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Altamura, omicidio D’Ambrosio: in manette altro componente gruppo di fuoco

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
9 Giugno 2011
Cronaca //

Controlli carabinieri (ST)
Altamura – Su ordine di custodia cautelare in carcere emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Bari, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo, i carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Bari hanno arrestato questa mattina Francesco Maino, 24 anni, incensurato di Altamura, per concorso in omicidio volontario di Bartolomeo Dambrosio e per aver custodito e portato in luogo pubblico le armi utilizzate per il delitto, con l’aggravante di aver agito al fine di agevolare l’associazione mafiosa di riferimento (il clan Loiudice).

L’arresto di Francesco Maino costituisce per gli investigatori un altro importante tassello per chiudere il cerchio intorno a uno dei commando più feroci che abbia mai agito nel Barese, del quale Maino ne faceva sicuramente parte. Ne sono convinti gli inquirenti che in questi mesi hanno, non senza poche difficoltà a causa della cortina di omertà alzata, ricostruito pezzo per pezzo il puzzle dell’omicidio mafioso del boss di Altamura, avvenuto il 6 settembre dello scorso anno. A incastrare Maino le dichiarazioni di un pentito considerato attendibile e numerose intercettazioni, non senza una classica attività investigativa. Una spedizione punitiva, che ha agito con metodo mafioso, formata dalle nuove leve della criminalità altamurana, poco più che ventenni: oltre Maino, ne facevano parte i fratelli Michele e Alberto Loiudice e Francesco Pamieri, già arrestati nei mesi scorsi con la stessa accusa. La mattina del 6 settembre dello scorso anno, il commando si appostò sulla Murgia Barese e attese che il boss di Altamura, Bartolomeo Dambrosio, compisse il giro di boa del suo quotidiano allenamento (20 chilometri di corsa). Il boss si rese immediatamente conto che quel gruppo di giovani lo stavano aspettando per eseguire una sentenza di morte emessa dal suo rivale, il boss Giovanni Loiudice. Il tentativo di fuga non servì a portarlo lontano, dopo pochi metri Dambrosio, attinto da oltre 30 colpi sparati da un fucile a pompa e una pistola mitragliatrice modello Skorpion in diverse parti del corpo, si accasciò al suolo. A quel punto i killer per suggellare “l’omicidio di mafia” gli spararono anche un colpo alla testa.
Un omicidio maturato all’interno della guerra di mala fra i due clan rivali, Dambrosio e Loiodice, che nel corso degli anni si sono contesi il controllo delle attività illecite di Altamura e della Murgia. Bartolomeo Dambrosio e Giovanni Loiudice, padre di Michele e Alberto, inizialmente alleati erano poco alla volta diventati rivali fino a quando lo strapotere del boss ammazzato nove mesi fa era diventato tale da costringere l’altro boss a lasciare Altamura dopo aver subito un agguato.

Nel 2003 Giovanni Loiudice si rifugia in Sud America, ma per anni medita il ritorno anche perché non sopporta che il suo rivale si è “impossessato del territorio” (così come risulta da un’intercettazione ambientale disposta durante l’inchiesta): ed è qui che va ricercato il movente dell’omicidio di Dambrosio ordinato proprio da Giovanni Loiudice, tornato nella sua città poco prima del delitto e poi scomparso dopo averlo ordinato. I Carabinieri lo troveranno e lo cattureranno, dopo una breve latitanza, la vigilia dello scorso Natale, in un appartamento nel centro di Altamura. Secondo la Procura Antimafia di Bari, Giovanni Loiudice ha ordinato ai suoi due figli, e ad altri giovani del clan, l’omicidio del rivale. Le indagini condotte dai carabinieri portarono pochi giorni dopo, il 20 settembre, all’arresto dei primi due assassini, Michele Loiudice, 25 anni, e Francesco Palmieri, 21. I militari fecero irruzione in un bed&breakfast di Taviano, nel Salento, dove il commando si era nascosto. E’ probabile che in quell’occasione con loro ci fossero anche Alberto Loiudice, 20 anni, e Francesco Maino, ma assenti nel momento dell’irruzione riuscirono a fuggire. Alberto Loiudice per poco: i militari, coordinati dalla Dda, lo hanno catturato il 17 novembre dello scorso anno insieme a Rocco Ciccimarra, 21 anni. Infine, il 24 dicembre scorso l’arresto del mandate dell’omicidio Giovanni Loiudice.

Redazione Stato

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