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L’onnipotenza senza rete

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
30 Marzo 2012
Psicologia //

Rete sociale (if.deatmins)
DI solito i genitori sono preoccupatissimi quando un figlio entra in adolescenza: oddio, chissà ora cosa ci capita!..Come cambierà?

Ma tutta questa preoccupazione, anticipatoria, rischia di farci perdere un evento comunque bellissimo, l’adolescenza. Ci sono alcune adolescenze problematiche (quelle che fanno più rumore), e molte adolescenze normalmente complicate ma tutto sommato ben adattate, e queste fanno pochissimo rumore, ca va sans dire. La rete sociale intorno agli adolescenti è la solita: il gruppo dei coetanei, in primis, da cui si viene maggiormente condizionati, appoggiati, sostenuti, con cui ci si identifica. La famiglia d’origine e la scuola. La cultura di riferimento dei gruppi adolescenti è quella della tele e di internet, una cultura che modella alla visibilità e all’esibizionismo, all’edonismo e alla gratificazione estetica dell’oggetto, cioè degli oggetti/accessori/possessi considerati come ampiamente desiderati o desiderabili.

Questa cultura di riferimento (di massa) è ampiamente pretenziosa, sfacciata. Non è semplice starle dietro ed essere considerati “fighi”. E per i ragazzi, è molto importante essere all’altezza delle aspettative del gruppo: su queste cose non si scherza.
Per i genitori è più difficile identificarsi nei figli, anche perché far riferimento alla propria di adolescenza serve a poco, se non è del tutto inopportuno. Sono cambiati molti linguaggi e significati, i tatuaggi, i piercing, i jeans a vita bassa, skype.. Eppoi i ragazzini di oggi sono molto più precoci anche sessualmente (aiuto!); fare confronti con i figli suscita perlopiù perplessità, e a volte sbadigli nel confrontato suo malgrado.

Un’arma vincente è, invece, la curiosità: essere curiosi del mondo giovanile, chiedere, farsi spiegare, avere le “interpretazioni giuste” di certe nuove acconciature, di certe scelte o preferenze anche banali è la strada per diventare competenti agli occhi dei ragazzi, quindi interessanti, quindi autorevoli, quindi magari in grado di dare consigli giusti e non “fuori dal mondo”. Anche per internet vale lo stesso discorso, mai demonizzarlo in toto. Piuttosto chiedere, informarsi dei siti preferiti, farsi raccontare, guardare filmati insieme. Anche così si diventa competenti, e degni di ascolto.

La scuola. La scuola è una trincea sociale, in positivo e in negativo. Lo è sempre stata. Ciascuno dei protagonisti in trincea (insegnanti, genitori e anche i ragazzi) ha il suo fardello di responsabilità, fatica quotidiana e non rare sono le difficoltà di condivisione. Insomma la rete di protezione tende a cedere, a bucarsi da un lato piuttosto che dall’altro e questi temerari acrobati di se stessi che sono sempre stati gli adolescenti alcune volte precipitano giù più incerti che mai, anche in assenza o latitanza di regole valide interne che chi doveva insegnargnele è incerto lui per primo.

Per ogni ragazzo che si perde, che ha una devianza comportamentale o sociale esplicita c’è una richiesta antica di sostegno che è rimasta inevasa. Se il gruppo dei “senza rete” amplifica la devianza la società si stupisce e sbigottisce; alle volte davvero si trasecola di fronte a forme inaspettate di cinismo o violenza. “Piccoli mostri in seno alla società”? “Giovanissimi sociopatici comunque bisognosi di attenzione e aiuto”? “Adolescenze onnipotenti senza rete”? Un po’ tutte queste cose insieme. Più ne perdiamo attraverso i buchi della rete sociale meno diritto forse avremo d’indignarci. Le maglie della rete siano fitte e solidamente interconnesse; non per stanco e faticoso dovere, ma per quotidiana e rinnovata responsabilità, verso tutti gli altri (non meno che verso i ragazzi stessi). Giacché ogni vita precocemente segnata dallo sbaglio fa poi più fatica a rivoltarsi nuovamente verso il sole dell’integrazione efficace e funzionale e questo ha dei costi sociali che coinvolgono tutti; nessuno, quindi, può pensare che queste cose non lo riguardino, direttamente o indirettamente. Tutto questo dice di noi.

Che stagione l’adolescenza. Senti di poter esser tutto e ancora non sei nulla ed è proprio questa è la ragione della tua onnipotenza mentale (Eugenio Scalfari, L’uomo che non credeva in Dio, 2008).

(A cura della dottoressa Vittoria Gentile)

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