Statoquotidiano.it, Foggia, 30 maggio 2022 – Zdenek Zeman è stato il protagonista della stagione più bella del Foggia, insieme al compianto Presidente Don Pasquale Casillo e al direttore sportivo Peppino Pavone. Una bella favola vissuta con entusiasmo non solo dai tifosi di calcio, ma da una città intera, dalla gente comune, in un momento di particolare importanza per tutta la comunità foggiana. Il periodo di “Zemanlandia”, un momento in cui il capoluogo sognava ancora e la squadra era in grado di competere con i club più blasonati del panorama nazionale.
Qualcuno potrebbe dire che non si vive di ricordi, ma non è possibile dimenticare quando Foggia viveva un momento di riscatto non solo sportivo ma anche sociale ed economico. Un parallelismo azzeccato, poiché lo sport è un’opportunità per tutti, non solo per una nicchia di tifosi e sostenitori. Una squadra di alto livello genera un valore economico e sociale da non sottovalutare: l’indotto economico generato dal calcio all’interno del sistema città è un tema che andrebbe attenzionato maggiormente.
Il “pallone” è un volano di crescita economica, sociale e occupazionale fra i più importanti del nostro Paese.
La rinascita recente del Foggia con il ritorno di Zeman, dopo la breve e a tratti triste parentesi della serie B, aveva ridato speranze non solo ai tifosi ma ad un’intera città. La speranza di vedere finalmente concretizzato un progetto serio e di successo per una squadra che merita da tempo riscatto sotto tutti i punti di vista, come il capoluogo dauno. I ricordi non c’entrano o almeno hanno una rilevanza parziale.
Una figura come il mister boemo era diventata ormai un riferimento per tanti, una persona seria, fuori dagli schemi. Una notorietà anche a livello internazionale per un tecnico che ha sempre combattuto il “sistema”, a volte pagando anche a caro prezzo le sue scelte. Una figura di cui la città di Foggia aveva bisogno, soprattutto in questo momento così delicato. Il capoluogo dauno ha bisogno di riferimenti importanti per ripartire, ha bisogno di esempi di rettitudine.
Ormai Zeman ha detto addio a Foggia, mettendo fine ai sogni di tanti tifosi e semplici cittadini. “Voglio allenare nell’ambiente giusto, qui ho sbagliato ambiente”, avrebbe affermato il mister boemo. Ora bisognerebbe chiedersi perché non si riesce a formare un ambiente costruttivo e propositivo che permetta all’intera città e non solo alla squadra di crescere e trovare una strada positiva e di sviluppo per il futuro.
Una questione sicuramente più ampia che va al di là dello sport: questo addio dovrebbe far riflettere tutti e bisognerebbe pensare concretamente a trovare soluzioni per ridare dignità e centralità ad un territorio troppo spesso abbandonato.
Il giornalista sportivo Alberto Mangano ha rilasciato le seguenti dichiarazioni a Statoquotidiano.it riguardo all’addio di Zeman:
“Ritengo che quella di Zeman sia una grande perdita non solo per il suo trascorso in rossonero ma soprattutto per quello che sarebbe potuto succedere il prossimo anno e che purtroppo non succederà. Entrambe le parti avevano l’obbligo di limare le proprie asperità e trovare un accordo, anche per dar continuità ad un accordo che, indipendentemente dalla bontà dello stesso, era stato annunciato in pompa magna.
Personalmente ritengo che quello che dice Zeman circa la mancanza di un ambiente sereno, potrebbe essere il limite di un qualsiasi nuovo allenatore che comunque avrà il macigno di doversi confrontare con un recente passato troppo ingombrante partita per partita.
In ogni caso, da questa vicenda ne usciamo sconfitti tutti.
Il calcio a Foggia per andare avanti ha bisogno di serenità”.
Il responsabile regionale dell’associazione FareAmbiente, Dr. Francesco Bacchelli, ha rilasciato le seguenti dichiarazioni a Statoquotidiano.it riguardo all’addio del mister boemo:
“L’Associazione Ambientale FareAmbiente esprime rammarico per la perdita di un grande professionista, un simbolo per la città, un valore per lo sport come Zdenek Zeman: rappresenta quello che è stata Foggia, una grande città in passato.
‘Zemanlandia’ meritava un lieto fine.
Anche se ci fossero stati dei disaccordi tra società e tecnico non doveva finire così. Avrebbe dovuto esserci una separazione consensuale, che allo stato attuale non si intravede. Aspettiamo di vedere gli sviluppi da parte di tutti gli attori di tutta la vicenda.
Zeman ha cercato di portare un valore allo Sport che è quello della correttezza e della lotta alle sostanze dopanti. Ha dato comunque un’idea legata del calcio che è quella più dello sport che del business e dei bilanci. È un mondo che se ne va, che la città di Foggia perde, perché ha bisogno di persone come Zeman anche come valore simbolico e morale per la città”.
Queste sono le dichiarazioni del giovane tifoso della curva Luca, in esclusiva per Statoquotidiano.it:
“L’addio di Zeman lo vedo come un addio o forse un arrivederci, però siamo arrivati a questo perché la scelta è stata non soltanto del mister ma anche di Pavone ed è stata anche del Presidente Canonico. Zeman, secondo me, si è sentito alle strette o ha visto un progetto che per lui non andava a buon fine. Zeman ha fatto la storia a Foggia e l’avrebbe potuta rifare, anche se il calcio adesso è cambiato. Da quello che deduco oggi è cambiato non solo il modo di giocare, lo schema di gioco di Zeman, ma è cambiato molto ai vertici della Lega. Già prima, molti anni fa, Zeman non lo volevano per vari motivi che tutti sappiamo, è sempre stato contro il ‘sistema’, oggi forse ancora di più, potrebbe dare ancora fastidio.
Penso che potrebbe andare ad allenare altre squadre come il Pescara, club già allenato in precedenza. Noi tifosi di curva guardiamo avanti e osserviamo i progetti del Presidente Canonico se sono concreti, se poi non si dovessero concretizzare, lui si prenderà le proprie responsabilità nei confronti dei tifosi. Poi si sa è una piazza molto ampia, molto calda, si fanno delle promesse soprattutto alle curve e poi al ‘tifoso della domenica’.
Se poi non si mantiene la parola la città si sentirà tradita ma è ancora tutto da vedere, intanto Zeman è andato via con tutte le conseguenze che ne derivano. Il mister resta nonostante tutto una brava persona, distinta, oltre che un ottimo allenatore. Se poi devo parlare da ‘tifoso della domenica’, mi dispiace tanto che è andato via perché fa veramente del bel calcio. Crea soprattutto un’ottima situazione per i giovani, tale che nello spogliatoio anche il ragazzo più debole viene valorizzato, provando in tutti i modi di farlo diventare qualcuno. Canonico quando ha preso la società sapeva dei debiti e della situazione della squadra. Qui a Foggia non si scherza col cuore dei foggiani che tifano la propria squadra. Deve avere l’accortezza e la volontà di lasciare la società nelle mani di chi sarà realmente capace di portare la squadra in serie B o in altra categoria”.