Bari – PARI al 44,9 in totale (61% i maschi, 31,2% le donne): questo il tasso di occupazione relativo alla Puglia, dai dati della media 2009 della rilevazione sulle forze di lavoro. Per i settori: l’8,7% è occupato nell’agricoltura, 24,5% nell’industria, 66,8% nel settore servizi. Pari al 12,6% il tasso di disoccupazione nella regione pugliese (10% maschi, 16% donne) rispetto al 3,6% del Trentino Alto Adige. Le statistiche sono delle Istat, con analisi a livello regionale di tre fondamentali indicatori per l’analisi della partecipazione al mercato del lavoro: i tassi di occupazione, disoccupazione e inattività.
TASSI DI OCCUPAZIONE – Nel 2009, nella classe di età 15-64 anni il tasso di occupazione – ovvero il rapporto tra gli occupati e la popolazione di 15-64 anni – si attesta a livello nazionale al 57,5% (-1,2 punti percentuali su base annua). Si tratta di un valore inferiore di oltre sette punti percentuali rispetto alla media dell’Unione europea (64,6%). A livello regionale la stima più elevata del tasso di occupazione si registra in Emilia-Romagna, Trentino-Alto Adige (68,5% in entrambi i casi) e Valle d’Aosta (67,0%); quella più bassa in Campania (40,8%), Calabria (43,1%) e Sicilia (43,5%). Nel 2009 la stima dei tassi di occupazione femminile più elevati si presenta in Emilia-Romagna, Trentino-Alto Adige e Valle d’Aosta; nelle prime due regioni si segnalano i tassi più alti anche per gli uomini. In tutte le regioni meridionali i tassi di occupazione delle donne sono contenuti e, in ogni caso, inferiori al dato medio nazionale. In Campania, Sicilia, Puglia e Calabria si stima che la quota delle donne occupate tra i 15 e i 64 anni sia inferiore alla metà di quella dell’Emilia-Romagna. In Trentino-Alto Adige e Emilia-Romagna sono occupati più di sette uomini ogni dieci tra i 15 e i 64 anni; in Campania e Calabria poco più di cinque. Anche a livello provinciale i tassi di occupazione più elevati si registrano nel settentrione. Il tasso più alto si riscontra nelle province di Bolzano, Bologna e Reggio Emilia, con circa sette occupati ogni dieci tra i 15 e i 64 anni. Viceversa, i tassi di occupazione più bassi emergono esclusivamente nelle province del Mezzogiorno. In particolare a Crotone, Caserta e Napoli sono occupate meno di quattro persone ogni dieci tra i 15 e i 64 anni. Il tasso di occupazione femminile nella maggioranza delle province meridionali è molto al di sotto del corrispettivo dato medio nazionale: a Crotone sono occupate circa due donne ogni dieci.
SETTORI – MAGGIOR OCCUPATI NEI SERVIZI – Riguardo ai settori di attività economica, le regioni con la quota maggiore di occupati in agricoltura sono la Calabria (9,5% sul totale occupati della regione), la Puglia (8,7%), la Basilicata (7,6%), la Sicilia (7,2%) e il Molise (6,9%). Tavola 2 – Quote di occupati per settore di attività economica e regione – Anno 2009 (incidenze percentuali). Nel settore industriale la quota di occupati più elevata si registra nelle Marche (40,3%), nel Veneto (38,3%) e in Lombardia (35,6%). L’Abruzzo è l’unica regione del Mezzogiorno a presentare una percentuale di occupati nell’industria (30,3%) vicina a quella della media nazionale. Nei servizi, infine, il Lazio (79,1%), la Liguria (78,1%), la Sicilia (74,7%) e la Sardegna (73,5%) si distinguono per la quota più consistente di occupati in questo settore, a fronte di una media nazionale del 67,0%.
Tasso di disoccupazione: Tra il 2008 e il 2009, il tasso di disoccupazione passa in Italia dal 6,7% al 7,8%, contro l’8,9% registrato nell’Unione europea a 27 Paesi. In confronto alla Ue, il valore più basso del tasso di disoccupazione si associa, nel nostro paese, ad un più elevato indicatore di inattività, il cui tasso si posiziona al 37,6% (28,9% nella media Ue). Le regioni con il tasso di disoccupazione più alto sono Sicilia (13,9%), Sardegna (13,3%) e Campania (12,9%); quelle con il più basso Trentino-Alto Adige (3,2%) e Valle D’Aosta (4,4%). In confronto al 2008, la Calabria è l’unica regione del Mezzogiorno in cui non si registra una crescita della disoccupazione. Nella disaggregazione per genere, la Sicilia segnala il tasso di disoccupazione più elevato sia per la componente maschile sia per quella femminile, il Trentino-Alto Adige quello più basso per entrambi i generi.
NELLE PROVINCE – Nel dettaglio provinciale, i valori più elevati del tasso di disoccupazione totale emergono nel Mezzogiorno: Sassari, Palermo e Agrigento superano il 17%. Le province del Nord segnalano tassi di disoccupazione decisamente più bassi. Se si guarda al tasso di disoccupazione giovanile si rileva un incremento dell’indicatore, passato dal 21,3% del 2008 al 25,4% nel 2009. A livello territoriale le regioni meridionali mostrano i livelli più alti, soprattutto Sardegna, Sicilia e Basilicata (con valori pari rispettivamente al 44,7%, 38,5% e 38,3%). Il Lazio è l’unica regione del Centro-nord a presentare un tasso superiore alla media nazionale. Per la componente maschile il tasso più elevato si registra in Sardegna, con un valore cinque volte superiore a quello del Trentino-Alto Adige. In tre regioni del Mezzogiorno (Basilicata, Sardegna e Sicilia). Il tasso di disoccupazione giovanile delle donne è ben oltre il 40% e sfiora il 50% in Basilicata.
Tasso di inattività Nel 2009 il tasso di inattività delle persone tra i 15 e i 64 anni – ossia il rapporto tra le non forze di lavoro di quella fascia di età e la corrispondente popolazione – si è attestato al 37,6%, sei decimi di punto in più rispetto al 2008. L’indicatore si conferma molto elevato in tutte le regioni meridionali; di contro, le regioni con i valori più contenuti sono l’Emilia-Romagna, il Trentino-Alto Adige e la Valle d’Aosta, con meno di tre inattivi ogni 10 persone tra i 15 e i 64 anni (Tavola 5). In Calabria e in Campania quasi quattro uomini ogni dieci in età lavorativa sono classificati tra le non forze di lavoro mentre in Emilia-Romagna, Lombardia e Trentino-Alto Adige l’indicatore si posiziona poco sopra il 21%. Il tasso di inattività risulta particolarmente elevato per la componente femminile, specie nel Mezzogiorno dove è sempre superiore al 50%. Il valore della Campania (68,7%) è quasi doppio in confronto a quello dell’Emilia-Romagna (34,9%). A livello provinciale i tassi di inattività più elevati si osservano nelle province con i più bassi valori del tasso di occupazione. A Crotone e a Caserta più di quattro uomini in età lavorativa ogni dieci sono inattivi. A Crotone, inoltre, tre donne in età lavorativa ogni quattro non partecipano al mercato del lavoro, con un valore dell’indicatore più che doppio rispetto a quello registrato a Bologna. Le province con i tassi di inattività più bassi sono ancora una volta quelle con i valori più alti del tasso di occupazione. A Reggio Emilia, Bologna, Bolzano e Ferrara è inattivo poco più di un quarto della popolazione tra i 15 e i 64 anni. A Bologna, Ferrara e Ravenna circa un terzo delle donne in età lavorativa non partecipa al mercato del lavoro.
Glossario – Forze di lavoro: comprendono le persone occupate e quelle in cerca di occupazione. Occupati: comprendono le persone di 15 anni e più che alla domanda sulla condizione professionale – Persone in cerca di occupazione. Tasso di occupazione: rapporto tra gli occupati di 15 anni e più e la corrispondente popolazione di riferimento. Tasso di disoccupazione: rapporto tra le persone in cerca di occupazione di 15 anni e più e le corrispondenti forze di lavoro. Tasso di inattività: rapporto tra le persone non appartenenti alle forze di lavoro di 15 anni e più e la corrispondente popolazione di riferimento. La somma del tasso di inattività e del tasso di attività è pari al 100 per cento. A causa dell’innalzamento dell’età dell’obbligo scolastico (legge 296/2006), intervenuto a partire dagli ultimi mesi del 2007, dal 2008 i dati sugli individui con 15 anni di età non contengono né occupati né disoccupati. Nei tassi di occupazione si continua a fare riferimento alla popolazione in età lavorativa di 15-64 anni a causa del regolamento europeo e degli obiettivi per il 2010 fissati a Lisbona nell’ambito della Strategia europea per l’occupazione. Il numero di quindicenni occupati o in cerca di occupazione è tradizionalmente del tutto trascurabile. Il cambiamento normativo non comporta quindi alcuna interruzione delle serie storiche degli indicatori sulla popolazione 15-64 anni.
Congresso nazionale Cgil, emergenza lavoro e imprenditoria del Meridione
di Nicoletta Marchitelli