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Maria Lucia Zito (Lega) “Guerra di mafia a Vieste. Conoscere e capire il fenomeno”

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
20 Giugno 2018
Manfredonia // Vieste //

Non vi sono parole nel vedere la tranquilla cittadina che ha visto crescere molti nella spensieratezza di una comunità pacifica, stretta nella morsa della mafia, con un nuovo morto ed un ferito grave, un fenomeno relativamente nuovo per la nostra terra, per il Gargano e la Capitanata, sebbene affondi le sue radici nella fine degli anni Settanta, ai tempi di Raffaele Cutolo, quando gli uomini dell’Arma s’imbatterono per la prima volta in un’associazione di modello camorristico, la “Nuova Camorra Pugliese”, operante a livello regionale, affiancata dalla “Famiglia salentina libera”, contestualizzata al Salento. Da subito, i settori in cui si manifestarono presenza e manovalanza furono estorsioni, spaccio, rapine, controllo di bische clandestine, a cui si è aggiunto di recente il traffico d’armi. Centri irradianti, secondo l’abbondante documentazione presente nelle carceri di Bari, sarebbero stati da subito Foggia, San Severo e Lucera, a cui si sono aggiunti negli anni Novanta località minori, fra cui Monte S. Angelo e Vieste. La spia principale è rappresentata dalla regolare intimidazione di commercianti e imprenditori. Criminalità, però, che non proviene soltanto dalle carceri, ma anche dal dato verificato che il territorio foggiano è stato sempre sede di soggiorni obbligati.

Fatti, questi, che avrebbero dovuto essere adeguatamente affrontati e discussi nel tempo e che invece solo nel 1989 l’allora vescovo di Foggia Monsignor Giuseppe Casale siglò con queste parole: “I metodi della camorra sono stati largamente diffusi e ispirano l’azione di coloro che, anche in Capitanata, mirano a impadronirsi, con ogni mezzo, del potere economico, condizionando la stessa gestione della cosa pubblica”. A questo punto il racket nei confronti degli imprenditori si impone come cifra interpretativa della mafia locale e culmina nell’attentato a Salvatore Spezzati, seguito da molti altri, non ultimo quello ad una nota impresa edile foggiana, costretta a chiudere bottega e a dichiarare fallimento, per i molteplici attentati dopo aver denunciato il fatto e quelli ad altrettanti noti imprenditori del turismo viestano, vittime di incendi, minacce, intimazione a chiudere, con conseguente degrado o mutazione della loro attività e condotta di vita. Alcuni dei soggetti citati sono fra i principali testimoni accusatori nel processo attualmente in corso nei confronti della mafia di Capitanata. Tralasciando la scia di sangue che tutti conosciamo, a partire da qualche anno in qua e culminata nella cronaca viestana della scorsa estate con l’uccisione di Omar Trotta in pieno giorno e nel centro storico, come la strage di agosto a S. Marco in Lamis nei pressi della stazione, secondo analisi di tipo specialistico e forense, si tratterebbe di un fenomeno mafioso difficile da debellare per le seguenti caratteristiche: omertà (più si uccide, meno se ne parla, se non a livello locale); contrasto fra immagine paradisiaca e realtà: il Gargano per esempio rappresenta, per sua stessa conformazione, un paradiso naturalistico, ma anche un pericolo. L’ex questore di Foggia sottolinea come la società criminale organizzata garganica usi kalashnikov ; quella foggiana pistole, fucili, bombe. Il terzo fattore e più importante sarebbe il “familismo”: la criminalità foggiana è molto familistica, ossia un intreccio di parenti, zii, cugini, figli. Ed è difficile che qualcuno possa tradire un parente. Il quarto fattore sarebbe quello denominato della “lupara bianca”, un metodo di vendetta basato sulla scomparsa di prove, testimoni e mandanti.

Per concludere: delle tante vittime di queste organizzazioni criminali si parla solo e prevalentemente sui giornali locali, forse un filtro voluto presso sfere più alte per proteggere da un’eccessiva pubblicità denigratoria l’enorme portata turistica del territorio, forse per puro disinteresse. La gente non ne parla o lo fa solo di recente, il fenomeno viene minimizzato e nascosto, circoscritto a fatti scollegati fra loro e dislocati nel tempo.

Al giornalista Nello Trocchia, intervenuto l’anno scorso a Mattinata per relazionare sui fatti e aggredito, tutti gli intervistati rispondono di non sapere cos’è la mafia, mentre un ex rappresentante istituzionale dichiara al medesimo giornalista, nel corso di una festa patronale, che “la mafia non pesa a livello comunale”. E si può davvero concludere dicendo che la cronica mancanza di Forze dell’Ordine, dislocate nel tempo sui territori toccati dal fenomeno, sia il principale vulnus evidenziato dalle Commissioni Anti-Mafia nominate per indagare e seguire i fatti. Ci auguriamo che l’attuale, ampio spiegamento di Forze dell’Ordine, come il Reparto di Prevenzione Anti-Crimine, da qualche mese stanziato nel Comune di San Severo e referente per tutto il Nord pugliese, possano svolgere in maniera capillare e adeguata le loro funzioni, sostenuti dai nuovi rappresentati parlamentari e istituzionali, con proposte fattuali e legislative sempre più attente e concrete ai temi della Legalità e della Sicurezza anche nel Gargano e in Capitanata.

Estratto della relazione per il Convegno “Legalità e Sicurezza Urbana”- San Severo (12 novembre 2017)
Maria Lucia Zito, Coordinatrice Lega Salvini Premier Vieste e referente Capitanata Nord

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