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L’equivoco dello schiaffo educativo

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
6 Aprile 2013
Editoriali //
Maria Montessori (montessori.cz@)

E’ triste, nel paese che ha dato i natali a Maria Montessori, dover scrivere ancora oggi un articolo per confutare l’opinione che gli schiaffi possano essere educativi. E’ triste ma necessario, poiché si tratta di una convinzione ancora ben salda e diffusa, come lo è la pratica corrispondente. Ho avuto modo di constatare che si tratta di una convinzione diffusa anche tra i giovani, ed in particolare tra quei giovani che, per gli studi intrapresi, si troveranno con ogni probabilità a lavorare in futuro nel sociale ed in campo educativo.

Vorrei provare a spiegare per quale motivo ritengo che questa convinzione sia una bestialità pedagogica, e che la pratica corrispondente sia una violenza inaccettabile. Faccio notare, per cominciare, che nessun soggetto può essere preso a schiaffi impunemente. Una donna non può essere presa a schiaffi dal marito, un lavoratore non può essere preso a schiaffi dal suo superiore, un cliente importuno non può essere preso a schiaffi dal commesso, e così via. Nemmeno il giudice, dopo aver letto la sentenza, può prendere a schiaffi l’imputato, e lo stesso vale per le guardie carcerarie. Perché una persona condannata, poniamo, per omicidio non può essere presa a schiaffi, mentre un bambino che ha mangiato di nascosto la cioccolata sì? Perché nella nostra società il detenuto resta, nonostante la condanna, un essere umano dotato di dignità (ed è giusto che sia così); il bambino no. Il bambino è un essere umano a metà, per così dire; per quanto sia grande l’amore che affermiamo di provare per lui, non siamo disposti a riconoscergli piena umanità e piena dignità. Altrimenti mai ci sogneremmo di prenderlo a schiaffi.

Si dirà: ma il bambino non è, appunto, un uomo; non ha ancora sviluppato le sue capacità. E questo è un motivo per negargli dignità? Seguendo questa logica, bisognerebbe dunque prendere a schiaffi i portatori di handicap, le persone con ritardo mentale, i malati, i vecchi ormai spenti. Invece pensiamo il contrario: qualsiasi atto di violenza verso questi soggetti viene considerato particolarmente grave proprio perché si tratta di soggetti deboli. Perché non vale lo stesso con i bambini?

Nel caso dei bambini, la violenza ha l’alibi dell’educazione. Bisogna a questo punto chiedersi cos’è educazione. Senza farla troppo lunga, possiamo con ragionevole approssimazione dire che educare vuol dire aiutare una persona a crescere ed a diventare una persona completa. Ora, chi schiaffeggia un bambino è guidato da questa concezione dell’educazione? Lo dubito. Per chi usa lo schiaffo come risorsa pedagogica educare è evidentemente una cosa diversa: fare in modo che il proprio figlio faccia quello che lui vuole, che ubbidisca, che non dia fastidio, che si lasci guidare dall’esterno. Tutto questo ha naturalmente ben poco a che fare con l’educazione intesa nel suo senso autentico. Un bambino che non dà fastidio, che ubbidisce ai genitori, che si lascia guidare non è un bambino educato. Può essere, al contrario, un bambino infelice, incapace di esprimere i suoi bisogni, inibito. Un bambino che diventerà un adulto conformista, una persona priva di originalità e incapace di scelte autonome.

Lo schiaffo rivela dunque un tragico equivoco di fondo riguardante l’educazione. Si pensa che educare significhi modellare dall’esterno, mentre vuol dire creare le condizioni perché il bambino prenda forma da sé; che voglia dire far tacere, mentre vuol dire dare la parola. Perché vi sia educazione occorre una disposizione preliminare: la capacità di mettersi dalla parte del bambino, di ascoltarne e rispettarne i bisogni. L’adulto che ricorre alla violenza interpreta al contrario il rapporto educativo a partire da sé stesso, dalle sue esigenze, da quello che vuole o non vuole che il bambino faccia. Il bambino come essere autonomo per lui semplicemente non esiste. E dunque non esiste l’educazione.

E’ interessante, poi, che anche coloro che affermano il valore educativo dello schiaffo si guardino bene dal riconoscere ad altre figure educative il diritto di prendere a schiaffi il loro figlio. Genitori che schiaffeggiano normalmente i bambini sono pronti a correre a scuola a protestare se vengono a conoscenza della minima violenza fatta ai loro figli dagli insegnanti. Perché? Se lo schiaffo educa, e l’insegnante educa, l’insegnante dovrebbe poter ricorrere allo schiaffo. E’ un semplice sillogismo. Se si nega agli insegnanti il diritto di schiaffeggiare i bambini, è perché si sa in fondo che non è affatto vero che lo schiaffo educa. Il genitore sa bene, anche se lo nega, che si tratta di una violenza, e pensa di essere l’unico ad avere il diritto di compiere quella violenza. C’è, al fondo, una concezione pericolosissima: l’idea che il bambino sia proprietà della famiglia, che può farne quello che vuole. Un genitore può picchiare il bambino, l’insegnante no, perché il bambino è cosa del genitore, non dell’insegnante.

Ma cosa succede a un bambino che viene preso a schiaffi? Proviamo a guardare le cose dal punto di vista del bambino. Immaginiamo che abbia sei o sette anni. Il suo corpo è minuscolo rispetto all’ambiente ed al corpo di quelli che ha intorno. E’ un nano in un mondo di giganti. Questo è il primo aspetto da considerare: l’impotenza fisica. Il bambino, per la sua inferiorità corporea, si sente debole ed indifeso, in balia dei grandi, che possono fare di lui quello che vogliono. La mano di un adulto è gigantesca per lui. E’ un po’ come, per noi, essere colpiti da un essere mostruoso.
Chiunque riceva violenza sviluppa sentimenti negativi: l’impressione di essere stato vittima di una ingiustizia, la rabbia, la paura. La paura è in particolarmente devastante; meglio la rabbia della paura. Un bambino di quell’età considera i propri genitori come un modello.

Non, si badi, per quello che dicono, ma per quello che fanno. Questa è una cosa fondamentale. Non educhiamo con le parole, educhiamo con i fatti. Se prendiamo a schiaffi un bambino, è poi assolutamente inutile dirgli che la violenza è sbagliata. Con le nostre azioni gli stiamo dicendo il contrario, e per i bambini contano le nostre azioni, non le nostre parole. Ecco dunque una delle conseguenze di questa pedagogia bestiale: il bambino che subisce violenza diventa violento; gli schiaffi ricevuti a casa li restituisce a scuola ai compagni. L’insegnante chiama poi i genitori e si lamenta del comportamento del bambino; ed a casa il genitore punisce il bambino per aver preso a schiaffi il compagno prendendolo a sua volta a schiaffi. Il circolo vizioso continua.

In sostanza, ricorrendo allo schiaffo il genitore baratta lo sviluppo sereno di suo figlio per qualche momento di tranquillità. Qualche momento, non di più. Perché è una illusione credere che il bambino educato a suon di schiaffi vanga su davvero tranquillo ed ubbidiente. Al contrario. In anni di lavoro educativo ho avuto modo di osservare una costante: i bambini più irrequieti (e spesso violenti) sono quelli che vengono educati nel modo più rude. Non occorre essere dei pedagogisti per capire il perché. Il bambino è come una spugna: assorbe dall’ambiente. Ed in particolare, ovviamente, dall’ambiente familiare. Se in quest’ambiente c’è malessere relazionale, il bambino crescerà con questo stesso malessere. Se in una famiglia i conflitti si affrontano con la violenza fisica o verbale, il bambino affronterà i conflitti in questo modo. Inutilmente i genitori gli diranno che non dovrà fare così. Per ottenere un diverso comportamento, dovrebbero cambiare clima familiare. Cosa molto più difficile che dare uno schiaffo ad un bambino o rimproverarlo.

I bambini hanno bisogno di un clima sereno, hanno bisogno di osservare quotidianamente esempi di rispetto reciproco, di ascolto, di amore. Hanno bisogno dell’esempio di adulti che siano in grado di affrontare i conflitti in modo costruttivo. Hanno bisogno di delicatezza, di cura, di armonia. Diamo loro invece minacce, punizioni, regole inutili, perfino violenza fisica. Ogni volta che educhiamo un bambino abbiamo la possibilità di cambiare (in modo infinitesimale, ma non per questo non significativo) il mondo oppure di confermare le sue strutture di dominio. A noi la scelta.

(A cura di Antonio Vigilante, saggista – antoniovigilante@gmail.com)

67 commenti su "L’equivoco dello schiaffo educativo"

  1. Sullo schiaffo inteso come violenza lo condanno e ci mancherebbe altro (ma sfido a trovare genitori con un briciolo di cervello che lo facciano) ma io sono per lo schiaffo salutare che sta a significare il sudore per diventare tale del genitore o dell’insegnante. Dobbiamo saper dire di no per far diventare i ragazzi la nuova classe dirigente del Paese.

  2. Oggi è tutto troppo facile…i soldi non si lavorano ma si trovano vedendo specie alcune trasmissioni televisive…questo è devastante per i cervelli dei nostri ragazzi. Qualche ceffone a volte è salutare!

  3. Concordo appieno! Solo che è difficile, molto più difficile parlare, dare l’esempio, ascoltare, ecco perché tanti si celano dietro la bugia dello schiaffo a fin di bene!

  4. Miki: Il problema è che non esiste uno schiaffo non inteso come violenza. Lo schiaffo è un gesto intrinsecamente violento. Si può dire di no anche senza ricorrere allo schiaffo.

  5. Non sono per niente d’accordo che oggi sia tutto troppo facile. Al contrario: per i ragazzi di oggi è tutto estremamente difficile: trovare un lavoro che non sia precario e malpagati, diventare autonomi, farsi una famiglia, essere rispettati…
    L’espressione “schiaffo salutare” è un ossimoro. Le ragioni le ho spiegate nell’articolo, e dovrei ripetermi. Aggiungo solo che in alcuni paesi come la Danimarca se prendi a schiaffi tuo figlio finisci in galera. E non mi pare che i ragazzi danesi siano più maleducati dei nostri. Al contrario. Evidentemente la pedagogia dello schiaffo, così diffusa, non serve affatto a far sì che i nostri ragazzi siano più “educati”. Esprime piuttosto, mi pare, la frustrazione dei genitori.

  6. Concordo pienamente con l’autore: se un genitore arriva ad usare lo schiaffo è solo perchè ha fallito, perchè non è riuscito a stabilire col figlio un rapporto di fiducia che renda non necessario lo schiaffo. Saper dire di NO non ha nulla a che fare con la violenza! Si può dire di no senza usare le mani e senza urlare e sarebbe bene che i nostri figli lo imparassero!!! Mia figlia ha quasi 7 anni, MAI preso uno schiaffo ed è SEMPRE la più educata di qualsiasi gruppo frequenti, e vi assicuro che non è indole perchè ha un carattere forte e determinato, ma se si costruisce il rapporto corretto anche il più agitato diventa una persona rispettosa e attenta.

  7. Col mio agitatissimo primo figlio di sei anni, lo schiaffone talvolta é scappato. Ma é stato il segno del fallimento, del mio aver toccato il fondo. Che esempio é perdere il controllo? Pessimo. Io purtroppo, pur concordando assolutamente con l’autore, talvolta lo perdo, forse perché da piccola ne ho prese!

  8. Questo è l’articolo più bello che io abbia letto negli ultimi anni! Finalmente qualcuno che da voce alle mie intuizioni di mamma! Grazie infinite.

  9. Non avrei potuto spiegare meglio il mio pensiero. Sono d’accordissimo con l’autore e con Caterina. Purtroppo però è un messaggio che in Italia ancora non viene capito.

  10. Gentile Antonio, non sono molto bravo a scrivere, tuttavia cercherò di esprimere perchè considero superficiale ed ospite di sciocchezze l’articolo. Inizio dal commento sulla Danimarca, credo che un paese dove i genitori siano al top dei problemi di alcolismo con una media di 125 litri di birra/anno, abbia ben poco da insegnare sull’educazione. Veniamo all’articolo: il genitore che da uno schiaffo non baratta nulla per la propria tranquillità. Normalmente dopo aver battuto il proprio figlio non ci si sente bene. Se si vuole stare tranquilli i figli li si manda in giardino. Per come la vedo io l’elmetto (o pistolotto o sermone) è peggio dello scapaccione. Lo scapaccione è una pena, come tale riporta il reo ad aver saldato il “debito con la società”. Diverso è far sentire il bambino inadeguato, cattivo etc.etc. per una cattiva azione o una disubbidienza. Ho conosciuto molti bambini definiti “difficili” che si giustificavano dicendo “tanto io sono cattivo.”.
    L’affermazione “per i bambini contano le nostre azioni, non le nostre parole.” mi trova in disaccordo. Ai propri figli bisogna parlare, ascoltare e per loro contano sia le parole, sia le azioni. Tralascio la questione delle manoni e dell’omone cattivo che sono, nella mia esperienza assurde. I miei figli hanno più paura di uno scorpione, un ape o una vipera che del ceffone della madre, anche se sono insetti ed animali piccolissimi.

  11. @Miki: e non possiamo dire di no senza schiffo? Non possiamo insegnare che le parole e l’intelligenza valgono di più di qualunque violenza? Non possiamo dare il buon esempio ai nostri figli? Non possiamo spiegare loro la vita?

  12. Col dialogo e l’esempio si infonde autorevolezza e fiducia, con lo schiaffo si afferma la propria autorità sul bambino. Sono scelte che ogni genitore si trova a fare ogni giorno e che richiedono fatica e impegno nel primo caso, conformismo nel secondo.

  13. Sono del tutto d’accordo. Chi non lo è può approfondire la questione sul sito di NTIS – non togliermi il sorriso. Picchiare fa male. Sempre. È sbagliato
    Sempre. È una violenza inaccettabile. Sempre!

  14. Sono millenni che si usa lo schiaffone come metodo educativo. Non mi sembra che abbiamo costruito una società molto pacifica né serena. Proviamo a metterci in discussione.
    Mi pare che gli argomenti dell’autore siano così lineari e comprensibili che solo chi vuol giustificare se stesso e soprattutto i propri genitori, non accetti questo modo di considerare – rispettare – i bambini.
    I bambini nascono giusti, vanno accompagnarti non raddrizzati…

  15. allora chiamiamolo “scapaccione”. in casi in cui un bambino si sia messo in grave pericolo la reazione di terrore, la volontà del genitore di imprimere nella mente del figlio la gravità dell’accaduto, potrebbe giustificare il gesto.lo scapaccione è uno strumento che interrompe un comportamento parossistico, nn una modalità educativa consueta ed è giustificabile solo in questo caso. nn può essere uno sfogo del genitore…. colpisco te così che tu impari a nn colpire gli altri: questa è un’aberrazione.

  16. Non sono minimamente d’accordo con questo articolo, anzi solo con l’ultimo paragrafo, per il resto mi sembra che si debba fare una doverosa precisazione, si stà parlando di schiaffi spezzacollo o di schiaffetti/buffetti sul sedere o comunque indolori? un conto è se si lasciano le 5 dita stampate sulle guance di un bambino, un conto se si da uno schiaffetto simbolico, solo per far capire al bambino, dopo averci provato più volte oralmente, che quello che sta facendo è sbagliato, l’importante non è se si picchia o meno (sempre nel limite della violenza), ma che ci sia dialogo con i bambini, mia nonna prima ti menava e poi ti diceva perchè ti aveva menato, e mia madre è venuta su normalissima senza nessuna predisposizione alla violenza. Quindi se invece di fare i sessantottini pacifisti si cominciasse ad insegnare alla gente a parlare più liberamente con i propri figli, anche con qualche scappellotto quando ci vuole, non ci sarebbe bisogno di questi articoli.
    P.S.
    Sono d’accordo completamente anche con Ivano!

  17. Ivano:

    1. Singolare la correlazione tra consumo di birra ed educazione. La Danimarca è al ventiquattresimo posto al mondo per il consumo di bitta pro-capite (http://it.wikipedia.org/wiki/Lista_di_paesi_per_consumo_di_birra_pro_capite). L’Italia è invece al terzo posto al mondo per il consumo di vino pro-capite ()http://www.inumeridelvino.it/2012/05/i-consumi-di-vino-nel-mondo-aggiornamento-oiv-2011.html). Dov’è che “i genitori sono al top dei problemi di alcolismo”?

    2. Se davvero un genitore stesse male dopo aver picchiato il figlio, non lo rifarebbe. Non riesco a figurarmi un genitore che si imponga la violenza di picchiare il proprio figlio. None escludo che possa esistere: ma come caso curioso, più che come normalità. Chi colpisce un bambino in genere lo fa per zittirlo o per sfogare la propria rabbia.

    3. Ragionare in termini di “pena”, di “debito con la società” eccetera con un bambino è, mi sembra, il modo migliore per allevare un piccolo criminale. Sono pienamente d’accordo con quello che dice a proposito del “far sentire il bambino inadeguato” o cattivo. Ma mi pare che lei non si accorga della contraddizione. Prendere a schiaffi un bambino affinché soffra la pena e saldi il “debito con la società” vuol dire, appunto, farlo sentire cattivo e inadeguato.

    4. Per i bambini contano sia le parole che le azioni, certo. Ma le parole contano solo nella misura in cui sono confortare e confermate dalle azioni. Se dico a un bambino una cosa, e ne faccio un’altra, le mie parole sono inutili. Non posso in alcun modo insegnare a un bambino che la violenza è sbagliata, se lo picchio.

    5. Uno schiaffo può essere dato in modo più o meno violento. Uno schiaffo dato in modo violento fa molto male, proprio perché la mano di un adulto è per un bambino piccolo come la mano di un gigante. Ma, come ho scritto, ciò che conta di più è l’umiliazione.

  18. Assolutamente d’accordo! Non ho figli ma da tempo leggo libri e cerco siti web che parlano dell’educazione e di tutto quello che riguarda i bambini perchè vorrei essere il più possibile preparata quando diventerò mamma. In questi anni ho avuto l’occasione di fare la baby sitter a molti bambini e mi sono resa conto che in alcuni momenti quando si è stanchi, si hanno molte cose da fare e i bambini non mangiano o non fanno i compiti perchè uno guarda qualche stupido programma alla tv, l’altro vuole le caramelle del fratello e l’altro deve assolutamente finire una missione al game boy qualche strillata e uno schiaffo potrebbero scappare ma non mi sono mai permessa anche perchè sono assolutamente convinta che non servano a nulla e siano un modo per sfogare il nostro nervosismo, il bisogno di annintare il bambino con la forza sottomettendolo al nostro volere, quello di una persona più matura che spesso con comprende gli stati d’animo del bambino e preferisce costringerlo a fare quello che ritiene più giusto con uno schiaffo(la cosa più facile in quel momento) piuttosto che ascoltarlo, spiegargli le motivazioni per cui in quel momento sarebbe più giusto fare un’altra cosa. Questa secondo me è la cosa più difficile dell’essere genitori:ascoltare, immedesimarsi nel bambino,educare con il comportamento e non con le parole come afferma il signor Antonio Vigilante. I miei genitori mi hanno sempre detto di non fumare e poi sono stati loro i primi a farlo ogni giorno della loro vita! Come potevo capire che era una cosa negativa,ho sempre pensato ok farà male ma se loro lo fanno e sono ancora qui in discreta salute perchè non dovrei farlo neppure io?

  19. Leggere di persone che pensano lo schiaffo possa ‘servire’ per crescere un figlio è un qualcosa che mi lascia semplicemente allibito …

  20. Esterefatta dalla maggior parte dei commenti non a favore dell’articolo. I figli si educano con amore, esempio e coerenza. Sono cresciuta a suon di schiaffi ma non sono una persona che sa affrontare la vita grazie a questo. Ho due figlie che non ho mai punito in tal modo e sono ragazze che sanno confrontarsi con il mondo in modo sereno, educato, critico e gioioso. Grazie sicuramente al rispetto che in famiglia abbiamo avuto per loro. Noi adulti vogliamo essere rispettati, anche noi dobbiamo rispettare i nostri figli. Le punizioni corporali sono solo l’esercizio di un potere che abbiamo o uno sfogo quando non sappiamo come far fronte ai comportamenti dei nostri figli ma poco ha a che vedere con il loro bisogno di essere accompagnati in un percorso di crescita dove solo…il rispetto…deve essere ciò che ci fa essere amati, seguiti e apprezzati. Certo che i figli dopo un sonoro schiaffo faranno ciò che chiediamo, ma non è così che avranno imparato la responsabilità verso se stessi e gli altri. I bambini si adattono a tutto pur di non perdere l’amore dei genitori e solo questo li fa muovere. Sta a noi renderli adulti consapevoli e non adulti soldati. Leggete la psicoterapeuta Alice Miller…e riflettete. C’è sempre tempo e modo per mettersi in discussione.

  21. Grazie..lo leggo molto volentieri. Negli scritti della Miller ho ritrovato il mio pensiero frutto di tante riflessioni. Ho perdonato il “modello educativo” dei miei genitori figli del “dopo guerra” ma oggi è ancor più grave che giovani genitori sposino un pensiero ormai obsoleto anche se purtroppo “comodo” rispetto alla fatica di mettersi allo stesso livello dei nostri bambini per capire il loro cuore la loro anima.

  22. Che dire? concordo pienamente, so di aver sbagliato tantissimo con il primo figlio, che ora ha vent’anni e fortunatamente per lui un bel carattere deciso, oltre ad essere veramente un bravo ragazzo… mi dispiace tantissimo di avergliele suonate così tante volte. comunque si trattava sempre assolutamente di perdita di pazienza da parte mia, non di metodo educativo. sei anni dopo, con il secondo, mi sono relazionata molto meglio, non credo di avergli mai dato alcuno schiaffo nè altro… ora è ugualmente un bravissimo ragazzo… fortunatamente per noi i nostri figli ci perdonano tante cose… anche l’inesperienza dei primi anni.

  23. Quanto buonismo! Quanti di voi hanno preso degli schiaffi da piccoli? Alzi la mano chi va in terapia o ha disturbi psichici a causa di questi schiaffi.

  24. Complimenti! Testo bellissimo. Sono totalmente d´accordo con tutto. Educare é faticoso, ci vuole empatia, dialogo e mai mai violenza. I figli non sono proprietà dei genitori, devono essere protetti ed amati.

  25. @Gabry, io potrei alzare la mano perchè ho preso tanti schiaffi da piccola da mia madre e vedevo anche mia sorella più grande e mia madre darsele di santa ragione, risultato è che dopo anni e anni di schiaffi inutili a circa 16 anni ho cominciato a tornarli indierto a mia madre! Non ne vado certo fiera però non ne potevo più. Ecco posso dire che mia madre è una di quelle persone che ti dicono quello non si fa però io lo posso fare perchè sono la madre, ed io sono cresciuta con un sacco di problemi di autostima al puto da avere attacchi di panico e dover prendere farmaci, oggi ho 35 anni e ancora non riesco a parlare in pubblico se tutti mi guardano mi viene un attacco. Soffro terribilmente e analizzando il mio passato sono certa che le mie insicurezze sono dovute all’educazione di mia madre.

  26. Proprio qualche sera fa mi sono trovata sola contro 4 persone, ad affrontare questo argomento. Leggere il suo articolo è stato per me fondamentale per confermare quello che penso e che sempre ho difeso. Se mi permette, ho pubblicato il suo articolo su facebook, citandola ovviamente, perchè la stima che ho provato per lei, leggendo le sue righe, è stata troppo grande, non potevo non condividerla con il mondo. Mentre andavo avanti con la lettura mi si è riempito il cuore e mi sono sentita finalmente capita da qualcuno! Mi ha dato speranza e forza. Inutile aggiungere che non solo condivido pienamente tutto quello che lei ha scritto, ma non vedo l’ora di far leggere il suo articolo a quante più persone possibili. Massima stima per lei! GRAZIE!!!!!

  27. Bhe, proprio ieri sera ho dato uno schiaffo a mia figlia e preso dai rimorsi cercavo una giustificazione al mio gesto in rete. Si non sono un genitore preparato anche io ho le mie debolezze e certe volte lo ammetto cerco un momento di tranquillità’ mandano i figli a giocare nelle proprie stanze o vado io nello studio. Grave molto grave, ma non posso essere padre, genitore, marito, amante, amico sempre. Anche io ho i miei momenti no, quello che ho fatto ieri e capitato dopo ore e ore di continui “No, questo non si fa’, siediti bene, mangia con le posate e siediti bene”. Si avrei dovuto capire che in quel momento cercava attenzioni e sia io che mia moglie eravamo impegnati a terminare la giornata al PC. Ma quando si presenta e tavola con le forbici e cerca di tagliarsi le unghie e ti le dici “guarda che ti fai male ” e lei infila il dito tra le forbici ti guarda e fa le smorfie, ho perso il controllo. Si, adesso che rivedo in modo distaccato condanno il quel gesto, ma ci sono tante tante cose che ti portano a non avere quella lucidita’ che serve per affrontare certe situazioni. Come e’ anche vero che ci si nasconde dietro teorie educative per mascherare delle banali debolezze. Perche’ di questo si parla. Non certo di violenze ripetute (anche se verbalmente) e angherie che sopportiamo tutti i giorni, in ufficio come per strada o in fila alla posta. Diciamo che come sempre sono riuscito a trovare il bandolo della matassa e certamente non grazie al tuo articolo che condivido in certi sensi ed per altri disapprovo. Non bisogna ricorrere allo schiaffo come metodo educativo, ma non possiamo condannare un genitore se in casi estremi ricorre allo schiaffo come metodo correttivo ed io aggiungo liberatorio. Perché’ essere genitori/educatori e’ un lavoro a temo pieno e parlo di 18 ore su 24. E non puoi essere sempre al 100%, prima o poi dici “adesso basta fai come ti dico” magari quando hai tempo e calma gli spieghi anche perché. Si, perché sicuramente si ripresenterà’ la stessa situazione o condizione dove tu genitore hai capito il tuo errore ma tuo figlio (anche se con un leggero timore) ti mettera’ nuovamente alla prova. Quindi non generalizziamo troppo non facciamo passare per carnefici chi come me cerca ti imparare ad educare i proprio figli al meglio. Si lo schiaffo e’ da condannare ma lo puo’ fare solo un genitore. Ah dimenticavo le mie due piccole hanno 6 e 5 anni. P.s. prima invio poi rileggo

  28. E la violenza psicologica che i monelli fanno sull’adulto non la si valuta mai?
    Se un bimbo a scuola ne aggredisce un altro provocando danni a quest’ultimo l’insegnante come dovrebbe comportarsi?
    Dovrebbe dire (considerando che può intervenire soltanto verbalmente):
    “per favore!…non colpirlo più!…guarda che cosi il tuo compagno si fa male!…vedi!…gli hai ferito un occhio!…ora non potrà più vedere!….per favore lasciagli almeno l’altro occhio!
    ….
    è colpa della gente ignorante che sostiene l’inutilità dello schiaffo educativo e di qualsiasi mezzo di repressione contro i nostri figli se i nostri tempi sono quello che sono!
    Così facendo evolveremo sempre più verso il caos collettivo. Pura assenza di regole.

  29. E basta con tutte queste stupidaggini!I pedagogisti sono il male dell educazione,un educazione studiata in teoria ma che in pratica è molto difficile da “impartire”.Scrivo il termine tra virgolette perchè qualcuno di loro potrebbe dire che anche impartire è sbagliato.Stiamo crescendo una massa di maleducati irrispettosi dell adulto e dell autorità in genere.li cresciamo convinti che tutti li debbano lisciare come fanno i genitori ,ma la vita non è cosi. Capiterà di dover obbedire senza ottenere risposta a nessun perchè,di prendere schiaffi morali e di rispettare l autorità precostituita.Non educhiamo figli in linea con la vita…oltretutto a volte lo schiaffo è necessario per bloccare,dopo magari si potranno dare delle spiegazioni. La sculacciata o lo schiaffo non si possono chiamare violenza,si fa un grave errore,la violenza è tutt altra cosa.Riappropriamoci del nostro potere educativo prima che a prenderci a schiaffi siano i nostri figli.

  30. è meraviglioso questo artico, grazie! ma com’è diffcile metterlo in pratica, com’è difficile uscire da un modello educativo perpetrato per decenni su di noi, prima bambini e oggi genitori…spesso , con un bimbo nel pieno dei terribili due, mi scontro intimimamente con questa dualità: la consapevolezza che lo sculaccione fa più male che bene, e l’incapacità di trovare una modalità educativa differente specie nelle situazioni più critiche. Continuerò però sempre ad essere critica verso me stessa come mamma e a non accettare supinamente l’idea che un bambino vada “piegato” alle nostre esigenze anche con la violenza.

  31. Io posso capire che talvolta scappi la pazienza (in quel caso, se si è estremamente agitati, meglio allontanarsi dal bambino prima di fare cose di cui potersi pentire) ma da qui a voler giustificare lo schiaffo come metodo educativo ce ne corre!!
    Se tu schiaffeggi tuo figlio hai già perso, se per imporre la tua autorità su qualcuno che dipende da te praticamente in tutto devi usare le mani non sai cosa vuol dire essere autorevole. Se per dire “no” picchi, hai qualche problema.
    Detto ciò, io non criminalizzerei uno schiaffetto estemporaneo, non perché sia giustificabile, ma perché un genitore è un essere umano, ha il diritto di essere stanco e può capitare di sbagliare. Ma se si riesce a tenere duro e a mantenere un clima di benessere relazionale sarà sempre più facile farsi ascoltare e avere un bimbo sereno.

  32. Concordo con l’articolo, essendo cresciuta tra l’altro in una famiglia che usa il famoso schiaffo come grande ed “indispensabile” modello educativo… avrei solo una domanda con una premessa: vorrei tanto non ricorrere alla violenza ma in un caso davvero non ho saputo trovare alternative con un conseguente senso di fallimento… mio figlio di un anno stava prendendo il gusto di mordermi il capezzolo, stava diventando un gioco per lui, ed ho provato a sgridarlo con voce ferma, ho pianto delle volte per il dolore, ho urlato… nulla, allora ho provato ad introdurli una sensazione per lui fastidiosa (dita nel naso) nulla…. ho provato per farlo staccare ad tappargli il naso si staccava ma appena si riattaccava mi rimordeva inutile dire le condizioni del seno, e non volevo e non voglio interrompere ora l’allattamento…. una settimana fa esausta gli ho tirato uno schiaffo deciso sulla mano inutile parlarvi dei sensi di colpa e mi sarebbe piaciuto davvero che non fosse servito ma… da quel giorno non lo ha fatto più! Dove ho sbagliato?? non voglio che sia l’unico modo per fargli capire le cose mi fa sentire una madre fallita! come faccio? scusate il poema ma è una cosa che mi sta molto a cuore! Grazie!

  33. Lavoro in una scuola dell’infanzia e concordo con la teoria che lo schiaffo non si debba dare!
    Sono una mamma e qualche volta una sculacciata sul sedere l ho data!

    Il mio pensiero muta di anno in anno più cambia la generazione di genitori che mi porta i figli più penso che sono i genitori che dovrei prendere a schiaffi così permissivi così molli senza regole e senza autorevolezza ma dove stiamo finendo??? Poi leggo questo articolo e capisco che molti genitori si faranno forti di quanto letto e si faranno mettere i piedi in testa ancora con più sottomissione dal reuccio di casa …. Aspetto la pensione con gioia!

  34. Magnifico articolo, spiace solo che debba essere necessario ribadire concetti cosi’ lapalissiani al giorno d’oggi. A Silvia, che spero non sia un’edicatrice, dico che non si puo’ far passare l’equazione che se non usi la violenza sei un genitore permissivo. Aggiungo che vanno messi sullo stesso piano botte, schiaffi, sculacciate, buffetti, ecc. perche’ sono tutte manifestazioni violente di una volonta’ di controllo.

    Il Comportamentismo e’ superato, i risultati hanno solo dimostrato cio’ che era ovvio, che l’Uomo e’ una creatura diversa, molto piu’ complessa di un animale da addestramento.

    E” scritto all’inizio dell’articolo: Montessori la conoscete? Lei l’aveva capito un secolo fa, che i bambini sono desiderosi di imparare e di aiutare la societa’, perche’ cosi’ e’ la natura dell’Uomo. Se questo bisogno e’ capito e indirizzato bene, esce un individuo in equilibrio con se stesso e gli altri, e quindi una societa’ che sa esprimere pienamente la propria Umanita’. Non sono cose piccole, e non e’ solo sterile teoria, e’ pratica applicata, che si puo’ vedere con i propri occhi in tutte le scuole Montessori del mondo.

  35. Bravo, bravo, BRA-VOOOOOOO! E siccome per evidenti motivi (non si può dire tutto in una sola volta se no si infievolisce il messaggio) l’autore non ha insistito sulla violenza verbale, allora insisto io: le arrabbiature, le sgridate, i toni aggressivi non sono educazione, sono solo lo sfogo di genitori poco maturi (immaturi nel controllo di loro stessi intendo) a corto di strumenti per farsi rispettare. E’ facile essere ubbiditi sgridando un bambino, più difficile sfoggiare autorità senza alzare la voce. Complimenti all’autore

  36. Non mi pare di essere una pazza disturbata solo perché ho preso degli scappacioni da piccola, anzi.
    In ogni caso vorrei vedere chi di voi, con un adorabile pargoletto piangente e strepitante, dopo avergli ripetuto magari una ventina di volte di staresene buono e tranquillo provasse ancora ad indurlo al silenzio e alla disciplina con le sole parole. Perché se con le parole non funziona qualcos’altro dovrai pur fare.

    Non si parla di gonfiare i bambini come zampogne o prenderli bacchettarli sulle mani come si faceva. Si parla di scapaccioni e schiaffetti.
    Un bambino non è in grado di capire sempre perché una cosa che ha fatto è sbagliata, anche se gliela spieghiamo. Perché? Perché è un bambino, appunto. Ha bisogno di un monito, paternale, scapaccione, quello che vi pare per imprimersi nella testolina che quella cosa non va fatta. E solo con le parole una personcina con pochi anni di vita e di esperienza capirà ben poco dei perché e dei per come che gli vorremo propinare.
    E’ vero che, a questo punto, potrebbe non capire nemmeno il motivo dello schiaffo, sempre perché piccolo. Ma allora cosa dobbiamo fare? Nulla di nulla perché ci sarà sempre qualcosa che non capiscono, non comprendo e potrebbero fraintendere in futuro?

    Secondo questo punto di vista, applicato in generale, non si dovrebbe mai punire nessuno in alcun modo: basterebbe semplicemente una bella ramanzina e via, tutti a casa, oramai belli, educati, splendenti e rinnovati nell’animo.

    In ambito scolastico potrebbe veramente prendere una brutta piega ed essere una vera e propria umiliazione, ma non ho mai visto od avuto, nella mia esperienza, maestre che si permettessero di schiaffeggiare i bambini.

    Infine il mio punto di vista non cambia. Lo schiaffetto non fa male a nessuno se è l’unico motivo per far capire qualcosa a qualche bambino.

  37. Volevo rassicurare Elisa. Lo faccio come tecnico, ma anche come mamma. Noi genitori non dobbiamo sentirci “in gabbia”, o eccessivamente condizionati e vincolati dai modelli educativi di riferimento per quanto adeguati e in linea con la moderna psicopedagogia. Non è un problema lo scappellotto o la sculacciata sulle manine o sul culetto se serve a porre un alt o un limite invalicabile di comportamento! Ma ad alcune condizioni: va sempre spiegato, a parole o anche non verbalmente, e deve essere chiaro al bambino il senso e il perché di quel limite (il limite che lei ha posto è di assoluto buon senso). E gli deve essere chiaro che l’inadeguatezza è sullo specifico comportamento e non riguarda globalmente la sua persona (mai dire a un bambino, ma anche ad un adolescente: sei un cretino, non vali a nulla, non servi a nulla ecc. cioè mai svalutarlo globalmente come persona). Lo schiaffo in piena faccia, invece, no, è ampiamente evitabile perché il viso ha per noi una valenza simbolica importante e risulta eccessivamente umiliante. Ricordarsi sempre che i bambini necessitano di tre cose essenzialmente: amore, riconoscimento e accettazione incondizionata del sé e contenimento, anche attraverso la percezione del limite. Una cosa davvero importante e che gli sarà utile più in là verso l’adolescenza quando la sperimentazione dell’autonomia del sé avrà maggiormente bisogno del senso del limite, utile e realistico. I genitori che sanno amare davvero i propri figli mostrano la loro attenzione anche attraverso il porre i giusti e saldi confini entro cui muoversi senza essere lesivi o offensivi per se stessi e per gli altri. Quante ne potrebbero raccontare le maestre.. Nessuno è “fallito” se ha le idee chiare su come muoversi e che i “vincoli” al comportamento sono nell’interesse del bambino, pur garantendogli la piena espressione di sé. Non sono felici quelli a cui i genitori hanno consentito ogni cosa, che hanno sperimentato un inebriante senso di onnipotenza che poi li ha costretti, inevitabilmente, a “schiantarsi” contro il limite esterno o a fare comunque i conti, prima o poi, con la propria immaturità. Rimane corretto che ciò a cui dovremmo tendere è l’autorevolezza che non ha bisogno di autorità; il tono di voce che non necessita del ricorso alla mano (quelli che hanno, come me, almeno quaranta anni sanno perfettamente di cosa sto parlando). A volte potremo riuscirci, a volte no: meno importa, è importante che sia chiara (e rassicurante) la bussola orientativa dentro di noi. Maria Montessori è stata una grande pedagogista, grande soprattutto per aver focalizzato il grande potenziale espressivo, creativo e, in senso generale, autofondativo che è la ricchezza di ciascun bambino. Lo schiaffo tout court, con poco senso, svalutante, inutilmente avvilente per certo non è educativo. La reprimenda “da prendere seriamente”, la sculacciata chiara e limitata al comportamento.. lo è! Il fatto che il suo bambino abbia non ripetuto il comportamento lo dimostra. L’equivoco sull’uso delle mani che “minaccia di sbandierare le nostre presunte inadeguatezze agli occhi del mondo” sta tutto qui. Tranquilla.

  38. Mah. Io a scuola ho preso botte sulle mani, e non mi sono risultate affatto meno umilianti perché si trattava delle mani e non del viso. Il fatto che il bambino non abbia ripetuto il comportamento perché sculacciato dimostra che la sculacciata è educativa? Allora lo è anche minacciare qualcuno con la pistola.

  39. Non ho letto tutti i commenti, ma buona parte. Non sono molto d’accordo con l’articolo nonostante comunque molti punti di vista mi abbiano fatto riflettere e per certi versi, criticare alcune mie stesse idee. Tuttavia, bisogna effettivamente distinguere le gestualità, come veniva scritto in alcuni commenti. Uno schiaffo non controllato, che lasci il segno etc, è ben diverso da uno schiaffetto sul sedere dopo molteplici richiami verbali! Si dice che lo schiaffo, sia forte che piano, sia comunque violenza, ma il punto è questo. Il bambino, a mio avviso, deve rapportarsi anche con comportamenti impositivi dei genitori, per poter diventare una persona completa. In primis perchè avendone fatto esperienza, il bambino, potrà riflettere sul suo operato. In secundis perchè educare un bambino nell’assenza di coercizioni fisiche vuol dire educare un ribelle estremista, dato che nella società si devono osservare alcuni comportamenti! Altrimenti, il minimo disappunto, del giovane cresciuto, a regole sociali, non permetterebbe di concepire appunto la coercizione, dando spazio all’anarchia.
    Ma l’errore più grande di questo articolo, è che si vuole trattare il bambino come soggetto AUTONOMO; e ancora erroneamente, viene paragonato con anziani, portatori di handicap etc, che è un raffronto totalmente sbagliato!!
    1. Il bambino non è autonomo, per il semplice motivo che non ha esperienza tale da poter capire ciò che è giusto da ciò che non lo è.. basti pensare che un bambino cresciuto in ambienti criminali, sarà portato ad adeguarsi a tali comportamenti. Ora mi direte, appunto! se si usa violenza, il bambino diventerà violento. Beh ritorniamo al punto di partenza: un conto è educare un bambino a suon di schiaffi e un’altra cosa è tiragliene uno dopo che le parole non sono servite, quindi una volta ogni tanto.. Perchè considerarlo autonomo è sbagliato. Il dolore, occasionale e controllato può educare… L’esempio di scuola che si porta è quello della stufa: si lascia che il bambino si scotti così imparerà. Beh l’effetto è lo stesso per lo schiaffo educativo.
    2. Il paragonare i bambini con anziani e malati è sbagliato perchè un bambino deve formare la sua educazione e può farlo tramite l’educazione, quindi lo schiaffo è educativo proprio per questo, perchè il gesto deve far riflettere. Per quanto riguarda anziani ormai con demenze senili o portatori di handicap, si parla sì di persone deboli ed indifese, ma che 1, nel caso degli anziani, non devo formarsi un educazione, e 2, sia per gli anziani che per i malati, si parla di debolezze e “ritardi” obiettivi ed incorreggibili.. per cui lo schiaffo dato a queste persone è totalmente privo di senso! tanto meno di educazione!!

  40. sono d’accordissimo su tutto. a me capita di darli quando mi fa perdere la pazienza,senno non lo farei mai e poi mai!!!!!!!!!

  41. Certo, tutto questo dibattito e diversità di opinioni, rimarrà un ottimo spunto e riferimento in futuro. Ho anche idea che per dare un’opinione in merito si debba perlomeno essere genitori che abbiano cresciuto un figlio, cosa che alla Montessori pare sia mancata poichè l’unico figlio che ha avuto (partorito in gran segreto) non lo ha potuto/voluto crescere fino a 15 anni per evitare uno scandalo e compromettere la sua carriera di “educatrice” o “pedagogista” che si voglia.
    Sicuramente un genitore che vive costantemente con il suo figlio da quando è nato sa che vuol dire tutto il complesso delle situazioni che può portare a uno schiaffetto per porre un limite estremo a certe
    situazioni comportamentali.
    Poi magari, appena mette un piede a scuola, ci pensa il bullo di turno a “educarlo”: per i bulli che usiamo anche lì, il metodo Montessori?
    Un mondo così confuso e pieno di diversitá, dove ci sono lacrime e sangue, e ci poniamo pure il problema dello schiaffetto educativo?
    Ecco la societá in cui viviamo: ce la meritiamo tutta!

  42. A volte penso che a scrivere questi articoli siano persone che non hanno figli o che hanno dei figli angelici (pochissimi ahimè in percentuale), è ovvio che sia sbagliato dare ripetutamente schiaffi, ma a volte dopo mille volte che in mille modi cerchi di dire a tuo figlio che una determinata azione non si fa e lui continua a ripetere (sfidandoti chiaramente) anche se è stato avvertito è lì che scappa lo schiaffo (magari si cade nell’errore di entrare in sfida, ma non siamo santi), che non è mai uno schiaffo vero ma è un buffettino per dirgli finiscila, smettila, datti una calmata…Purtroppo penso che alcune persone non si siano trovate mai davanti a certe situazioni e parlano per frasi lette nei libri. Io di libri ne ho letti tanti, le intenzioni sono buone ma poi nella realtà è ben altra cosa. Penso che oggi molti genitori abbiano paura a volte di dare uno schiaffo e non che non lo vogliano dare, perché molti preferiscono fare gli amici dei propri figli e non il padre e la madre. A volte, purtroppo con certi bambini scappa il buffettino ed è così perché certi bambini nascono con una certe indole ed è innegabile, ci sono quelli più calmi, quelli più curiosi e quelli più agitati fino ad arrivare agli isterici e non dipende dal modo in cui li cresci, perché li vizi o altro ci sono bambini che fino a 2 anni sono senza vizi e problemi, entrano all’asilo e per emulazione diventano delle pesti senza che tu possa farci niente, a meno che non te li tieni a casa a vita o paghi una tata personale che venga a casa tua potendotelo permettere, ma poi verrebbe meno la socializzazione. Insomma qualunque cosa faccia un genitore sbaglia sempre, qualunque sua decisione è indecidibile, è sempre un paradosso “se faccio questo sbaglio, se faccio quest’altro sbaglio pure, allora scelgo di non fare nulla”

  43. Grazie per quest’articolo! Concordo pienamente! Facciamola finita di fare gli ipocriti. Genitori che usano punizioni corporali sono vittime di punizioni corporai loro stessi. Violenza genera violenza. Fa troppo male guardare in faccia la verità è tanti preferiscono nascondere la testa sotto la sabbia piuttosto che affrontare la propria pena.

  44. Non sono d’accordo. Credo che dovremmo guardare a come si comportano gli animali che hanno molto da insegnarci sulla gestione della prole. Una mamma con i suoi cuccioli è molto educativa e quando si mettono in pericolo corre a salvarli, così come dovremmo fare noi, ma quando i cuccioli fanno qualcosa di sbagliato la mamma li sgrida, fa capire loro che non va bene quel che fanno. Arrivando a ringhiare o addirittura ad avvicinarsi con il muso mostrando i denti. Non li morde mai. Ma è ben chiara sul fatto che non si discute su nulla. Non ci sono contrattazioni da fare. Ed io penso che ciò che lei fa, per trasferirlo sul rapporto genitore/bambino, sia proprio identico alla classica sculacciata sul sedere. Non penso che una sculacciata sul sedere la si possa considerare segno di violenza. Ovvio che un genitore, almeno secondo me, dovrebbe darla solo ed esclusivamente quando è necessario e non per delle stupidaggini. Altrettanto un animale non permetterà mai ad un altro animale di toccare i suoi cuccioli. Li difenderebbe sempre. Per cui, anche questo aspetto è rilevante, ed è profondamente giusto che nessuno oltre ad un genitore possa dare anche solo una sberla nel sedere ad un bambino. Secondo me il rapporto primario che esiste tra genitore e figlio permette al bambino di non vivere come violenza una sculacciata nel sedere, posto migliore in cui darla, almeno così mi è sempre stato detto. Altrettanto non sarebbe così con un’altra persona con cui non ha mai avuto un contatto intimo come quello con la madre soprattutto ma anche con un padre. Per cui il bambino lo recepirebbe sì come un atto di violenza. E’ l’intimità fisica che fa la differenza così come per gli animali. Sto parlando dei cani da cui prendo spunto dato che penso di conoscere abbastanza bene l’argomento. Mi sono resa conto, in tanti anni di vita vissuta con i cani, come siano da prendere da esempio, quando educano i loro cuccioli, per noi umani. E ciò che sperimento ogni volta quando affido dei cuccioli a famiglie con figli, più o meno piccoli, che quel cane diventerà esattamente come sono i loro figli. Ho un’esperienza ormai di lunga data e penso di potermi permettere di dire questo. Anche perché affidare un cucciolo, per me, è fonte di grande investigamento sulle persone attraverso colloqui che sembrano di salotto ma in realtà non lo sono assolutamente. Tra le righe si comprendono molte cose dette anche con spontaneità, che tu raccogli per farti un’idea, esattamente per poter capire se sono adatti a vivere con un cane ed a gestire un cane. E, appunto, dopo tanti anni, mi son resa conto di come i cuccioli pelosi a quattro zampe verranno tirati su come hanno tirato su i loro figli. E’ proprio una regola imprescindibile, almeno dalla mia esperienza. Ma le mamme dei cuccioli di cane, hanno molto da insegnarci, sempre se siamo in grado di leggere il loro comportamento e trasferirlo sugli umani.

  45. Faccio un esempio pratico. Quando ero bambina c’era nella mia classe un bambino maleducato. La maestra per un anno intero ha cercato di farlo ragionare attraverso il dialogo, lo premiava quando se lo meritava, lo incoraggiava, perfino lo accarezzava. Lui però continuava sempre a fare i versi, a disturbare, ecc. Ai miei tempi le maestre potevano ancora dare gli schiaffi, ho 33 anni. Solo dopo che lei ha dato un sonoro ceffone, lui si è completamente trasformato. Fino alla quinta non si è più permesso di fare lo sciocco, anzi, non perdeva occasione per dimostrare il suo affetto alla maestra e ora che è grande mi dice sempre che se non le avesse mai prese a quest’ora sarebbe uno smidollato. Invece si è realizzato e quando incontra la sua maestra ancora la ringrazia e anche io ringrazio mia madre per avermi sculacciata e schiaffeggiata in quelle poche occasioni.Ora sono fiera di me e consapevole che quegli schiaffi sono serviti per farmi crescere. Per gli adulti criminali non si può più fare nulla, ma i bambini possono ancora cambiare. Meglio uno schiaffo da piccolo che gli schiaffi che la vita ti può dare se da grande se non hai imparato bene alcune cose.

  46. Bambino di proprietà della famiglia…bambino paragonato a detenuto …leggo dei paragoni azzardati. L’articolo potrebbe essere anche spunto di un vivace dibattito ma i presupposti dai quali parte sono completamente privi di qualunque base logica/psicologica

  47. Sono nonno da sette anni e quindi sono stato papà. Leggere tante ipocrisie sullo splendido articolo deprime anche uno come me portato a capire e tanti pareri favorevoli confortano le mie convinzioni ed il mio pensiero. Ma non posso non notare i tantissimi contrari anche che esprimono contraddizione e superficialità nello stesso momento. Se dai uno schiaffo a tuo figlio e poi ti penti, sai che hai fatto qualcosa di animalesco e cerchi di darti una giustificazione ma solo per tacitare il tuo rimorso. Quindi non l’hai fatto perché pensi che quello sia il modo giusto per fargli capire le cose. Ho una sola figlia e non gli ho mai imposto l’educazione o se vogliamo dire le cose, con gli schiaffi. Non posso dire che mia figlia sia cresciuta alla perfezione, perché anche io ho le mie lacune, ma almeno capisce cosa per lei è stato importante e cosa no e può gestire il rapporto con i suoi figli come ritiene più giusto ma sempre tenendo presente, come dice l’editorialista, di dare rispetto e dignità ai suoi figli anche se gli fanno ” girare ” le eliche con i loro capricci. Ma questi bambini come fanno a formarsi un loro carattere se noi li vogliamo standardizzare ai nostri umori, alla nostra stanchezza e ai nostri giorni fatti di sterile ciattume mediatico che ci portano a venerare il dio pc come una esigenza irrinunciabile anche davanti alle richieste di attenzioni da parte loro ? Non mi voglio eregere a paladino di nessun pensiero ma dire che gli schiaffi servono ad educare, proprio non ci penso. Ma forse queste persone non ricordano come si sentivano dopo aver preso uno schiaffo dai loro genitori a fronte di una richiesta di attenzione o di una semplice coccola anche se accompagnata da un capriccio per ottenerla.

  48. Per me dire “schiaffo educativo” e’ come dire “macelleria vegetariana”. Io ne ho prese tante da mia madre, mentre mio padre preferiva parlarmi e farmi ragionare. Ho deciso quando avevo solo 8 anni che io non avrei mai picchiato i miei bambini, ma il destino mi ha negato la maternita’ e quindi non so se ci sarei riuscita. Secondo me chi e’ contrario alle sculacciate lo e’ o perche’ non le ha mai prese o perche’ ricorda come si sentiva quando le prendeva. Solo ricordare la sofferenza infantile ci salva e ci aiuta a cambiare le cose, per l’adulto la sculacciata non e’ violenza ma per il bambino si’.

  49. Chi esercita un qualsiasi tipo di violenza su di un bambino perde, irrimediabilmente, il diritto di essere rispettato. Se non sei in grado di comprendere nel profondo e comunicare con una creatura indifesa significa che non sei pronto per fare il genitore.
    Opinione personale, ovviamente.

  50. NON SONO CONVINTO DI QUESTO ARTICOLO ,LO SCHIAFETTO QUANDO CI VUOLE CI VUOLE ,IO NON SONO UN SOCIO PATICO ED SONO STATO EDUCATO COME MIA MOGLIE BENE CON AMORE MA SE ESAGERAVO LE MERITAVO,QUANTI BAMBINI MALEDUCATI CI SONO OGGI ,FACCIA UN GIRO ALL’ASILO OPPURE ALLE ELEMENTARI ROBA DA STRAPPARSI I CAPELLI

  51. Concordo con te, quando avevo 7 anni mio padre mi picchiava solo perchè sbagliavo le tabelline e se per paura dicevo non lo so mi picchiava ancora poi quando avevo 9 anni i miei si sono separati e sono cresciuta con mia mamma ma a 12 anni per i compiti delle vacanze di matematica dovevo andare da mio padre ma invece di aiutarmi a capire cucinava e mi gridava di ragionare allora gli dissi me ne vado tanto è inutile che sto qui al che lui chiuse la porta a chiave e si immolò contro gridandomi che non sarei uscita da li finchè non finivo e io in lacrime col cell in mano indecisa se chiamare la mamma o i carabinieri e lui disse urlando tanto non vengono perchè sono tuo padre (sapevo che era falso ma avevo talmente paura che scelsi mia mamma che gli intimò di lasciarmi andare), ora ho 25 anni ma sento ancora la paura in corpo quando racconto questa storia

  52. questo articolo parla giustamente della brutta abitudine di infierire sui figli, ma non è questo lo schiaffo educativo, lo dico un po’ dappertutto. DICESI SCHIAFFO EDUCATIVO L’ATTO A SCOPO DI REPRESSIONE DI UN COMPORTAMENTO PARTICOLARMENTE MOLESTO, PERICOLOSO, O, ebbene si, MALIGNO DA PARTE DI UN BAMBINO. Esempio: se vostro figlio si mette, senza ragione apparente, solo per curiosità, a infilare il gatto nella lavatrice e l’accende, voi reagite con amore o vi scandalizzate e gli uralte dietro? Io la seconda. Se nonostante le urla lui continua a seviziare il gatto, voi che fate? gli dite parliamone o lo strattonate? Io la seconda. Se nonostante questo lui si mette a ridere per sbeffeggiare voi e sminuire la cosa, voi lo disapprovate con rammarico o gli tirate un ceffone da rossicarlo? Io la seconda. Mi spiace ma taluni bambini li fermi solo in questo modo. buonasera.

  53. A vorrei aggiungere che io si sono amma di un bambino diciamo vivace, l’esempio del gatto non è realistico. Si ho avuto un padre che picchiava, ma solo mio fratello, pare che per lui fosse una cosa da maschi, i due tre schiaffi che ho preso da mia madre io li ricordo solo come strani, inutili, ricordo le botte una volta di mia nonna, sulle cosce, ma non mi ricordo il perchè ne degli schiaffi ne di quelle botte. Sono un ex paziente psichiatrica per disturbo evitante, ma i miei traumi non vengono da violenza fisica, vengono di più dall’ atteggiamento canzonatorio di molti adulti e dalla finta dolcezza quella che si usa per plagiare le persone. In effetti io ora odio la dolcezza, la vivo come un inganno. So per certo che con la dolcezza potrei rigirare mio figlio come un calzino renderlo totalmente devoto e pacifico, ma preferisco essere schietta e sicera. buonasera.

  54. pps: esiste un atteggiamento alternativo allo schiaffo per far capire al bambino che “mi hai davvero deluso, hai fatto una cosa bruttissima e inaccettabile, sono offesa e inorridita dal tuo comportamento?” si è il mutismo, il “non ti parlo più perchp mi hai offeso e fatto arrabbiare”, e neanche ti guardo me ne vado. Questo si che lo faceva (e lo fa ancora) mia mamma, e si che lo trovavo bruttiiiiisimo. Un senso di abbandono e trascuratezza che avrei cambiato per mille schiaffi.

  55. @Giusi
    Quella che hai descritto è una forma di violenza orribile, sicuramente peggiore di uno schiaffo. È una violenza psicologica che causa nel bambino smarrimento e senso di abbandono. Questo atteggiamento è terribile nei confronti di un adulto, figurati cosa può provare un bambino. Per amore di tuo figlio, ti prego, non fsrlo più.

  56. Credo che sia sbagliato porre il problema dello schiaffo del genitore. Non ci sono solo gli schiaffi ci sono anche i calci, gli spintoni, gli strattonamenti le tirate di orecchi le urla gli sputi e la roba che ti tirano addosso. Non te le danno solo i genitori, molto più spesso sono i compagni di classe, di squadra, i coetanei.

    Tutti i contatti fisici poi, anche le carezze, possono essere guardate poi in maniera sospetta. Anche non toccare mai i figli e fargli interminabili discorsi didascalici potrebbe non essere proprio il massimo per loro.

    Io credo che le persone con cui ci relazioniamo fisicamente possono dirci se questo e per loro sgradevole e se ce lo dicono bisognerebbe ascoltarli.

    Come si legge qui in queste risposte, qualcuno, nel suo passato, ricorda con affetto uno schiaffo ricevuto. Ci sono delle situazioni dove il figlio prende lo schiaffo e poi il genitore si mette a piangere, disperato, perchè lo schiaffo oggettiva la mancanza di comunicazione con il figlio che non l’ ascolta. Lo schiaffo non è sempre la stessa cosa.

    Mi sembra allora che la prima cosa da dire è che la famiglia sia un posto dove vi sono molti conflitti e dove molto spesso si sta male. Fissarsi sulla questione degli schiaffi è un po come cercare di sensibilizzare i tossicodipendenti affinchè non lascino le siringhe in giro. Ma il problema è convincerli a non bucarsi!

    Certo non ci sono molte alternative alla famiglia ma la gente si comporta se ci fossero. Se la famiglia si scioglie si moltiplicano le solitudini. Talvolta è meglio così ma non è che tutte le volte che vola uno schiaffo bisogna pensare alla separazione.

    Oggi dopo otto ore di furto del plus-valore ci rimane poca pazienza per i figli e volano gli schiaffi. Domani dopo otto ore di furto del plus-valore il figlio passerà a vedere se la badante ci ha cambiato il pannolone e trovandoci sporchi ci sgriderà per non esserci fatti cambiare dalla badante ma di voler proprio essere cambiati da lui.

    A questo punto l’ autore dell’ articolo ci dirà che la colpa è nostra che li abbiamo schiaffeggiati da piccoli. E’ ovvio che questo è stupido! La colpa è che per tutta la vita c’è stato qualcuno che ci ha fregato il plusvalore.

    A questo punto viene il dubbio che tutto questo parlare di schiaffi serva a nascondere quello che hanno rubato ai nostri genitori ed anche a noi.

  57. Onestamente non sarei stato d’accordo nel definire lo schiaffo “a fine educativo” fintantoché ne ho presi. Eppure ora, dopo 10 anni dalla pubblicazione di questo articoletto, mi ritrovo, a 23 anni, a lavorare con molte famiglie nel ruolo di babysitter. Ma cosa è cambiato in questi 10 anni? I bambini hanno perso il rispetto (e a ragione) e gli adolescenti paiono parodie di rapper americani, che sputano e bestemmiano senza criterio. Lo schiaffo non ha valenza educativa? Loro non ne hanno preso neanche uno e questo sembra il risultato.

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