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I fratelli Hughes, noti al grande pubblico principalmente per la trasposizione cinematografica del fumetto From Hell, provano, con il loro ultimo lavoro, a cimentarsi con un sottogenere abbondantemente scandagliato negli ultimi decenni dello scorso millennio, quello della science-fiction post-apocalittica.
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E’ un raro caso, questo di Codice Genesi, in cui la presentazione promozionale impoverisce il valore della pellicola, mantenendo le aspettative decisamente basse. The book of Eli (titolo originale) si scopre, invece e difatti, un film godibile, che, senza raggiungere, è vero, mai livelli pienamente soddisfacenti si lascia guardare con piacere per l’intera durata della proiezione.
I protagonisti maschili, Denzel Washington e Gary Oldman, sono convincenti, pur se sottotono rispetto alle proprie capacità attoriali, e la stilizzazione dei loro personaggi rispetto alle figure del Bene e del Male è condotta con pulizia nonostante l’estrema semplificazione.
La scenografia e le scelte fotografiche, parallelamente, raggiungono, a tratti, livelli encomiabili, trasferendo in maniera formidabile su pellicola alcuni archetipi dell’immaginario del genere: il disegno dell’uomo di colore con lo zaino che attraversa ponti corrosi, lande desolate e macerie lascia incantato l’occhio come alla visione di ottime tavole, e i colori e gli effetti grafici conferiscono un tocco finale nient’affatto gratuito – come, ancora una volta, paventato dal trailer -, rivelando l’esperienza messa a frutto dai registi con From Hell.
La storia, pur senza lasciare un segno come ne I figli degli uomini, gli fa eco, creando ulteriore motivo alla visione, fino alla singolare chiusura.
Ancora una nota di merito va, infine, ai pochi combattimenti – calibrati nel numero a rivelare una ponderata e onesta direzione stilistica – e alla loro regia, sobria e figurativa, che non rinuncia ad effettistica digitale, ma non scade nel solito modernariato di arti marziali del filone matrixiano.
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Diverse sono le citazioni referenziali e reverenziali in quest’opera, prima tra tutte quella alla serie Mad Max, da cui i fratelli Hughes avrebbero potuto, a mio parere, prendere maggiormente spunto per un accompagnamento più dinamico della trama. La mancanza, evidentemente intenzionale, ha portato apprezzabilmente il film su una linea più riflessiva e “poetica”, ma non gli fa da spalla una necessaria e maggiore profondità di sviluppo – ancora una volta il riferimento è all’imperfetto (ma migliore) I figli degli uomini. A fronte di elementi obiettivamente positivi, ci scontriamo, dunque, con pecche di sceneggiatura o con scelte poco entusiasmanti sugli attori di contorno e sulla stessa coprotagonista (Mila Kunis), la quale si allinea qualitativamente stavolta alle aspettative del trailer, addirittura abbassando il livello del film a partire dalla seconda metà. […]1.
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Si conserva, in conclusione, un briciolo di rammarico per questo lavoro di fantascienza, potenzialmente in grado di collocarsi egregiamente nel genere, restando, invece, solo un piacevole passatempo da singola visione. I segni di stile mantengono, tuttavia, alta la speranza e la curiosità per il prossimo lavoro dei fratelli di Detroit.
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Voto: 6/10
Livello spoiler: 9/10
[…]1 Avrebbero potuto essere, inoltre, approfonditi alcuni temi come il cannibalismo dei sopravvissuti, solo fiaccamente accennato nell’assalto alla fattoria