Bologna/Manfredonia, 27 dicembre 2017. Il professore Langdon è tornato: l’indimenticabile protagonista de “Il codice Da Vinci” è di nuovo in Europa, coinvolto suo malgrado in un’avventura (si fa per dire) che metterà la pietra tombale sulla sua carriera di personaggio letterario.
ORIGIN. Robert Langdon, professore di simbologia e iconologia religiosa a Harvard, è stato invitato all’avveniristico museo Guggenheim di Bilbao per assistere a un evento unico: la rivelazione che cambierà per sempre la storia dell’umanità e rimetterà in discussione dogmi e principi dati ormai come acquisiti, aprendo la via a un futuro tanto imminente quanto inimmaginabile. Protagonista della serata è Edmond Kirsch, quarantenne miliardario e futurologo, famoso in tutto il mondo per le sbalorditive invenzioni high-tech, le audaci previsioni e l’ateismo corrosivo. Kirsch, che è stato uno dei primi studenti di Langdon e ha con lui un’amicizia ormai ventennale, sta per svelare una stupefacente scoperta che risponderà alle due fondamentali domande: da dove veniamo? E, soprattutto, dove andiamo? Mantre Langdon e centinaia di altri ospiti sono ipnotizzati dall’eclatante e spregiudicata presentazione del futurologo, all’improvviso la serata sfocia nel caos. La preziosa scoperta di Kirsch, prima ancora di essere rivelata, rischia di andare perduta per sempre.
ANALISI. Il nuovo capitolo delle avventure di Robert Langdon è il più insulso, inutile, mediocre e pretenzioso (fino a risultare irritante) romanzo di Dan Brown. È giunta l’ora di mandare in pensione il professore di Harvard, o perlomeno di spedirlo in qualche angolo sperduto del globo per una lunghissima vacanza. Dan Brown ha esaurito le idee e ha impostato la trama (si fa per dire) di Origin sul puro delirio, con imbarazzanti pretese di svelarci i misteri sull’origine della vita e sul futuro dell’umanità. Di questo passo nel prossimo romanzo ci spiegherà chi è veramente Dio. Il profeta Brown, nonostante tutto, continua a rimpinguare il suo conto in banca, già sostanzioso, vendendo ancora milioni di copie con le sue onniscienti rivelazioni. Detto questo, bisogna comunque sottolineare che Origin è innanzi tutto un bruttissimo romanzo, scritto seguendo lo schema-Langdon, cioè praticamente identico ai precedenti (ormai potrebbe scriverli anche un computer, forse succede già). La trama è inesistente, quel pochissimo che accade è finalizzato al lunghissimo e sfibrante sermone finale (vari capitoli), che dopo tanta attesa, costruita ad arte (in questo il profeta Brown è bravo) si rivela di una ingenuità e di una povertà intellettuale imbarazzanti.
I personaggi? I reali di Spagna sono ritratti ai limiti dell’incidente diplomatico, e riservano un colpo di scena finale che definire ridicolo è riduttivo. Il ruolo di Langdon è piuttosto marginale, si limita come da contratto a risolvere un paio di rebus, ormai non troverebbe posto nemmeno nella redazione de “La settimana enigmistica”. C’è la solita donna attraente al suo fianco, ma al termine della lettura chi si ricorda di lei? Gli unici spunti interessanti sono i discorsi sull’intelligenza artificiale e il personaggio di Winston, che però è un Hal 9000 (citato) cinquant’anni dopo, quindi niente di origin-ale. Con questo romanzo Dan Brown ha toccato il punto più basso della sua già non eccelsa produzione, per risalire dovrà smettere i panni del profeta e tornare a indossare quelli dello scrittore.
L’AUTORE. Dan Brown è autore di numerosi bestseller internazionali, tra cui Il codice Da Vinci, Il simbolo perduto, Angeli e demoni, Inferno, La verità del ghiaccio e Crypto.
Il giudizio di Carmine
Dan Brown
ORIGIN
2017, Mondadori
Valutazione: 1/5
A cura di Carmine Totaro – Redazione StatoQuotidiano.it