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A cura dell’ing. Luciano Magaldi Foggia nella Rivoluzione dei trasporti Ten-T: solo Alta Velocità o guerra dietro l’angolo?

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
27 Aprile 2024
Cronaca // Foggia //

Foggia. Il panorama dei trasporti in Europa e in Italia, inclusa la Provincia di Foggia, si appresta a subire una trasformazione epocale grazie all’approvazione e aggiornamento delle nuove norme della rete Ten-T da parte del Parlamento Europeo. La Ten-T, acronimo di TransEuropean Network for Transport, è la nuova Rete Transeuropea per il Trasporto fortemente voluta da Bruxelles: essa è formata da 9 corridoi principali transeuropei che metteranno in comunicazione le principali città metropolitane dell’Unione Europea.

Queste misure rivoluzionarie riguarderanno la modernizzazione delle infrastrutture-chiave, ovvero autostrade, ferrovie, ponti e gallerie, con l’obiettivo di completare i principali progetti multimodali transeuropei entro il 2030. Una delle novità più rimarchevoli include, per la prima volta, la tratta ferroviaria ad alta velocità (AV), l’ormai notorio Corridoio Adriatico, che collegherà Bologna, Ancona, Pescara e Foggia, risultando tra i progetti prioritari che potranno beneficiare dei sovvenzionamenti europei.

Questo ambizioso piano di rilancio e grandeur paneuropea promette di rivoluzionare non solo i trasporti passeggeri, ma anche il trasporto merci civili, con obiettivi di alta velocità/alta capacità, mediante una elettrificazione capillare delle linee, volti al miglioramento della connettività e della fluidità del sistema di trasporto su rotaia.

In questo scenario, Foggia si configura ancora come uno snodo cruciale nella rete dei trasporti: infatti, sovveniamoci ora del recente ripristino aeroportuale del Gino Lisa, nonostante ci siano ancora criticità da superare, che mira a fare di Foggia anche lo snodo di protezione civile tra Sud Italia e Balcani Occidentali.

In aggiunta, ricordiamoci anche dell’inclusione della città nel progetto della nuova stazione esterna di Foggia Fortore che sorgerà per migliorare la mobilità dei cittadini, nonché l’accessibilità economica delle merci nella tratta AC/AV Bari-Napoli-Roma. Per finire, avremo a breve i lavori da parte dell’Anas di adeguamento ed allargamento della Tangenziale foggiana e della celebre Strada della Morte, la Strada Statale 16, tra San Severo e il capoluogo dauno, nonché della Strada a Scorrimento Veloce pedegarganica.

E’ pacifico che siano tutti d’accordo che tutti questi miglioramenti infrastrutturali, che stanno già riguardando l’intera Europa, l’Italia ed ora finalmente anche la Capitanata, debbano essere ben accolti e, giustamente, perché potranno portare solo sviluppo e crescita logistica, nonché nella mobilità cittadinale e delle merci.

Orbene, non è questa la vicenda che vogliamo affrontare, ma un’altra: tutto ciò mira ad un mero miglioramento delle condizioni trasportistiche a livello civile o dietro si nasconde un altro progetto, un piano di militarizzazione continentale a guida brussellese, a sua volta sotto l’egida dalla Nato, che rafforzi la sicurezza e la difesa dell’area paneuropea?

Mi spiego: l’inserimento del capoluogo dauno sembra essere un “dono brussellese” per il recente 160esimo anniversario della stazione foggiana, da sempre considerato uno snodo vitale tra la regione balcanica occidentale, il Mediterraneo meridionale e la zone tirrenica napoletano-romana. Tutto ciò dovrebbe portare, ripeto, solo una grande soddisfazione e contentezza localistica, bensì vi è qualcosa di strano che fa pensare: ciò che rende queste nuovi regolamenti ancora più precipui è l’enfasi posta sul trasporto militare.

Nell’odierno contesto segnato dall’aggressione russa contro l’Ucraina, l’Europa si prepara ad affrontare nuove minacce comuni, e a tal fine, le infrastrutture di trasporto devono essere adattate per consentire un rapido dispiegamento dei veicoli delle forze armate tra tutti i Paesi membri: questa risoluzione strategica si riflette proprio nel nuovo ordinamento paneuropeo Ten-T, il quale prevede l’armonizzazione in tutti gli Stati Membri dell’UE nell’ammodernamento e allargamento infrastrutturale stradale, idroportuale, aeroportuale e ferroviario per garantire non un miglioramento al traffico civile, bensì un “trasferimento senza soluzione di continuità a truppe di soldati e delle  attrezzature militari”.

Si sovvengano, in aggiunta, le menti più fini, che qualche settimana fa l’ex-Presidente Trump ha tuonato che, se verrà rieletto nelle venienti elezioni presidenziali a stelle e strisce, non assicurerà le usuali spesi militari americane tramite la Nato in caso di un eventuale attacco russo alle frontiere europee orientali, dato che molti Stati Membri dell’UE non investono almeno il 2% del loro PIL nel rafforzamento militare della predetta.

Per di più, le maggiori testate nazionali e mondiali da un po’ di tempo a questa parte stanno focalizzandosi nel recente contesto europeo che si avvia ad una corsa al riarmo, proprio per prepararsi al fronteggiamento delle nuove sfide geopolitiche, a loro dire, sempre più pressanti, sempre più imminenti. Ecco perché ora l’attenzione di investimenti si è concentrata, quasi sorprendentemente, anche sulle realtà provinciali quali Foggia, da decenni abbandonata alla desertificazione infrastrutturale.

Ebbene, eccoci al punto: questo progetto di rilancio fa parte della nascente strategia di difesa comune presentata da Bruxelles: l’Europa, secondo il piano delineato dalla Commissione Europea, mira a consolidare la sua capacità di difesa attraverso acquisti congiunti, promuovendo la produzione interna e istituendo un fondo iniziale da 1,5 miliardi di euro per sostenere il settore; questo programma, denominato EDIP (European Defence Industry Programme), non solo mira a rafforzare l’industria europea della difesa, ma prevede anche di coinvolgere partner come l’Ucraina, trattata quasi come uno Stato Membro dell’UE.

L’Alto Rappresentante UE, Josep Borrell, a Bruxelles ha recentemente sottolineato l’urgenza di prepararsi adeguatamente alle sfide esistenti e potenziali, considerando la guerra ai confini europei come una realtà persistente: gli obiettivi delineati includono l’acquisto congiunto di almeno il 40% delle attrezzature militari entro il 2030 e un aumento significativo degli scambi commerciali intra-UE nel settore della difesa.

In aggiunta, ricordiamoci del grido delle ultime settimane, quasi allarmante, da parte del Presidente francese Emmanuel Macron, che ha scosso il Vecchio Continente appellandosi ad un’Europa militarmente più autonoma e resiliente con la necessità paneuropea di non dipendere esclusivamente dagli Stati Uniti per la sua sicurezza e difesa, richiamando l’attenzione sulla necessità di investimenti adeguati e di una maggiore cooperazione interna.

Inoltre, sovveniamoci dell’entrata storica della Svezia e della Norvegia nella Nato, nonché della enigmatica Steadfast Defender 2024, il nome dell’imponente esercitazione militare dell’Alleanza Atlantica lungo i paesi comunitari confinanti con la Russia, la quale vede schierati uomini e mezzi come non se ne vedevano dal 1988: essa durerà fino alla fine di maggio e sarà formata da 16 diverse operazioni in specifici nazioni o regioni.

Non è un neanche un caso che poco tempo fa, Ursula Von der Leyen, l’ormai imminente ex-Presidentessa della Commissione Europea alla fine del suo mandato in cerca del bis, abbia inaugurato ad Atene la sua campagna elettorale tutta incentrata su un’Europa che deve prepararsi alla guerra, lodando e indicando come esempio il paese ellenico (già dissanguato dalla Troika e poi tornato nelle mani della destra) per il suo attuale zelo nell’incremento della spesa militare.

A questo punto possiamo appurare che, e la Storia ce lo insegna come magistra vitae, quando molti paesi a livello mondiale si stanno riarmando, quando molti di essi fomentano delle tensioni internazionali e della competizione commerciale tra nazioni, quando si assistono a molti cambiamenti geopolitici basati sulle innovazioni militari e sulla mancanza di fiducia internazionale, tutto ciò potrebbe portare a potenziali eventi bellici, proprio come successo alla vigilia della Prima e Seconda Guerra Mondiale.

In definitiva: in realtà io non voglio instillare nessun allarmismo bellico nella gente, nonostante le evidenze soprammenzionate, ma portare tutti i cari lettori alla riflessione su quanto vagliato. Quindi, secondo voi, il miglioramento infrastrutturale agli standard militari europei è volto solo all’evoluzione positiva della mobilità paneuropea di capitali, merci e persone del Trattato di Maastricht, inclusa la Capitanata foggiana, oppure “nasconde” un veniente attacco militare russo verso l’Europa che dev’essere prevenuto e sconfitto mediante investimenti massicci nel nostro tempo, in questi giorni di difficili tensioni geopolitiche internazionali?

Possa ognuno di voi rispondere in cuor suo con tutta onestà intellettuale.

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