Foggia. La Foggia bella, che non t’aspetti, e che ti induce a riflettere su come si potrebbe vivere meglio questa città e in questa città se fossimo tutti un po’ più consapevoli di questa sua sommessa bellezza: questa Foggia sorprendente può essere scoperta e ammirata in due distinte mostre fotografiche di cui vi parlerò in questa e nella prossima lettera meridiana.
La fotografia sta conquistando meriti notevoli nel riconoscimento e nella valorizzazione di questa insospettata dimensione estetica della città. Potete accorgervene grazie alle preziose mostre di Michele Sepalone e Gianmaria Pironti (con la collaborazione di Giada Ordine) che resteranno aperte fino al l’Epifania, rispettivamente all’Università del Crocese in viale Candelaro e nel foyer del Teatro Comunale Giordano.
Non è forse un caso che ad ospitare queste belle mostre, siano da un lato il tempio della cultura popolare cittadina, e dall’altro il tempio della cultura, per così dire, ufficiale. Due luoghi simbolici, ma civici, che convergono a svelare un’immagine nuova della città.
Nell’Università di viale Calendaro, miracolo di partecipazione e di sinergia tra pubblico e privato (l’Università del Crocese guidata da Antonio Tannoia, è a tutti gli effetti una istituzione del Comune, ma viene gestita da un gruppo di studiosi, ricercatori e appassionati “corsisti” gratuitamente e senza fine di lucro), Michele Sepalone prova – con successo – ad intraprendere un viaggio nella dimensione più intima e forse sconosciuta della città: i quartieri, che per certi versi declinano ancora la dimensione di Foggia grande paese o piccola città, tipica degli anni Sessanta del secolo scorso.
Il viaggio non può che cominciare dai due rioni per eccellenza: Candelaro e Borgo Croci, che Sepalone racconta con la consueta abilità, scoprendo e svelandone angoli, prospettive, dettagli che sfuggono a quel nostro “sguardo quotidiano” con cui osserviamo la città, senza vederla del tutto.
La reazione dei visitatori di fronte alle fotografie, tutte rigorosamente in bianco e nero, quasi a sottolinearne la non-quotidianità, l’epicità, è generalmente improntata a stupore. Mi è successo si sentire qualcuno che chiedeva dove si trovasse una bella statuina di San Pio immortalata da Sepalone. La risposta è che la statua, voluta dalla pietà popolare, sorge soltanto a poche decine di metri dal luogo della mostra. Ecco, viviamo la città, ma senza vederla…
L’obiettivo di Sepalone sottrae strade, monumenti, chiese, statue, edicole votive, balconi e persino muri di cinta alla loro “quotidiana ordinarietà”, svelandone una bellezza inattesa: come nella sorprendente e simbolica simmetria tra lo storico olmo che si trova al centro dell’omonima piazzetta a Borgo Croci e una delle ultima fontanina dell’Acquedotto Pugliese o la sorprendente primavera foggiana che prorompe dalle stradine dietro la Chiesa delle Croci.
Gli ordinari quartieri della città raccontano, grazie a Michele Sepalone, una storia straordinaria, e ci insegnano a guardare alla città (e a viverla) con occhi diversi.
(1.continua)
Geppe Inserra
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