Edizione n° 5539

BALLON D'ESSAI

ARCHITETTI // Nuova legge regionale urbanistica, arch. Roselli (Ordine BAT): «Bene confronto, no a norme straordinarie»
3 Dicembre 2024 - ore  09:41

CALEMBOUR

POLITICA // Grillo: “Il M5s è stramorto, fatevi un altro simbolo”
3 Dicembre 2024 - ore  15:36

Iscriviti al canale Whatsapp

Foggia

Manfredonia

Cronaca

Politica

Sport

Eventi

San Severo

Cerignola

ECONOMIA Pensioni, nel 2025 saranno più basse: ecco chi ci perde e cosa cambia

Si tratta di un processo periodico previsto dalla normativa, legato all’adeguamento delle pensioni alla speranza di vita

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
28 Novembre 2024
Attualità // Economia //

Dal prossimo anno gli importi delle pensioni subiranno una leggera riduzione. Si tratta di un processo periodico previsto dalla normativa, legato all’adeguamento delle pensioni alla speranza di vita. In pratica, poiché si prevede che i futuri pensionati percepiranno l’assegno per un periodo più lungo, il valore mensile viene ridotto. Questo aggiustamento avviene tramite la revisione dei coefficienti di trasformazione, aggiornati ogni due anni dal ministero del Lavoro attraverso un decreto. Al contrario, l’età pensionabile, che è influenzata dallo stesso principio, non subirà variazioni fino al 2027.

Pensioni 2025: perché saranno più basse

Il meccanismo dei coefficienti di trasformazione è stato introdotto con la riforma Dini nel 1996 e successivamente modificato dalla riforma Fornero nel 2011. Dal 2021 l’aggiornamento avviene ogni due anni (in precedenza era triennale) per riflettere le variazioni nell’aspettativa di vita. Questi coefficienti determinano l’importo della pensione calcolando l’assegno mensile in base al montante contributivo, ossia la somma dei contributi accumulati durante la carriera lavorativa e rivalutati periodicamente.

I coefficienti variano anche in base all’età del pensionamento: chi lascia il lavoro a 57 anni avrà un coefficiente inferiore rispetto a chi si ritira a 70 anni. Questo perché, a parità di contributi, un periodo di pensionamento più lungo richiede un assegno mensile più basso.

Gli effetti della pandemia e il ritorno alla normalità

Dal 1996 i coefficienti sono stati progressivamente aggiornati al rialzo, con l’eccezione del biennio 2023-2024. Durante questo periodo, l’aspettativa di vita in Italia era diminuita a causa della pandemia, portando a un lieve incremento degli assegni pensionistici. Tuttavia, nel 2023 la situazione è quasi tornata ai livelli pre-pandemia: la speranza di vita media è risalita a 83,1 anni, vicina agli 83,2 anni del 2019, seppur ancora leggermente inferiore.

Chi sarà maggiormente penalizzato

La revisione dei coefficienti interesserà esclusivamente chi andrà in pensione dal 1° gennaio 2025 al 31 dicembre 2026. Gli attuali pensionati non subiranno modifiche: i loro assegni continueranno ad essere rivalutati in base all’inflazione.

Per comprendere l’impatto, si può considerare il caso di un lavoratore con un montante contributivo di 400mila euro che si pensiona a 67 anni senza anticipo. Se lascia il lavoro nel 2024, riceverà un assegno annuo di 22.892 euro. Ritirandosi invece nel 2025, la sua pensione scenderà a 22.432 euro, con una perdita di 460 euro annui, equivalenti a circa 40 euro al mese. L’effetto è meno marcato per i pensionamenti anticipati: a 62 anni la riduzione annua si limita a 348 euro, ovvero 29 euro al mese.

Lo riporta FanPage.

Lascia un commento

La vera felicità costa poco. Se è cara, non è di buona qualità. (François-René de Chateaubriand)

Anonimo

Compila il modulo con i tuoi dati per inviare segnalazioni, denunce o disservizi.

Compila il modulo con i tuoi dati per promuovere la tua attività locale, pubblicizzare un evento o per proposte di collaborazione.

Nessun campo trovato.