Manfredonia, 27/01/2021 – (shippingitaly) “Il “big mondiale della lavorazione della bentonite” interessato al Porto di Manfredonia, di cui aveva parlato l’Adsp del Mare Adriatico Meridionale qualche tempo fa, altri non è che Seasif Holding, multinazionale con sede a Cipro del milanese Franco Favilla con interessi che spaziano dalle assicurazioni al petrolio e dalle infrastrutture al real estate.
Sulla stampa locale pugliese la notizia ha iniziato circolare qualche giorno fa: in particolare si riferiva dell’intenzione di Seasif di investire fino a 400 milioni e di sue mire relative a banchine del porto e a una zona retroportuale in cui gestire le attività produttive.
A dare ora conferma ufficiale dell’interesse dell’imprenditore nei confronti dello scalo pugliese ci sono due richieste di concessione demaniale avanzate da due società riconducibili alla holding. Nel dettaglio, Geochem Logistic Srl risulta avere chiesto il rilascio di una concessione 25ennale ex art.18 per l’occupazione in via esclusiva, quale terminalista, delle banchine A1 e A2 dello scalo, nonché del tratto che collega la radice del pontile alle stesse banchine. Parallelamente Terminal 107 Dcm, società controllata al 90% da Seasif Holding, ha chiesto il rilascio di una concessione ex art.18 di durata 25ennale per l’occupazione in via esclusiva della banchina 25.
Secondo quanto aveva spiegato all’epoca l’AdSP, l’operatore – allora non identificato – aveva “presentato una manifestazione di interesse per l’utilizzo in concessione del Porto Alti fondali di Manfredonia e per l’insediamento di un’attività industriale di trasformazione del minerale nell’area retroportuale già inserita nella Zona economica speciale (ZES) interregionale adriatica”. (shippingitaly)
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L’imprenditore che investe dove (ZES) tra poco sarà esonerato dal pagamento di IVA,tasse e contributi. Ma l’imprenditore non è colui che rischia con capitale proprio? Più che un investimento è uno sfruttamento di agevolazioni che potrebbero essere fruite da chi realmente ne avrebbe bisogno come star up del territorio. E diamo per buono l’impatto ambientale dell’attività.