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I paramenti sacri di papa Benedetto XIII nella Metropolitana sipontina

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
28 Luglio 2017
Cultura // Manfredonia //

Manfredonia, 28 luglio 2017. Nella storia di una città e, specialemente, della sua diocesi, non poca importanza hanno le vicende che interessano i suoi presuli; specie poi quando questi sono stati prodighi di favori. E’ il caso, per esempio, dell’arcivescovo cardinale Orsini, poi papa Benedetto XIII, uno dei pochi papi di origine meridionale (3 negli ultimi 5 secoli). Questo pontefice, a seguito dell’ incoronazione, in Viterbo, del principe Clemente, elettore di Colonia, riceve dallo stesso, in segno di riconoscenza, dei doni preziosi. E il buon pontefice parte di questi doni fa trasferire alla Chiesa sipontina, ma nelle operazioni del trasferimento si hanno degli intoppi creati dal cardinale Coscia.

Il giudizio espresso su quest’ultimo personaggio dallo Spinelli è severissimo, tanto che, afferma, se avesse potuto vendere tutta Roma l’avrebbe pur fatto. Ed è per l’occasione, per compensare il mal tolto, che papa Benedetto XIII manda a Manfredonia i paramenti sacri indossati per la beatificazione di san Luigi Gonzaga e di san Stanislao Koskta; paramenti (ed anche suppellettili) che dovevano conservarsi presso la cattedrale di S. Lorenzo di Manfredonia, fino ai primi anni del sec. XIX, sempre sulla fede dello Spinelli, ma di cui, forse, se ne è persa la memoria.

E l’ intiero Apparato de’ Candelieri colla Croce furono destinati per donativo alla nostra Chiesa Sipontina, che fu di esso Pontefice in minoribus la sua prima Sposa; ma poi per impegno de’ Cardinali, o per abbaglio preso, un tal donativo non pervenne mai alla nostra predetta Chiesa di Siponto, ma bensì fu mandato segretamente in quella di Benevento, per premura, che aveva di farsi merito co’ Beneventani il Cardinal Coscia; lacchè dopo qualche tempo rancola al Papa, perché non avesse alcuna risposta dal capitolo Sipontino, gli dispiacque all’ultimo eccesso, prendendosela col sudetto Cardinal Coscia, perché conosceva averne di que’ Suppellettili più bisogno la Chiesa Sipontina, che la Beneventana; ond’ è, che non tralasciò d’averne particolar memoria in altra occasione, come fu nell’anno 1729, che per essersi canonizzati il Beatissimo Luigi Gonzaga, e Stanislao Kosta Gesuita, dispose l’amoroso Pontefice, che tutto il ricchissimo Apparato Ponteficale fatto a spesa della Compagnia de’ Gesuiti da lui vestito in tale Solennità, e dalli cardinali intieramente mandato si fosse alla nostra Metropolitana Chiesa Sipontina, quale puntualmente pervenne, cioè il Piviale del Papa, e l’ altro del cardinale Assistente, la Pianeta colla Stola, e manipolo, Mitre, Guanti, Sandoli, Dalmatica, Tonacella, Omerale, Faldistorio, e Cassini, Grembiale, il Calice d’oro della valuta di mille scudi Romani colla corrispondente Patena, Borza, Corporale, Palla, Purificatojo, e Velo, Dalmatica, e Tonacella per i Cardinali Diacono, e Suddiacono volli corrispondenti Manipoli, e Stola sull’ istesso andare, e lavoro della Pianeta del papa, tre Camici eguali con tre Cingoli similmente eguali con fiocchi d’oro; lacchè intieramente compose la Cappella del Pontefice, che gelosamente nella Chiesa Sipontina conservasi insino a’ nostri giorni, non solo per serbare particolare memoria di un tanto affettuoso Pastore, ma ben’ anche per conservarsi dalla nostra Chiesa Metropolitana cotanto ricco, e raro suppellettile, che al certo vantar non possono di tener altre Chiese di maggior lustro e dignità.

Delle “vesti pontificali” del cardinale Vincenzo Maria Orsini indossate sia quando era arcivescovo sipontino e sia donate quando è stato eletto pontefice, lo Spinelli ne scrive con ammirazione.

Nella nostra Chiesa Sipontina, qual più ragguardevole Ereliquia di un tal santo Pontefice (Benedetto XIII) non si conserverebbe, se l’ ignoranza del Capitolo, la poca cura degli Arcivescovi, e la non praticata devozione del Magistrato, e Parlamento Sipontino badassero, e sapessero comprendere che tutte quelle Vesti Pontificali, che celebrando esso Santo padre, mentr’era Arcivescovo in Manfredonia, e Pontefice in Roma, delle quali si vestiva, sono tanti ragguardevoli Pezzi di Ereliquie appartenentino ad esso Santo padre, li quali dovrebbero decentemente conservarsi, e mai più vestirsi dagli Arcivescovi; Nonché oggi, e prima senza alcuna stima se ne fanno irriverente uso, e pare, che con premura si pretenda dal Capitolo, e dagli Arcivescovi vederne presto il consumo, e la totale distruzione, per non aversene di tal Santo Pontefice mai più la dovuta veneranda memoria, cui tutta la obbligazione professar si deve per la contanto esatta cura Pastorale, che della Chiesa, e della Città medesima ne tenne sedendo da Cardinal Arcivescovo in questa nostra Cattedra Sipontina, e da Pontefice per anche sedendo in quella di S. Pietro in Roma.

A cura di Pasquale Ognissanti (Archivio Storico Sipontino)

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