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Lamolinara: 4 colpi. “Ordine di uccidere in caso di blitz”

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
10 Marzo 2012
Regione-Territorio //

Tecnico ucciso in Nigeria , Lamolinara (ANSA)
Nouakchott, 10 mar. (Adnkronos/Aki) – E’ stato colpito da quattro colpi di arma da fuoco Franco Lamolinara, durante il blitz in Nigeria. Mortale il colpo alla testa. Ne ha dato notizia all’Adnkronos Salute Paolo Arbarello, responsabile dell’Istituto di medicina legale dell’università La Sapienza di Roma che ha appena concluso l’autopsia.

Il feretro di Lamolinara è rientrato nel pomeriggio a Ciampino a bordo di un Airbus dell’Aeronautica militare. Ad accogliere la salma, il ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola che è stato accanto ai familiari del tecnico ucciso, tra cui cui la sorella Angela e il figlio Mattia. Il feretro, scortato da un corteo di avieri, ha poi lasciato l’aeroporto per essere trasferito all’istituto di medicina legale della Sapienza dove, su disposizione del pm della procura di Roma, è stato effettuato l’esame medicolegale.

Intanto, si cerca ancora di ricostruire l’accaduto. Secondo quanto riferito al Guardian da Hauwa, la moglie di una delle guardie rimaste uccise durante l’intervento, Franco Lamolinara e Chris McManus sono stati uccisi in un bagno del compound di Sokoto, proprio mentre era in corso il blitz delle teste di cuoio britanniche per liberarli. I proiettili hanno iniziato a volare nella stanza in cui si trovava insieme al marito, che è rimasto ucciso. ”Dopo di che – aggiunge la donna – circa sei uomini sono usciti dal covo con i due ostaggi, sono entrati nella nostra ala del compound, li hanno spinti nel bagno e hanno sparato loro. Io ho urlato”.

Ma prima dell’epilogo tragico secondo quanto rivela all’agenzia di stampa mauritana ‘Ani’ una fonte di al-Qaeda nel Maghreb islamico e del gruppo locale Boko Haram, era in corso una fitta trattativa che avrebbe portato anche al pagamento di parte del riscatto chiesto dai sequestratori. Una trattativa che era quasi arrivata al termine, prima dell’intervento delle teste di cuoio nigeriane coadiuvate dall’intelligence britannica. Secondo questa fonte vicina ad al-Qaeda, quindi, “erano state avviate delle trattative per arrivare alla liberazione dei due ostaggi. I rapitori hanno anche telefonato ai familiari dell’ostaggio britannico che vivono a Manchester, in Gran Bretagna, ai quali hanno chiesto il pagamento di un riscatto pari a 5 milioni di euro e la liberazione di alcuni detenuti, prima che gli italiani entrassero nella faccenda”.

In base a questa versione dei fatti, solo a questo punto sarebbe iniziata una trattativa. “durante la quale – secondo al Qaeda – i rapitori hanno dimostrato grossa elasticità nel tempo facendo molte concessioni a causa del lungo periodo di detenzione dei due. Hanno infatti rinunciato alla richiesta di rilascio di alcuni detenuti chiedendo soltanto il pagamento di un riscatto. I mediatori hanno raccontato che la faccenda del pagamento del riscatto riguardava i familiari dei due ostaggi e non i loro governi. Dopo una lunga trattativa si era arrivati a un accordo per il pagamento di un riscatto di un milione e 200mila euro”. Il racconto arriva quindi a “pochi giorni fa quando i rapitori hanno effettivamente avuto parte di questi soldi. Era prevista quindi la consegna in questi giorni del resto della cifra e successivamente i due ostaggi sarebbero stati consegnati ai mediatori. Ma i servizi segreti britannici e nigeriani hanno approfittato dell’occasione della trattativa per seguire i rapitori e individuare il luogo della detenzione e ci sono riusciti. E’ stato così che un commando nigeriano aiutato da esperti britannici ha assaltato il luogo di detenzione dei due ostaggi. E’ così arrivata velocemente la risposta dei rapitori che hanno ucciso i due ostaggi prima di combattere con gli assalitori”.

Diversa la ricostruzione del Daily Telegraph che cita fonti della sicurezza nigeriana: il raid scattato in Nigeria è stato deciso perché vi erano indicazioni che i loro rapitori volessero ucciderli per poi fuggire nel deserto verso il vicino Niger. Secondo questa ricostruzione, i sequestratori temevano un raid dopo che uno dei membri della banda era scomparso. Effettivamente l’uomo era stato arrestato martedì e aveva confessato agli investigatori il covo dei sequestratori e i loro numeri di telefono, permettendo agli inquirenti di intercettare le loro conversazioni.

L’uccisione di Lamolinara e la mancanza di coordinamento con la Gran Bretagna intanto scatena la polemica politica con la Lega che con Roberto Maroni chiede le dimissioni immediate del ministro Terzi, parlando di ”politca estera da Fantozzi”. Mentre Sel, con Nichi Vendola parla di ”un discreto dilettantismo da parte delle autorità governative”. Da Copenaghen interviene quindi lo stesso ministro degli Esteri: “Non vogliamo assolutamente accettare che questi episodi diventino un elemento delle quotidiane illazioni o delle quotidiane diatribe, che ogni tanto nel nostro Paese si sviluppano. E quando si sviluppano dovrebbero farlo su altre cose non sulla pelle delle gente e dei nostri connazionali che sono a rischio”.

In difesa di Terzi si schiera invece Fli secondo cui “chi oggi mette in dubbio la figura del ministro lo fa in modo strumentale, dimenticando volutamente che lo stesso ministro degli Esteri è stato la punta di diamante della nostra diplomazia”. Anche Mario Baccini del Pdl difende a spada tratta Terzi dalle critiche della Lega e di parte del suo partito: “Chi oggi spara nel mucchio senza conoscere i delicati dossier di cui si occupa il titolare della Farnesina, non solo fa cosa inopportuna, ma dà segno di grave irresponsabilità politica”.

In questo clima arriva il richiamo del presidente della Camera Gianfranco Fini che ammonisce: ”Sarebbe davvero grave se qualcuno dalle vicende indiane e nigeriane traesse spunto per imbastire delle polemiche strumentali nei confronti del governo”. ”E’ interesse di tutto il Paese che si accerti la verità su cosa è accaduto in Nigeria, sul livello di collaborazione con la Gran Bretagna e che si garantisca la libertà dei nostri militari – ha sottolineato Fini – e, da che mondo è mondo sono obiettivi che si raggiungono se c’è il massimo dell’unità di un Paese, non se si dà vita a divisioni strumentali e pretestuose”.


Fonte ADNKRONOS

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