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Paser, una rete a favore dei senzatetto

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
28 Dicembre 2010
Psicologia //

Entrata Paser Mf (St)
Entrata Paser Mf (St)
Foggia – ALL’INTERNO della sede della Paser (Pubblica Assistenza Soccorso Emergenza Radio “Ferdinando Imhoff”) di Manfredonia si alternano i volontari per il turno di pattugliamento per i senza fissa dimora. Un’iniziativa che è stata ufficializzata dopo la (tragica) morte di Antonio Caterino. I Servizi Sociali hanno sollecitato e chiesto l’intervento dei volontari, che in realtà, già da alcuni anni svolgono il servizio di assistenza alle persone che versano in stato di indigenza.

Un volontario della Paser, Michele Sventurato, interviene per Stato: “I turni di pattugliamento iniziano dalle 20.30 fino all’alba. Intervengono giornalmente circa dieci ragazzi, che si alternano durante le ore. I nostri volontari perlustrano tutte le zone segnalate, dal Pontelungo fino ai casolari abbandonati. L’ultima volta abbiamo soccorso un senzatetto di Foggia, stava rischiando l’assideramento. Era sulla panchina della stazione di Siponto ed era abbastanza visibile il suo stato confusionale. Da Foggia queste persone giungono fin qui in cerca di chissà cosa. Dopo le cure ricevute dal Pronto soccorso, l’uomo è stato accompagnato presso la Caritas di Foggia, dove è possibile trovare riparo e accoglienza durante le notti più fredde. A Manfredonia manca questa struttura e noi volontari abbiamo spesso proposto di gestire alcune stanze vuote presenti all’interno dell’edificio, accanto alla nostra sede. La risposta? Non è ancora arrivata”.

IL SERVIZIO NOTTURNO – Il servizio consiste nel distribuire bevande calde, coperte e il necessario per attutire i colpi secchi del gelo, che falcidia in maniera spietata i senza fissa dimora. Il volontario continua: “ Una volta abbiamo ospitato per una notte Francesco. Ci siamo detti “meglio su una sedia che sulla panchina”. La situazione è molto critica a Manfredonia, noi come associazione di volontariato ci autotassiamo per sostenere le spese, ma non possiamo affrontare tutto da soli, pur avendo fatto diverse proposte alle istituzioni locali”.

Tiziana, una volontaria interviene alla discussione: “Una notte siamo scesi giù al Pontelungo per cercare il gruppo dei polacchi. Alle volte non è facile trovarli, e allora ci siamo spinti fin sulla spiaggia di Siponto, dove qualcuno si rifugia nelle strutture dei lidi. Più che distribuire una bevanda calda, non possiamo fare altro”. Una nota positiva è l’aumento delle richieste dei volontari che chiedono di partecipare ai pattugliamenti notturni, l’entusiasmo e la tenacia dei ragazzi non diminuiscono. Di fronte all’impotenza generale, il freddo e la pioggia scendono come una condanna per chi non può godere del tepore domestico, di un letto caldo e di una dignità tante volte soffocata dal silenzio di una notte buia e senza riparo.

LE CAUSE – Spesso l’immigrazione, la tossicodipendenza, l’alcolismo, i disturbi psichiatrici sono le cause scatenati del fenomeno del “barbonismo”. Più del 20% sono alcolisti, il 15% tossici, un altro 15% ha problemi psichici. Dagli ultimi rapporti Caritas emergono quattro categorie di povertà estreme: i senza fissa dimora, i nomadi, i malati psichiatrici e gli immigrati extracomunitari.

L’esclusione sociale e la povertà hanno in Italia un volto sempre più giovane. Inoltre i poveri “estremi” non sono analfabeti, tra loro si contano anche laureati e diplomati. Tra i fattori determinanti spicca la disgregazione del nucleo familiare, la disoccupazione, il fallimento economico, la prostituzione. E’ un fenomeno che si concentra maggiormente nelle grandi città e nelle città metropolitane. Oggi la realtà dei senza fissa dimora è molto complessa e legata a numerose problematiche. Queste persone che non possono contare su una rete di sostegno concreto attraversano problemi comuni a tutti gli altri uomini, indipendentemente dall’estrazione sociale e dal livello culturale. Purtroppo i senza tetto, privi di sovrastrutture e di schermi protettivi, non riescono da soli ad affrontare qualunque questione pratica ed esistenziale. La strada sembra l’unica soluzione per continuare a sopravvivere.


mariapia.telera@statoquotidiano.it

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