Manfredonia, 28 febbraio 2019. “Iapriime i balle! Attacche Zi Luigge!”: con queste parole si aprivano le serate di festa all’interno delle socie, realtà tradizionale di Manfredonia legata indissolubilmente al Carnevale e che, da un paio di anni ormai, ritorna a vivere attraverso diverse rievocazioni. Tra queste quella dell’associazione Arte in Arco rappresentata da Bruno Mondelli, che questa mattina ha accolto bambini di tutte le scuole primarie presso l’auditorium Cristanziano Serricchio. Lo scopo? Raccontare ai più piccoli questo spaccato della nostra storia, nella speranza che le prossime generazioni possano conservare e tramandare un tipo di divertimento puro e genuino, radicato nella nostra identità culturale. E forse lo sanno bene già i bambini, intervenuti durante l’incontro con le loro domande sulla storia del Carnevale Dauno e di Ze Peppe. “Come è morto Ze Peppe?” “Ma da dove viene lui?” E infine, “Perché ai manfredoniani piace così tanto il Carnevale?” ha curiosamente domandato uno di loro. Una risposta vera a quest’ultima domanda non c’è, ma l’associazione ha provato a narrare alle classi presenti la tradizione della socia e, inoltre, ha raccolto in un opuscolo (che è possibile trovare nelle attività commerciali che sostengono il progetto) i ricordi dei grandi protagonisti del Carnevale del passato. Dai racconti di Franco Rinaldi, Matteo Trotta, Matteo Ciociola e tanti altri, alla rievocazione di figure chiave come Gigetto Prato, Matteo Arena e Luciano Gatta: un testo che da avvio alla sua storia variopinta dalle radici ottocentesche della socia, quando durante i festeggiamenti le classi soccombenti avevano finalmente la possibilità di inveire contro la classe politica dominante, radunandosi in piazza del Popolo sotto al Municipio e lasciandosi andare al livore. Al termine della baldoria in piazza pubblica, poi, la festa continuava in casa, trasformando così la socia in un rituale di aggregazione per le famiglie. La storia narrata continua con “u ball pe chese”, così come lo intendiamo noi oggi, attestato già da inizio Novecento quando le abitazioni, soprattutto quelle a piano terra, venivano sbaragliate da letti, soggiorno e quant’altro, per far spazio ai veglioni e decorazioni carnevalesche. Fino agli anni ’30 vi erano vere e proprie orchestrine folk ad animare la serata con mazurka, polka, tango, valzer ecc., sostituiti poi dai grammofoni, dai giradischi nell’epoca d’oro degli anni ’70, fino agli anni ’80, quando per motivi di sicurezza i locali “spontanei” furono vietati: “la socia è destinata a scomparire a causa di problemi legislativi di sicurezza e, diciamolo, anche della ormai scomparsa voglia nei nostri ragazzi del divertimento puro, genuino, fatto con pochi spiccioli, e anche di un continuo allontanamento dalle origini e tradizioni. Grazie all’associazione abbiamo cercato di ricreare quella atmosfera magica. L’edizione del 2019, fortemente voluta e riproposta presso il centro Anna Castigliego sarà dedicata a Luciano Gatta”.
Oggi si cerca di proteggere questa tradizione grazie al “Patto di Promozione” composto da Gal Daunofantino, Agenzia del Turismo, Touring Club Italiano, Slow Food e Pro Loco, che hanno sostenuto l’associazione Arte in Arco per la rievocazione della socia “Uno, Due, Tre…Stella!” .
A cura di Carmen Palma,
Manfredonia 28 febbraio 2019
Povero carnevale che brutta fine ha fatto!
Che buffonata!
Fa ridere vedere seduti alla scrivania gente che su facebook critica e vuole la morte del Carnevale, eppoi li vedi con la parrucca.Un paese fatta di gente mediocre e ipocrita, sempre i primi pero’ a mettersi in mostra .Iet a zappei’
Che tristezza sto carnevale dei miei stivali e pensare che ai miei tempi si ballava nelle socie con questi dischi e ci si innamorava e non tramite facebook e fiumi di alcol e che non sanno fare più un corteggiamento alle donne.
https://www.youtube.com/watch?v=NwxCcK9IhqU
https://www.youtube.com/watch?v=uUf82iUPR9w