Dopo lo scandalo delle armi, che è scoppiato qualche giorno dopo il primo clamoroso arresto per l’accusa di aver accettato tangenti in cambio di scarcerazioni facili, il caso dell’arsenale trovato in una villa ad Andria è giunto a una conclusione sul piano giudiziario.
Da ieri è diventata definitiva la condanna a 9 anni, 3 mesi e 25 giorni inflitta dalla Corte d’Appello di Lecce all’ex giudice barese Giuseppe De Benedicitis. La Cassazione ha respinto il ricorso dei suoi difensori, Saverio Ingraffia e Gianfranco Schrione, e ha leggermente ridotto la pena inflitta al proprietario dell’immobile, Antonio Tannoia (assistito dall’avvocato Mario Malcangi), da 8 anni, 7 mesi e 20 giorni a 8 anni.
Entrambi sono stati accusati di traffico e detenzione di armi ed esplosivi, anche da guerra, e di ricettazione. Secondo la Dda di Lecce, custodivano un “arsenale degno di una cosca mafiosa”, composto da oltre 200 pezzi tra fucili mitragliatori, fucili a pompa, mitragliette (tra cui 2 kalashnikov, 2 fucili d’assalto AR15, 6 mitra pesanti Beretta MG 42, 10 MAB, 3 mitragliette UZI), armi antiche e storiche, pistole di vario tipo e marca, esplosivi, bombe a mano e una mina anticarro, oltre a circa 100.000 munizioni. Tutto ciò è stato sequestrato dalla Polizia nell’aprile 2021 dal deposito sotterraneo di una villa di Andria.
De Benedictis, attualmente agli arresti domiciliari, è stato dichiarato capace di intendere e volere. La sua grande passione per il collezionismo di armi, ben nota negli ambienti giudiziari da tempo, è stata un punto centrale della sua vicenda.
Lo riporta La Gazzetta del Mezzogiorno.
QUANTI DANNI