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SCU Sacra Corona Unita, 37 arresti e sequestro beni per oltre un milione di euro

Sigilli su auto di lusso, immobili, conti correnti

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
27 Gennaio 2024
Cronaca // Lecce //

LECCE – Rapporti finanziari per un valore complessivo di oltre 740 mila euro e un fabbricato costituito da due immobili nel comune di Carmiano, in provincia di Lecce, oltre a due auto di grossa cilindrata sono stati sequestrati a scopo preventivo questa mattina dai carabinieri della Compagnia di Campi Salentina, in esecuzione di un decreto emesso dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Lecce, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia nei confronti di alcune delle 37 persone arrestate lo scorso 6 novembre nell’ambito di operazione polizia giudiziaria per associazione a delinquere di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e porto illegale di armi da fuoco e da guerra nonché di ordigni ad alto potenziale esplosivo, estorsione, numerosi danneggiamenti a seguito di incendio.

Tutti reati aggravati dal metodo mafioso.

Furono 28 le persone finite in carcere

in quella circostanza. Il provvedimento della misura cautelare reale, per un valore complessivo di oltre 1 milione di euro, ha preso il via da una attività info-investigativa patrimoniale eseguita dai militari dell’Arma, relativamente alla frangia della Sacra Corona Unita che gli investigatori ritengono sia retta dal presunto boss Fernando Nocera.

Fonte: lecceprima

Il narcotraffico sarebbe il terreno imprescindibile di finanziamento dell’organizzazione mafiosa.

In particolare, alcuni esponenti del clan avrebbero incentrato la loro attività proprio sullo spaccio di sostanze stupefacenti. In questo modo avrebbero accumulato una ricchezza considerevole e proprietà materiali ed immateriali, tramite investimenti in titoli di credito, pur non svolgendo alcuna attività lavorativa né disponendo di forme alternative di remunerazione lecite e quindi in valore sproporzionato al reddito dichiarato.

La disponibilità dei beni sequestrati è maturata in un presumibile contesto mafioso e di narcotraffico, come evidenziato dall’attività d’indagine svolta dalla Dda di Lecce, proprio per effetto della posizione ricoperta dagli stessi beneficiari nel sodalizio criminale, quali gangli essenziali e irrinunciabili.

Le indagini hanno fatto emergere un elevato tenore di vita che alcuni indagati avrebbero tenuto a dispetto della carenza di una stabile occupazione lavorativa.

In considerazione di questa sperequazione evidente, si è ritenuto che gli stessi abbiano vissuto presumibilmente grazie a capitali la cui natura appare non giustificata e che potrebbe essere considerata provento di presunti delitti di narcotraffico.

Lo riporta l’agenzia Adnkronos.

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