Edizione n° 5820

BALLON D'ESSAI

ESECUTIVO // Manfredonia, ‘Noi Moderati’: costituito il primo esecutivo cittadino
10 Settembre 2025 - ore  10:40

CALEMBOUR

RIVOLTA // Foggia, tifoserie in rivolta contro i ‘mini-abbonamenti’
10 Settembre 2025 - ore  10:04

Iscriviti al canale Whatsapp

Foggia

Manfredonia

Cronaca

Politica

Sport

Eventi

San Severo

Cerignola

MUSEO Vieste: Steve McCurry al museo civico archeologico fino al 28 settembre

Sono esposte 70 immagini scattate dal celebre fotografo nel corso degli ultimi decenni in vari Paesi del mondo

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
10 Settembre 2025
Gargano // Manfredonia //

Di Francesco Pugliese

Una mostra straordinaria a Vieste è in corso dal 24 maggio, fino al 28 settembre, nelle stanze del prezioso Museo archeologico, nella piazzetta Cappuccini. Sono esposte 70 immagini scattate dal celebre fotografo nel corso degli ultimi decenni in vari Paesi del mondo. Una antologia sul tema del cibo.

Cibo nella “sua accezione primaria, quella che fonda e rinnova i rapporti tra gli esseri umani” come scrive Biba Giachetti, da tempo collaboratrice di McCurry, curatrice della esposizione assieme a Peter Bottazzi, in collaborazione con Giuseppe Benvenuto.

L’evento arricchisce di significato l’estate viestana ed è espressione di una nuova lodevole attenzione alla cultura; è patrocinato dal Comune e dalla Regione Puglia e dal locale polo culturale. Sul manifesto pubblicitario (e in mostra) una delle immagini più iconiche: pescatori arrampicati su pertiche nel mare della costa meridionale dello Sri Lanka (1995) in una pratica antichissima di procurarsi il cibo.

McCurry ha raccontato miseria, fragilità sociali, e dolore del mondo; umanità ed anche diversità, bellezza e resistenza di tante realtà e situazioni sociali in giro per il Pianeta. Ha pubblicato oltre venti libri fotografici; tantissime le mostre di un grande viaggiatore-osservatore.

A Vieste dalle sale del museo la mostra ti porta in vari angoli del mondo. Scene e volti intensi e momenti e atmosfere che rivelano lo spirito di popoli e tempi. Immagini potenti e ormai iconiche di un maestro della fotografia contemporanea; tante opere ormai classiche che hanno informato e commosso da vari lustri. Documentò terribili guerre: Cambogia, Jugoslavia, la devastazione di Beirut nel 1982. Soprattutto i volti umani e le sofferenze delle vittime dei conflitti.

In questa antologia centrale è il tema del cibo, del pane in primo luogo. Il cibo e la fatica, le difficoltà nella sua produzione, elemento basilare dell’alimentazione umana e nelle culture di tutti i tempi. Sempre commovente quella scattata ad Herat, in Afghanistan, nel 1992: una città più volte bombardata durante l’occupazione sovietica con nulla rimasto in piedi, solo scheletri di case. Qui, racconta McCurry, “una sera, al tramonto, ho visto questa famiglia che aveva perso tutto, ma stava preparando la cena attorno ad un falò nel luogo in cui un tempo sorgeva la loro casa…”. Ci sono poi i mietitori di Agra (India), le campagne e l’agricoltura che resistono a Kathmandu (1979), la raccolta dello zafferano nel Kashmir (1999), postazioni poverissime di vendita di pochi prodotti alimentari; la gioia semplice e grande di un bambino con un panino o quella di un pasto condiviso.

La fotografia di McCurry ha una carica umanistica profonda e incisiva; particolare l’uso del colore. La visione della mostra ci fa immergere nell’arte della fotografia e ci fa molto pensare e riflettere sul valore del cibo e sul rapporto della modernità occidentale con esso in tempi di consumismo sfrenato e compulsivo e di food. Aiuta a farci riflettere sulla necessità di ridare al cibo il valore che abbiamo smarrito, a favore del cibo snaturalizzato: industrializzato, altamente processato, senza sapore, standardizzato e uniforme, pesticidizzato. Ci spinge a sottoporre a verifica l’importanza, il peso e il valore delle nostre scelte quotidiane sul cibo: contano molto, per noi e per l’ambiente. Aiuta a pensare alla spaventosa fame e alla malnutrizione, vergogne del nostro mondo; mentre aumentano obesità e altre patologie per diete e cibi malsani e un immorale spreco di cibo, espressione di meccanismi altamente produttivi di emissioni climalteranti e fattori centrali della spaventosa crisi ecoclimatica che stiamo vivendo.

McCurry è nato a Philadelphia nel 1950, ha studiato cinematografia alla Pennsylvania University ed ha cominciato in un giornale locale, poi in giro per il mondo con la macchina fotografia e la sua umanità.

Fu uno dei pochissimi a documentare l’invasione sovietica dell’Afghanistan nel 1979 (per le sue foto ebbe la medaglia d’oro Robert Capa). E’ un monumento del fotogiornalismo. Le sue immagini hanno la forza e la capacità di raccontare un mondo, una storia, con sobrietà ed eleganza.

Una sala è dedicata alle foto più celebri di McCurry. Per esempio quella analogica e celeberrima in un campo profughi di Peshawar in Pakistan della giovanissima rifugiata afghana Sharbat Gula che fu pubblicata sulla copertina del National Geographic (con cui lavorò a lungo); un’immagine di profonda intensità che lo fece conoscere al grande pubblico. Un’altra è quella scattata a Rajasthan nel 1983 nel periodo monsonico: un gruppo di donne si abbraccia per resistere ad una violenta tempesta di sabbia e vento formando un fiore, con il rosso e il grigio di una composizione di forte suggestione.

Lascia un commento

“Non c'è cancello, nessuna serratura, nessun bullone che potete regolare sulla libertà della mia mente.” Virginia Woolf

Anonimo

Compila il modulo con i tuoi dati per inviare segnalazioni, denunce o disservizi.

Compila il modulo con i tuoi dati per promuovere la tua attività locale, pubblicizzare un evento o per proposte di collaborazione.

Nessun campo trovato.