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Ecco Carmine Padula, il “piccolo Morricone del futuro”

AUTORE:
Daniela Iannuzzi
PUBBLICATO IL:
6 Gennaio 2021
Cultura //

Apricena – Vent’anni e già compositore di colonne sonore molto apprezzate,  scritte per film Rai come il recente “Chiara Lubich, l’Amore vince tutto”, andato in onda il 3 gennaio scorso.

Musiche, le sue,  giovani, delicate e, nello stesso tempo, versate, argute, talmente profonde che arrivano al cuore come una spinta a guardare la vita con entusiasmo e intima spiritualità. 

Carmine Padula, il “piccolo Morricone del futuro”, come lo ha definito qualcuno  dei musicisti e maestri dell’orchestra Rai con cui ha lavorato, è il giovane di Apricena, della terra di Capitanata, che nella musica ha trovato, nei momenti passati di difficoltà il suo “salvagente per la vita”.

Per alcuni versi, un giovane  come tanti “che va in discoteca, ha la fidanzata” insomma “un ventenne con tutti gli annessi e connessi”, che ha trovato il suo modo di esprimersi attraverso la musica e che oggi è suonata ed eseguita da prestigiose orchestre internazionali come  l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, l’Orchestra Roma Sinfonietta (orchestra del M° Ennio Morricone), la Cinematic Symphony Orchestra.

Padula inizia a comporre  a 11 anni circa, dopo la perdita del suo  papà, un momento buio della sua vita in cui, dice a Statoquotidiano, “la mia musica mi ha salvato”.

Già sua madre suonava il pianoforte, e ne aveva quindi uno in casa sin da quando Carmine era molto piccolo. Una presenza  che ogni tanto lo attirava, ma mai particolarmente. Non era, infatti, mai andato a lezione. 

Arrivato alla scuola media,  e calcolando di avere a casa  quel pianoforte e che il corso era gratuito, Carmine pensò di iscriversi all’indirizzo musicale partecipando alle selezioni per accedervi.

In prima battuta non fu ritenuto idoneo, ma poi, segno del destino verrebbe da dire,  un altro ragazzo ammesso   si ritirò e Carmine fu preso come riserva. Il primo anno, tuttavia, la scintilla d’amore tra Padula e la musica non ancora era riuscita a scoccare: “Non mi piaceva molto, perché all’inizio in genere si studia la grammatica musicale, che comunque ho fatto perché bisognava”.

Ma, dopo un anno, proprio a seguito della morte del padre, Carmine iniziò a trovare dei benefici nello scrivere la sua musica. “Magari potevo riversare le mie sensazioni  in pagine di diario, ma io preferivo raporesentarle attraverso le note di un pianoforte”.

E così, segno che i tempi erano ormai maturi e che il fuoco della passione musicale era finalmente vivo in Carmine, pian  piano  il giovane compositore cominciò dedicarvisi sempre di più, fino ad iscriversi al conservatorio per continuare a studiare sia composizione che pianoforte. 

Nel corso dei pochissimi anni seguenti è accaduto poi ciò che Carmine stesso non si sarebbe mai immaginato.

Sin dall’età di 16 anni aveva condiviso la sua musica nel web ricevendo riscontri positivi e apprezzamenti tali da guadagnare  i primi inviti a tenere  concerti un po’ in tutta Italia.

Ad un certo punto, un concerto in Umbria. “Molto familiare, con una quarantina di persone, ma io ero molto contento di portare la mia musica fuori regione”.

Tra il pubblico, in quell’occasione, c’era Giacomo Campiotti, il regista di Braccialetti Rossi ed altri film di successo per la Rai, che lo avvicinò dicendogli che era rimasto colpito dalla sua musica  e che gli chiese di comporre la colonna sonora  per il  film che lui stava per girare per la Rai, “Ognuno è perfetto”. 

A soli 17 anni, così, il giovane musicista di Apricena

si è ritrovato a lavorare con professionisti di esperienza decennale e più, in un mondo, quello Rai, che fondamentalmente per molti può rappresentare al massimo un sogno o un’aspirazione. 

In punta di piedi, si è ritrovato nella sala di registrazione con l’orchestra che aveva lavorato addirittura con Ennio Morricone, quella che “io avevo visto nei video mentre lavorava con il Maestro nei tour e che in quel momento era di fronte a me per eseguire le mie musiche”. 

Le gambe  che tremavano all’inizio, sotto lo sguardo stupito di professionisti quarantenni, cinquantenni, sessantenni, che guardavano un ragazzino lì a dirigerli, “mi sono detto che dovevo darmi da fare”. Con un pizzico di incoscienza, certo,  per la quale, ci dice, “non mi sono mai creato molti problemi”. Ma anche con consapevolezza, con rispetto, perché “mi rendevo conto dell’importanza, e sapevo che il compositore che aveva lavorato  prima di me in Rai aveva 40 anni e già lui era ritenuto molto giovane” per lavorare in un tale contesto.

Ad oggi, Carmine Padula conta al suo attivo già più di una collaborazione con la Rai. Sua la colonna sonora del film Ognuno è perfetto, appunto, con la quale ha vinto premi come miglior colonna sonora per Serie Tv, e del film ‘Chiara Lubich, l’Amore vince tutto’, entrambi con la regia di Giacomo Campiotti.

E particolarmente contento si dice per aver lavorato al film su Chiara Lubich che non conosceva prima, ma che si è ritrovato a considerare molto vicina  nei suoi ideali. “Io sono molto credente, ma mi chiedevo perché non c’è un’unica religione  quando Dio è uno, quindi vedere che c’è qualcuno, com’è Chiara, che crede che siamo tutti fratelli al di là delle differenze religiose, per me è stato una grande scoperta”.

E proprio un tale coinvolgimento nei valori di Chiara Lubich, dunque, ha rappresentato un fattore molto importante di ispirazione nella composizione della colonna sonora del film dedicato. 

In più, la possibilità offertagli dal regista Campiotti, come lui tiene a sottolineare, di non creare una colonna sonora standard, classica, ma piuttosto aperta alle innovazioni, perché a Carmine Padula piace innovare e sperimentare, come era tipico di Ennio Morricone, il suo esempio principale ed il suo massimo ideale. “Mi ricordo di quando Morricone inserì il fischio nella colonna sonora dei film western” racconta infatti “e questo risultò essere come una grande innovazione. E, d’altronde, Morricone è il più grande compositore di colonne sonore di tutti i tempi proprio perché ha innovato. Quindi io, con umiltà, nel mio piccolo, vorrei provare a creare altre innovazioni”.

Nella sua colonna sonora per il film Chiara Lubich, dunque, Padula  ha inserito degli strumenti particolari, come lo Mzimar, strumento africano, il Santoor,  strumento indiano. E questo, in realtà, anche per evidenziare la stessa portata internazionale del personaggio Chiara Lubich, “forse conosciuta più all’estero che in Italia”. 

Molti sono i progetti del giovane compositore per il suo futuro. 

In cantiere, dopo i primi due album pubblicati  rispettivamente all’età di 15 e 17 anni, “Orizzonti” e “Dreamland”, un nuovo Cd, di brani, non per il cinema,  che avrà ospiti di caratura mondiale “di cui però al momento non posso rivelare i nomi”.

Vorrebbe, inoltre, ritornare a suonare nei teatri. “Un’altra dimensione, ecco, che mi piace tantissimo, quella della musica da eseguire dal vivo, perché dà la possibilità di sentire il riscontro diretto del pubblico, che viene a salutare, che applaude, è una sensazione indescrivibile”. Era partita in effetti a gennaio 2020 la tournée della colonna sonora di Ognuno è perfetto e a tal proposto erano previste più date in vari teatri in tutta Italia. Poi a causa dell’emergenza COVID la tournée è rimasta bloccata. Ma solo fino alla riapertura dei teatri.

Diverse, inoltre, le proposte per la produzione di colonne sonore. 

Continuano anche gli studi per il giovane compositore, “perché non sono ancora laureato”.

Ma soprattutto,  Carmine Padula spera nella sua vita di dare un contributo alla musica applicata, di riuscire a renderla sempre più vicina anche al gusto dei giovani, proprio come Morricone era riuscito a portare la gente al cinema appagando  il gusto di tutte le età. “E mi piacerebbe che un giorno la gente guardasse un film al cinema o in tv anche per ascoltare la mia colonna sonora, cosa che in parte già succede, ma spero che continui così perché per un compositore questo rappresenta il massimo della soddisfazione”.

Insomma, proprio un nuovo piccolo Morricone, come già definito da più parti?

“A me fa piacere il paragone, ma non è un confronto che regge”

la risposta che viene da Padula a cui piace mantenere un atteggiamento umile e di disponibilità, nel suo lavoro a contatto con registi ed esperti di musica, come nella vita. “Morricone ha creato dal nulla proprio l’idea della colonna sonora, io non ho creato nulla, cerco di prendere quello che c’è e farlo mio” le sue parole “Io ho avuto la fortuna di conoscere ed incontrare Morricone ed ho ricevuto dal Maestro preziosi consigli che mi hanno fatto capire quanto importante sia la musica applicata”.

Carmine Padula ha poi anche parole per i suoi coetanei. Per tutti coloro che si  sentono persi quando i loro sogni e le loro aspettative sembrano non volersi realizzare. Soprattutto nel presente periodo contrassegnato dalle difficoltà economiche portate dalla pandemia da COVID-19.  Per tutti i giovani, il suo messaggio: “Non arrendersi mai. A me dicevano che ero un folle perché fare il musicista non mi avrebbe dato da vivere, però quello che mi ha dato forza è stata la costanza ed anche un po’ di autostima nel credere che qualcuno prima o poi mi avrebbe dato voce. Ai miei coetanei dico quindi di essere testardi nel credere nelle proprie attività perché a volte basta un treno che  può passare a vent’anni ma anche a trent’anni a rendere una vita felice nel fare un lavoro che ti piace e che non consideri nemmeno più un lavoro”. Ed ha un appello da fare. Da rivolgere al mondo degli adulti: “Non avere pregiudizi nei confronti dei giovani. Auspico che questa idea  del giovane pasticcione, inesperto, che non è ancora capace, passi presto, perché io conosco tanti giovani che anche in tanti altri campi eccellono. Mi auguro davvero che si dia fiducia ai giovani e che siano messi a loro disposizione  sempre più i mezzi per fare sempre meglio”.

La cosa più bella che lui ha avuto, tiene infatti   a evidenziare il giovane compositore a tal proposito, è stata la fiducia di grandi personalità, “come Giacomo Campiotti, come produttori di Rai fiction, tra cui Luca Barbareschi nel film su Chiara Lubich, che io ringrazio perché hanno dato fiducia a me, un giovane di 18-20 anni, cosa che in Italia non è così frequente”.

Daniela Iannuzzi 

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