I gesti di coraggio meritano di essere ricordati e tramandati, perché con il passare del tempo il loro valore cresce, diventando un faro per le generazioni future.
A Cerignola, il sacrificio di Michele Cianci, avvenuto 32 anni fa, continua a vivere nella memoria collettiva. Era il 2 dicembre 1991 quando Michele, titolare di un’armeria, intervenne per soccorrere un anziano di 75 anni aggredito da due delinquenti che cercavano di derubarlo. Senza esitazione, mise in fuga i malviventi, dimostrando un senso di giustizia e altruismo straordinario.
Dopo l’episodio, Michele si recò in Commissariato per denunciare quanto accaduto, ma quella stessa sera il destino gli riservò una tragica fine. Mentre chiudeva il negozio, fu preso di mira da quattro criminali che tentarono di rapinarlo. Nel tentativo di difendersi, venne colpito da colpi di pistola alle gambe e, cadendo, riportò una lesione fatale alla testa.
Le indagini successive rivelarono che l’uccisione di Michele era legata alle attività criminali dei clan mafiosi locali, nello specifico il sodalizio Piarulli-Mastrangelo-Ferraro. Il suo caso fu inserito nel maxi processo “Cartagine” del 1994, facendo emergere il contesto di una Cerignola segnata dall’ascesa della criminalità organizzata.
Oggi Michele Cianci è riconosciuto come una delle “vittime innocenti di mafia”. A lui è dedicato un terreno confiscato alla criminalità, situato in Contrada San Giovanni Zezza, simbolo di riscatto e memoria per una comunità che non vuole dimenticare il suo eroismo.
Lo riporta Cerignolaviva.it