Sabato 25 novembre, presso il Palco in una Stanza, si è tenuto un reading teatrale, con cui la giovane compagnia Eracruna, diretta dalla manfredoniana Federica Prencipe, in modo brillantemente ironico, ha stimolato riflessioni sulla importante tematica della lotta contro la violenza sulle donne.
Federica, che conosco fin dai tempi del liceo Classico, è una di quei tanti giovani talenti che sono dovuti andar via da Manfredonia per realizzare il proprio sogno. Lei studia teatro a Roma da diversi anni e ieri ha potuto finalmente esibirsi nella sua amata Città.
Sono stata davvero felice di averla aiutata a realizzare questo evento, anche grazie al supporto fornito dagli sponsor (Vitulano Drugstore e Cobem.27) che sono stati ben lieti di sostenere l’iniziativa volta a sensibilizzare il pubblico presente su quanto ancora c’è da fare per favorire la parità di genere.
In Italia il delitto d’onore è stato abolito nel 1981, insieme al matrimonio riparatore.
La violenza sessuale è divenuta reato contro la persona solo nel 1996.
“Se le ragazze fossero rimaste accanto al focolare, dove era il loro posto, se non fossero uscite di notte, se non avessero accettato di andare a casa di quei ragazzi, non sarebbe accaduto nulla”. Questo sosteneva l’avvocato di Gianni Guido nell’arringa finale del processo a quei “bravi ragazzi” del massacro del Circeo. Siamo un Paese immaturo? Senz’altro siamo un Paese che ancora non accetta la cultura del rispetto e della paritàdei diritti delle donne.
La violenza di genere, infatti ha una matrice culturale, di tipo patriarcale, in quanto trae origine dal convincimento che la donna debba essere relegata ad un ruolo minoritario. La violenza sulle donne non è solo fisica, come alle volte erroneamente si pensa solo perché essa lascia dei segni più evidenti. La gelosia, il possesso, il dover chiedere permesso ad un uomo, l’isolamento della propria compagna, sono indicatori di una relazione non paritaria, di una pericolosa limitazione della libertà e dei diritti.
Se un uomo controlla o gestisce il denaro e le spese della propria compagna (in Italia una donna su tre non ha un conto corrente personale), è violenza economica, una via facile di accesso per quella psicologica e fisica. Parliamo di forme di violenza che non solo minano l’integrità mentale e fisica della donna, ma anche la sua stessa dignità.
La serata si è conclusa con l’intervento del Centro antiviolenza “Rinascita donna”, servizio attivato due anni fa anche a Manfredonia. Si tratta di uno sportello che garantisce gratuitamente accoglienza e ascolto h24 e offre servizi di consulenza sociale, psicologica e legale, in un ambiente protetto, principalmente a tutte quelle donne che si trovano in particolari situazioni di fragilità, grazie al personale altamente specializzato che vi è impiegato e che ringrazio per il notevole impegno profuso. Non dimentichiamo però che fornire ascolto e assistenza alle donne che hanno bisogno di essere aiutate, è solo uno dei tanti modi che abbiamo per supportarle in queste situazioni di bisogno. Difatti, la principale arma a disposizione per impedire che le donne siano vittime di tale violenza, è l’educazione al rispetto e alla parità, valori che vanno impressi come un marchio indelebile nella mentalità e nella cultura di tutti.
Perché i femminicidi possano diminuire drasticamente serve una rivoluzione culturale – come ha detto Elena Cecchetin – ma per attuarla è necessario “non stare in silenzio”, ma investire in una formazione sistemica e in un ruolo diverso della donna nella società. Bisogna far sentire la voce delle donne, “bisogna far rumore, per Giulia e per tutte”.
Giovanna Titta (già Presidente del Consiglio comunale di Manfredonia)
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Hiii, e ch c cèndre Babbett? Ahhh, tu uà candedè? Addì? Ch l’ UDC jì secure ca nn jìsse?
Fare cultura … sempre. Attenzione però ai farisei, di cui si è disfatta recentemente e rovinosamente Manfredonia nel recentissimo passato. Il degrado culturale rappresentato da quelle presenze offusca idee e riflessioni sentite e profonde dei nostri giovani. Qualcuno pensa ancora di poter comprare, con un contributo, le luci di una una ribalta immeritata. Sfrontati ed impuniti, quando hanno potuto, hanno si sono vestiti da agnelli mascherando arroganza e maleducazione; non meritano di poter essere d’esempio, per nessuno. E, come cantava il celebre Battisti: “Ancora tu …. ma non dovevamo rivederci più … “. ! Bravi ragazzi, attenzione a non diventare cavalli di Troia per travestiti Ulisse.
Trovo inopportuno far intervenire elementi della amministrazione appena caduta per arroganza verso chi faceva notare loro le proprie nefandezze.
Ma per lei… ex sindaco la vergogna non ha limiti.
Visto che continua a dichiarare che la popolazione era ed è ancora con lei, si candidi come sindaco alle prossime comunali, magari continuerà a farci ridere.
Buona giornata.
Fare “rumore” serve solo ad aumentare il caos già a livelli altissimi. Bisogna analizzare le cause di questi “mali sociali” e ricercare tutte le possibili attività educative e sociali per una adeguata prevenzione e una necessaria repressione quando necessaria. Il rumore è troppo generico per approfondire il problema reale e trovare delle soluzioni convincenti. Parlarne e cercarne le cause è sicuramente meglio.
Quant’ so’ bell’ Cric (Super Gianni), Croc (Lady Scirpoli) e Mangiabiscott’ (Giovanna Tutta Cianna) 🤣🤦♂️
Selfie forever, anche senza più poltrone sotto al “chiulo” 🤦♂️😂
Cari signori, più che far rumore, occorre mettere in pratica le tante belle parole e occorre impegnarsi.
Serve soprattutto maggiore educazione familiare e scolastica, quella formazione culturale che dovrebbe far capire che tale violenza maschile non è legittima, ma conseguenze di pregiudizi legati alla virilità, all’ onore e ai diversi ruoli maschili e femminili nella coppia e nella società; che ” amore” non significa possesso della donna cui chiedere obbedienza assoluta, negandole la libertà dei sentimenti.
È indispensabile spingere le spose o le fidanzate a non sottovalutare i primi segnali di violenza, a non aver paura di denunciare, benché ciò sia spesso rischioso. Si tratta quindi di modificare un fenomeno culturale che priva di rispetto il corpo delle donne, facendole sentire inferiore moralmente e socialmente.
Questi sono limiti culturali, assurdità che non si possono più tollerare. Oggi purtroppo, in tante famiglie, tante donne violentate non denunciano gli atti violenti del marito o del compagno poiché credono che siano dimostrazioni di affetto o d’amore: non è così!
Si sottomettono, si sacrificano per il proprio uomo, ottenendo solo un vuoto interiore che non sarà mai colmato con l’ amore che meriterebbero. Nella famiglia c’è bisogno di coltivare quei valori che tanto mancano, far capire ai propri figli il vero senso dell’amore che permette di lottare contro il male che minaccia.
Per educare alla non violenza, cari genitori e docenti, è necessario lavorare fin dall’ infanzia sulla creazione di relazioni positive e paritarie. L’ esercizio della cooperazione e della condivisione, l’ abitudine all’ ascolto partecipe, al rispetto reciproco. A scuola i ragazzi devono partecipare a lezioni di educazione alla relazione e alla sessualità, hanno bisogno in quella parte delicata della vita, che è l’ adolescenza e la preadolescenza, di avere un confronto su questi temi.
L’ amore è il contrario dell’ odio, della violenza. Non esiste l’ amore che uccide. C’è bisogno che il dialogo in famiglia sia al centro della giornata. Oggi purtroppo, si dialoga poco con i figli, siamo assenti e poco disponibili. Manca il tempo per capire se ci sono delle problematiche da affrontare con serenità. Siamo assorbiti dal molto quotidiano, senza capire il molto dei nostri figli. Educare alla lealtà e al bene comune è un diritto di ogni genitore.
Educare i figli alla non violenza non è un compito facile, ma impegnarsi ed educarli è la chiave giusta per contrastare ogni forma di violenza e magari metterli sul giusto binario che porta all’ amore vero.
Solo chi ama può donare amore e rispetto reciproco. Buona vita a tutti.