Monte Sant’Angelo. IN principio fu il caos. Dalle spiagge assolate, il tam-tam della clamorosa notizia del commissariamento per infiltrazioni criminali del comune di Monte Sant’Angelo deflagrava sorda.
Il fatto gravissimo provocò la fisiologica calma piatta, tipica dei post tempesta, che pareva aver fatto calare un sipario definitivo sull’intera faccenda. Ma si sa che sotto la cenere tizzoni allo stremo possono ritrovare vigore. Destituiti in blocco, Sindaco ed amministratori paiono sprofondare in un silenzio comprensibile rotto da li a poco dal primo comunicato tutto etica e morale da parte del locale PD in nome di un rinnovamento necessario e urgente, di un cambiamento obbligato. Poi fu il turno dell’ex sindaco e dirigente pubblico Donato Troiano, probabilmente rinvigorito da un’assoluzione in appello relativa a presunte irregolarità di nomine nel periodo in cui era dirigente ASL. L’assoluzione sdoganerebbe di fatto l’ex sindaco dalla prigione politica a cui era ormai costretto da anni e a conferma di ciò, l’intervista rilasciata ad un portale di informazione locale nella quale cavalca l’onda del terremoto amministrativo lasciando presagire una sua ridiscesa in campo. Per l’onore della città, a suo dire vittima di fatti gravissimi e deprecabili che necessiterebbero di un rinnovamento radicale (e due!). Un diritto sacrosanto quello di volersi rimettere in pista a qualsiasi età dato che le dinamiche del rinnovamento reale non sono necessariamente legate al fattore anagrafico. Le perplessità, semmai, sarebbero legate al pulpito dal quale proverrebbe la predica dato che il diretto interessato avrebbe avuto più di un piede nell’amministrazione commissariata a seguito della presenza di suo fratello subentrato da consigliere al dimissionario Raffaele Cotugno, nonché dalla nomina in corsa dell’assessore Giuseppe Ciuffreda, notoriamente vicinissimo politicamente a Troiano. Magari anche questo può significare poco o nulla ma di certo suscita non poche perplessità.
Metabolizzata la mazzata, è il turno dei commissionati che uniti e coesi più che mai irrompono con un lungo comunicato che esordisce col solito:-“Siamo completamente estranei a qualsiasi connivenza malavitosa… Abbiamo sempre agito per il bene comune… Sempre alla luce del sole, in totale trasparenza e con gare pubbliche d’appalto… “ Nessun cenno di cedimento, in direzione ostinata e continua a controbattere le accuse del partito democratico considerato come una sorta di fucina politica di “figli di padri”, protagonisti di un rinnovamento feticcio ed ipocrita.
Il punto più alto si raggiunge quando gli amministratori uscenti si elevano al ruolo di smacchiatori d’onta; di un’onta inaccettabile che la città proprio non avrebbe meritato (leggi: ricorso al TAR). Quello dei “figli di” è tema atavico e trasversale che non dispensa praticamente nessuno ma ciò che più colpisce del documento è la risposta alle accuse di immobilismo amministrativo: si elencano innumerevoli opere in corso ed una sfilza di lavori che sarebbero dovuti partire di li a poco. Lavori pubblici, rifacimento di manti stradali urbani e rurali, interventi in tema di welfare, quartiere Galluccio, di tutto di più. Roba da piano Marshall o giù di li. Tutto congelato causa provvedimento ingiusto, frutto di una fantomatica congiura messa in atto dal Presidente del Consiglio in combutta col Ministro dell’interno a danno di Di Iasio and company.
Magari lo avrebbero fatto davvero, chi può dirlo! È il turno del neonato “Forum delle associazioni” che tramite un vero e proprio manifesto politico stabilmente esposto si propone come punto di riferimento per il futuro della città. Il contenitore racchiude la quasi totalità delle associazioni montanare, fatta eccezione per alcune (tipo Monte Creativa) che non hanno reputato opportuna questa invasione di campo. Altre, come ad esempio “La scossa”, ne restano fuori per fedeltà alla linea in quanto mera creatura di qualche ex assessore. Premesso che l’associazionismo rimane una delle realtà più positive del territorio, espressione della parte comunitaria più sana e propositiva, vettore quasi esclusivo di fruizione culturale, anch’esso risulta non del tutto immune a critiche e perplessità.
Troppo spesso le associazioni sono parse in balia di professionisti della materia incendiari e fieri fino ad un attimo prima dell’agognata delibera, per poi rientrare nei ranghi di pompieri arrivati. Dietro i comunicati degli Amici di Beppe Grillo poi, pare celarsi qualche grande vecchio della politica locale, trentennale Deus ex machina delle dinamiche territoriali.
Tanta ipocrisia (o per lo meno un fiume di ingenuità) trapela poi dalle aspettative che tanti cittadini avevano riposto nell’avvento dei commissari prefettizi che come per magia avrebbero dovuto riportare tutto all’ordine, alla normalità. Si pensava che molte criticità sarebbero state superate salvo poi accorgersi che le stesse si erano tramutate in vere e proprie cronicità al cospetto delle quali la commissione appare come un pilota automatico in un regime di modalità provvisoria. In realtà i commissari non sarebbero poi così tanto immobili.
Semmai, molti dei loro atti hanno finito per provocare l’effetto di un vaso pandori ano scoperchiato a conferma del malgoverno e della sufficienza con cui agivano uffici ed organi politici: dai vigili che mancavano ai permessi rilasciati allegramente e spesso senza tener conto di regolamenti e normative. Come per l’ultima clamorosa ordinanza di demolizione e ripristino dei luoghi per tantissimi proprietari di immobili del centro storico con annessi mille euro e più di sanzione amministrativa. Trattasi di tettoie, tinteggiature, infissi, applicazioni di marmi non conformi a quanto stabilito dai regolamenti comunali.
Si pensi solo che i monaci del complesso monastico di San Francesco, una delle parrocchie più popolari ed in difficoltà della città, potrebbero essere costretti a cambiare più di 150 infissi da poco istallati e probabilmente a norma per qualcuno ma non per il regolamento comunale, a quanto pare. Ma gli uffici ed i tecnici comunali preposti dov’erano? Oggi come ieri, sempre li.
Tranquillamente al loro posto.
Nel frattempo troppi cittadini continuano a rifiutare ogni presa di coscienza di responsabilità proprie, dimostrando totale disaffezione nei confronti della città. Cittadini che si scuotono dal torpore del bieco individualismo solo quando gli si toccano le tasche. Che si indignano attraverso la Gazzetta solo per denunciare la carenza di segnale digitale terrestre! Auspicabile sarebbe convogliare tutto quell’ardore su temi quali lavoro, giustizia sociale, legalità, mondo giovanile e decoro urbano. Tutta quello sdegno avrebbe dovuto rivolgersi collettivamente nei confronti degli infiniti casi di clientelismo che hanno assegnato posti di lavoro a figli, parenti ed amici travalicando puntualmente i limiti della decenza. Ci si dovrebbe indignare per la totale mancanza di regolamentazione degli impianti termici a legna (fenomeno modaiolo irrefrenabile) che rendono irrespirabile molte aree della città da ottobre a marzo inoltrato. Ed invece non si riesce neppure ad assimilare un gesto di civiltà come la raccolta porta a porta della nettezza urbana che a più di tre anni dal via assomiglia solo ad una farsa piena di ipocrisia. La situazione, totalmente sfuggita di mano, sancisce un fallimento trivalente che riguarda soggetti promotori-controllori, ditta appaltatrice e cittadinanza.
Ma che senso ha differenziare in questo modo e senza alcuna convenienza economica ed ambientale? Ci si sdegna (giustamente) per le feci di cane disseminate per le vie cittadine ma non si muove un dito per debellare il randagismo. Intanto dopo interminabili lavori di ristrutturazione nell’ospizio dei Cappuccini continua a piovere, così come nel Palazzetto dello sport ad oggi chiuso per inagibilità. L’ex complesso ospedaliero in balia di protocolli d’intesa elusi e mirabolanti interventi di cui si fa fatica a percepirne l’utilità. Asili e scuole sono in piedi anche grazie a continue collette famigliari e la gente continua ad andar via. Solo che a differenza di qualche anno fa ad andar via non sono solo i disperati, i figli di nessuno, i tagliati fuori dalla giostra cittadina; ora vanno via anche i neo pensionati (spesso verso il centro nord) e famiglie insospettabili preferiscono trasferirsi nella vicina Manfredonia, come accadeva negli anni ’80 e ‘90. Scelte dettate dalla qualità della vita che nella città dell’Angelo e scesa ai minimi storici, così come il proprio senso comunitario.
Addirittura alcuni infermieri, insegnanti, giovani professionisti che fino a ieri avrebbero dato un occhio della testa per un trasferimento a casa, decidono di proseguire la propria vita altrove.
Semplicemente altrove, lontano da qui. Nonostante tutt’attorno non sembri proprio un bel vedere. La bellezza dei luoghi, gli affetti, la passeggiata per il corso, la piazza fino a ieri irresistibili attrattori, calamite dell’anima, diviene ora meta assai poco gradita, spesso obbligata. Un fiume di ipocrisia dove il rinnovamento rischia d’esser relegato a tormentone ingannevole, equivoco semantico, burla nazionalpopolare. Rinnovamento è arte di rinnovare, del rinnovarsi, dell’essere rinnovato.
Tra i termini più inflazionati della penisola, da cui risulta perennemente ossessionata, il rinnovamento sarebbe da intendere come necessità di svoltare, riformare, cambiare. Parola d’ordine dall’unificazione al post-fascismo, dalla prima alla seconda repubblica, è stato spesso identificato come valore prettamente di sinistra ed in contrapposizione al conservatorismo di destra. Per rinnovare si può anche intendere far di nuovo una cosa, ripeterla. Si può rinnovare un giuramento, una promessa, una richiesta ma anche rendere nuovo, rimettere a nuovo, come si fa per un appartamento, una società da riformare, come si rinnova l’aria viziata di una stanza.
Significa cambiare una cosa vecchia con una nuova, come si fa con la mobilia del salotto ma anche con una cambiale! Significa diventare nuovo ma anche accadere nuovamente, ripetersi.
“Non si rottamano le persone le persone ma le idee”, tuonava Renzi all’alba della prima Leopolda introducendo il concetto di giovinezza interiore, relativizzante dagli effetti pericolosissimi. Cambio generazionale dei dirigenti politici, meritocrazia, mandati politici a scadenza come antidoto all’italico male incurabile. Rinnovamento di cui avrebbe assoluto bisogno questa città malata, al cui capezzale paiono accorrere sempre tutti ma senza mai muovere un dito, come attori consapevoli di una lugubre convenienza. In attesa del TAR, a cui si sono rivolti gli amministratori commissionati, che a primavera potrebbe sancire la fine di una brutta vicenda.
Benvenuti alla fiera dell’ipocrisia.
(A cura di Antonio Gabriele –
Caro Antonio,
ci sembra che il tuo articolo sia ben scritto ed articolato, fotografia chiara e
netta della reale situazione sociale e politica nella nostra amata città, di
certo non saranno i commissari a cambiare la mentalità del montanaro
medio sempre attento a curarsi il propri interessi personali anche in atti
pubblici a spese della collettività e questo vale in generale, lo viviamo
tutti quotidianamente ed ammetterlo è il primo passo per trovare una
cura.
Il senso civico è pari a zero con piccoli abusi e soprusi quotidiani, la scarsa
cura per il bene pubblico e collettivo, dalle panchine al cestino, salvo poi
lavarsi la bocca sentendosi al di sopra e migliore di altri dimostrando solo
la pochezza dell’individuo condito da un chiacchiericcio inutile lungo il corso,
lamento di popolo che non morde, come il cane che abbaia soltanto.
Ci vuole uno scatto d’orgoglio un “su la testa” per risveglarsi dal torpore
e scuotere coscienze assopite e cucite addosso in base all’opportunismo
del momento, ciò che è collettivo ci riguarda e riguarda tutti che piaccia o
meno, l’onta di un comune sciolto per infiltrazioni mafiose riguarda tutti
nessuno escluso, per cui tocca scegliere se farsi determinare o essere
determinanti, tocca a tutti mettersi in gioco se davvero vogliamo vivere
una primavera anche nel nostro paese, un riscatto politico e sociale
dell’intera collettività dopo anni gestione privatistica e clientelare della
cosa pubblica.
Noi siamo sempre pronti a fare la nostra parte e continueremo a metterci
in gioco, ma la risposta da parte della popolazione è stucchevole, ci lascia
basiti, cos’altro deve succedere ancora per scuotere una intera popolazione?
Che fine ha fatto quel montanaro pronto a ribellarsi anche per non farsi
portar via le porte della chiesa di san michele?
“c’è chi dice non cambia niente,
se a cambiare non è la gente”
ARCI Nuova Gestione
Io vedo molti segnali nuovi e positivi con l’arrivo dei commissari.
I vigili sono tornati per le strade,
Gli impiegati comunali sono a lavorare nei loro uffici,
È stata fatta la stazione appaltante così non saranno più le stesse persone a gestire gli appalti,
La vita culturale si è arricchita,
Le opere pubbliche del centro storico sono state ultimate nei tempi previsti,
C’è maggiore attenzione al bosco, come il recente arresto dimostra,
Vengono finalmente sanzionati gli abusi in centro,
Sono state accese le telecamere di sorveglianza e siamo tutti più sicuri,
È stato fatto il baratto amministrativo, primo comune della provincia di Foggia e secondo della Puglia
Ecc ecc
Certo c’è molto ancora da fare, ma per me queste cose realizzate in soli sei mesi sono un miracolo.
Cavolo che bello!! Il PAESE DEI BALOCCHI!
Sono d’accordo che molto è stato fatto in questi mesi dopo lo shock del commissariamento, qualcuno dice che a Monte si sta vivendo un piccolo Rinascimento e sembra anche a me. Apprezzo anche io che ora si avverte più sicurezza e piccoli gesti fanno avvertire il cambio di marcia. Al Belvedere per esempio le panchine erano rotte e inservibili da anni e da qualche tempo sono state riparate.
Il commissariamento sta facendo bene a Monte e forse ha evitato anche guai piu seri. Poi pero dobbiamo essere noi montanari a fare la nostra parte, altrimenti tutto tornera come era un tempo. Non voglio essere critico con Di Iasio, ma era tutto un sistema che prima non andava e anche per colpa di noi cittadini.
Ma qui non siamo a Monte Sant’Angelo!! Siamo nel Paradiso!! ahahahahahaha!!!!!
Ora il clima è più disteso anche se non mancano i soliti sobillatori interessati al loro tornaconto. È le cose stanno andando bene, sono contenta anche che i lavori dei monumenti sono finiti proprio il giorno stabilito, dopo anni di lavori.
Di Iasio ha avuto le sue colpe, ma chi è venuto prima di lui era peggio. Purtroppo gli ultimi sindaci non hanno senso della misura e pensano di potere fare guerra allo Stato .
hai articolato molto bene sembra di capire tutto cambia per non cambiare niente , in attesa dei ns ammirevoli ricorrenti che dopo aver rifatto la verginita’ si ripresenteranno ecco avevamo ragione ci hanno destituiti privi di fondamento da ins affari ma state tranquillo popolo che stiamo tornando aleeeee e vai a promettere il solito incarico il sololito appalto aghli amici e cosi segue il cicllo naturale delle cose , come disse il grande de filippo a da passe a nottat