Burton (2012) – ultima stop motion di Burton * 17gen
Lincoln, S. Spielberg (2012) – 12 nomination Oscar 2013 * 24gen
Flight, R. Zemeckis (2012) – drammatico, 2 nomination Oscar 2013 * 24gen
In Darkness, A. Holland (2011) – drammatico, nomination Oscar 2012 miglior film straniero * 24gen
Quartet, D. Hoffman (2012) – commedia * 24gen
Looper, R. Johnson (2012) – scheda * 31gen
[…]1 la caduta al ràlenti di uno dei tre fratelli Brittle colpito a morte, il lento avvicinarsi degli hillbilly al corpo di un nero straziato dai cani, la minacciata evirazione di Django, parte della straordinaria carneficina pre-finale
Da semplice critico spettatore, nonché ammiratore di Tarantino, anche Lei ,come Mario Turco, credo non abbia azzeccato neanche una delle critiche e, quindi le scrivo la stessa cosa “…centrato e consolidato la solita, becera diseducazione dei critici cinematografici italiani invidiosi di siffatte pellicole. Schiavi di termini e linguaggi che per leggere una vostra critica bisogna farsi le ore serali alla Bocconi (come i politici)…Sarebbe meglio stimolare il cinema italiano per darsi da fare specie verso i giovani a cui piace un casino il cinema di Quentin; per non parlare degli sponsor che pensano solo alle partite di calcio.
Ma infatti la realtà è questa: stiamo dalla finestra a guardare come degli insolenti e petulanti spettatori ciò che accade in strada senza mai pensare ad uscire dal portone e fare noi gli attori…
Cordialmente, Paolo.
Un bel film da vedere al cinema..