I provvedimenti sono stati disposti dal GIP del Tribunale di Bari, dott. Anglana, su richiesta dei pubblici ministeri della Direzione Distrettuale Antimafia, dott. Gatti e dott.ssa Silvestris, a seguito di complesse indagini patrimoniali in applicazione della normativa antimafia che permette di “aggredire” i patrimoni riconducibili – direttamente o indirettamente (tramite familiari e/o interposte persone) – ai soggetti indagati per determinate tipologie di reati (traffico di sostanze stupefacenti, usura, estorsione, riciclaggio ecc.). Il soggetto colpito dalla misura cautelare patrimoniale è stato coinvolto nell’operazione “I tre moschettieri”, condotta dalla Compagnia dei Carabinieri di Vico del Gargano e conclusasi il 19 luglio scorso con l’arresto del Notarangelo, unitamente ad altri tre accoliti del citato gruppo criminoso, per estorsione continuata ed aggravata dal metodo mafioso ai danni di due imprenditori viestani, titolari di un ristorante e di un villaggio turistico, i quali erano stati costretti a versare nelle mani degli aguzzini tangenti pari a circa 1.000,00 euro al mese.
Più in particolare le attività degli inquirenti si sviluppavano attraverso:
– l’incrocio delle risultanze ricavabili dalle banche dati in uso al Corpo (Anagrafe Tributaria, Camera di Commercio, P.R.A., Catasto ecc.) grazie alle quali è stato possibile tracciare un puntuale ed analitico profilo patrimoniale dei soggetti indagati e dei loro familiari conviventi.
– l’ausilio di sofisticati sistemi informatici (il noto applicativo “MOLECOLA”) che hanno consentito di evidenziare una netta sproporzione tra l’elevato tenore di vita dei soggetti ed i redditi dichiarati da considerarsi sulla soglia della povertà; – l’analisi delle risultanze investigative emerse dell’ambito dell’operazione “I TRE MOSCHETTIERI”.
Le indagini poste in essere dalla Guardia di Finanza hanno consentito di accertare enormi sproporzioni fra le fonti di reddito dell’indagato ed il cospicuo valore dei beni mobili ed immobili nell’effettiva disponibilità dello stesso. E’ stata, infatti, accertata a fronte di esigue dichiarazioni dei redditi, nel quinquennio 2005 – 2010, la famiglia Notarangelo ha avuto la disponibilità finanziaria su conti correnti bancari pari a circa 2 milioni di euro, a cui va aggiunto il cospicuo valore dei beni mobili ed immobili posti sotto sequestro.
Tra i beni sottoposti a sequestro preventivo ex art. 12-sexies L. 356/1992 e 321 c.p.p. spiccano:
– 18 immobili, tra i quali molti di prestigio, siti in Vieste (FG);
– un’azienda con sede a Vieste (FG) operante nel settore del commercio di autovetture e di autoveicoli leggeri;
– il 50% delle quote di una Società in nome collettivo operante nel settore dei bar e caffè con sede in Vieste (FG);
– un autoveicolo e un motociclo.
Redazione Stato, defilippo@riproduzioneriservata
Manfredonia Vieste, sequestri a boss Notarangelo: 18 immobili e quote
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