Questa scheda è spoiler-free: nel rispetto del lettore vergine della visione del film verranno isolate, nell’arco della recensione, eventuali rivelazioni critiche di trama (spoiler) su note a piè pagina, oltre a essere suggerito, a fine articolo, un indice della presenza di punti sensibili nell’opera il cui svelamento accidentale possa incidere su una sua corretta fruizione
Titolo originale: MirrorMask
Nazione: Stati Uniti, Regno Unito
Genere: fantasy
APPASSIONATI a parte, è probabile che molti ignorino l’esito cinematografico della storica collaborazione fra il noto fumettista Dave McKean e lo scrittore Neil Gaiman. Si tratta di MirrorMask, variante onirica e psichedelica di Alice nel paese delle meraviglie, che narra le vicissitudini improbabili di una ragazza proiettata in un mondo irreale alle prese con una perfida regina, della quale viene scambiata per figlia. La Maschera Specchio è l’unica speranza per uscire dall’incubo.
Chi conosce l’arte di Dave McKean avrà pane per i suoi denti nel tuffarsi nell’allucinato mondo favolistico di MirrorMask, fatto di colori saturi, sfumati, dominanti di rosso e verde, collage tra disegni e fotografia, tra esseri umani e prodotti della computer graphic. Nonostante il barocchismo della coppia di artisti, sorta di overdose che Terry Gilliam non potrebbe non amare, è difficile resistere alla tentazione di lasciarsi andare in questo universo multicolore stordente e pieno di immaginazione, allamati come dei bambini di fronte ad una giostra magica.
Se da un lato non si riesce a essere inclementi di fronte all’efficacia di un tale trip ad occhi aperti, si avverte allo stesso tempo una costante sproporzionata iniezione di fantasia che lascia spesso vacillare oltre la sazietà. Il cambio di ritmo e la varietà aiutano a superare i tanti momenti di saturazione, ma è innegabile l’effetto di accumulo per combinati eccessi. Così, contro i buoni risultati di una prima visione, è probabile si scaglino quelli delle successive, che continuerebbero a deliziare solo i fan indefessi del fumettista (curatore delle scenografie) ma annoierebbero gli altri, spossati da un martellamento visivo senza adeguato supporto di sceneggiatura.
Quel che manca a MirrorMask è esattamente quel che, invece, Terry Gilliam riesce a dare in opere centrate come Parnassus o in quelle meno riuscite come Tideland, attraverso un lavoro di scrittura in grado di incollare le eruzioni di immaginazione altrimenti incontrollabili.
Che si salga sulla giostra a occhi chiusi, ma li si apra alla fine, per tornare alla realtà.
Per essere grandi registi serve altro.
Valutazione: 6.5/10
Spoiler: 2/10
Copertina: MirrorMask – dal film
altreVisioni
The House of the Devil, T. West (2009) – cinema satanico centrato in atmosfera, meno nelle dinamiche di tensione e originalità *6.5
In Stato d’osservazione
Somnia, M. Flanagan (2005) – horror *2apr