Foggia – «È passato oltre un anno e le 400 famiglie del Salice ancora aspettano che la nuova Amministrazione batta un colpo». L’ex candidato sindaco del centrosinistra, Augusto Marasco, riapre una questione storica, risolta definitivamente il 4 marzo 2014 quando il Consiglio comunale ha adottato le Varianti di Recupero per gli insediamenti abusivi in zona Salice: «Dall’approvazione definitiva di quelle varianti, tra l’altro, l’amministrazione comunale conseguirebbe rilevanti introiti economici restituendo gli immobili ai legittimi proprietari», ricorda il capogruppo de “Il Pane e le Rose”, anticipando il contenuto di un’interpellanza urgente rivolta al sindaco.
«Dopo la trasmissione dei relativi atti da parte del Comune di Foggia – sottolinea Marasco –, il 4 settembre dell’anno scorso la Regione Puglia ha chiesto chiarimenti in ordine alle deliberazioni assunte dall’assise comunale foggiana. Il sindaco deve chiarire quali siano state le ragioni che hanno impedito, a oltre un anno dall’inoltro degli atti in Regione Puglia, la definizione di procedimenti amministrativi non più differibili. E perché, da otto mesi, nessun Servizio dell’Amministrazione abbia approntato uno straccio di risposta alla richiesta di chiarimenti da parte del Servizio Ecologia della Regione».
L’approvazione da parte del Consiglio comunale, nel 2008, del Piano di recupero non si era rivelata uno strumento efficace. Nella seconda riunione della Conferenza di copianificazione del PUG del 9 luglio 2012, l’allora assessore Marasco anticipò sarebbero state sperimentate soluzioni del cosiddetto patto citta-campagna attinte dal Piano paesaggistico territoriale regionale e dal Piano territoriale di coordinamento provincale, accogliendo le obiezioni che la Regione Puglia, il 20 gennaio 2011, formulò in una nota che sospendeva il giudizio sull’approvazione definitiva di quel piano adottato nel 2008.
Le azioni di recupero urbanistico del Salice sono, così, diventate, con la nuova adozione consiliare del 4 marzo 2014, un Piano che si articola in sei programmi di recupero, uno per ciascuno degli ambiti in cui ricadono terreni e fabbricati confiscati, oggi di proprietà comunale ma che, con l’approvazione, avranno una piena legittimazione urbanistica.
Un apposito tavolo tecnico-politico avrebbe dovuto determinare le modalità e gli oneri affinché i beni immobili tornino nel possesso delle persone a cui furono confiscati.
L’azione di recupero si limita, quindi, solo alle aree confiscate che occupano una superficie complessiva di oltre 63 ettari, tra via Napoli e via Bari. Per ciascuno dei sei ambiti, il progetto prevede l’ampliamento della sede stradale, parcheggi, marciapiedi, verde di delimitazione su strada, alberature, cunette, isole ecologiche e lampioni con soluzioni a basso consumo energetico.
Redazione Stato