Roma – CONTINUANO le prese di posizione dei primi cittadini sull’annuncio del ministro dell’Interno di una circolare ai prefetti perché rivolgano un invito formale al ritiro ed alla cancellazione delle trascrizioni di nozze gay contratte all’estero. In prima fila il presidente dell’Anci Piero Fassino, che ieri ha dichiarato come “la trascrizione delle unioni coniugali contratte all’estero è materia troppo delicata per essere lasciata al caso per caso. Né d’altra parte – ha spiegato Fassino – si può accettare di affidare tale materia a ordinanze prefettizie su competenze che la legge riconosce in capo agli Enti locali. Per questo, come presidente Anci, chiedo un incontro urgente al Presidente del Consiglio e al Ministro Alfano per assumere un orientamento chiaro e comune in materia”.
Sposa la linea adottata dal presidente dell’Anci, Piero Fassino, il vicepresidente dell’associazione Alessandro Cattaneo che oggi ribadisce come “su questo tema, come su altri aspetti dei diritti civili, non si può procedere in ordine sparso, con soluzioni non omogenee e talvolta estemporanee. Il governo ed il Parlamento devono prendersi la responsabilità di agire, stabilendo una linea chiara e comune con cui colmare il vuoto normativo attuale”. Tuttavia Cattaneo tiene a precisare che “le circolari ministeriali, alla medesima stregua delle sentenze, si rispettano e non si commentano. In ogni caso per affrontare un tema delicato come quello dei diritti civili è necessario che il governo e il Parlamento si facciano carico di una legislazione nazionale”.
Determinato a fare “tutto ciò che la legge consente” è il sindaco di Catania Enzo Bianco che intende “garantire il massimo di libertà possibile ai cittadini. Si tratta di battaglie di civiltà di grande importanza – afferma – non soltanto per le singole città ma per l’intero Paese”. “Catania – ricorda il sindaco – è stata tra prime grandi città italiane ad istituire un registro delle unioni civili e con quell’atto la nostra comunità è diventata più civile, più tollerante, più aperta e moderna”. “Certo – aggiunge Bianco – non bisogna dimenticare che certi temi sollevano sentimenti forti. La delibera, a Catania, venne approvata al termine di un dibattito protrattosi per oltre sei ore. Ma il confronto – conclude – è il sale della democrazia e io ringrazio ancora il Consiglio comunale per aver dato vita, in aula, a una discussione di grande valenza sia politica sia civile e di coscienza. Anche perché il regolamento messo a punto è estremamente innovativo”.
Non “particolarmente entusiasta della circolare di Alfano” si dice, invece, il primo cittadino di Pescara, Marco Alessandrini. “A Pescara – precisa – non c’è stata ad oggi alcuna richiesta di trascrizione di matrimoni contratti all’estero da persone dello stesso sesso”. Tuttavia Alessandrini è “favorevole alla trascrizione di detti atti, perché è la legge a prevedere espressamente che l’Ufficiale di Stato Civile debba trascrivere il matrimonio celebrato all’estero, salvo che esso sia contrario all’ordine pubblico”. “La Corte Costituzionale – nota peraltro il sindaco di Pescara – ha di recente sancito, che non esiste detta contrarietà e sono peraltro consapevole che debba essere il Parlamento a regolamentare in materia di matrimoni omosessuale, come ci si avvia a fare”. Infine Alessandrini annuncia che anche nel capoluogo pescarese si sta lavorando all’istituzione di un registro comunale per le coppie di fatto “per andare nella direzione di una tutela dei diritti di cui c’è un gran bisogno a Pescara e nel Paese”.
“Non ci penso nemmeno a dare seguito alla direttiva di Alfano”. E’ tranchant il commento del sindaco di Livorno, Filippo Nogarin che, contattato in mattinata al telfeono assicura:“Se arriveranno richieste di trascrizione daremo seguito”. Nogarin ha poi ricordato come lunedì prossimo sarà portata in Consiglio comunale una delibera per l’istituzione delle unioni civili. Sempre sulla volontà di dare seguito a eventuali richieste di trascrizioni dei matrimoni omosessuali, la precisazione del vicesindaco livornese Stella Sorgente: “C’è un intendimento politico bipartisan. Ne abbiamo discusso in commissione consiliare e gran parte dell’opposizione è d’accordo con noi”.
Di “decisione decisamente contro la strada dei diritti civili che stiamo seguendo come amministrazione comunale, con la proposta di istituire un registro sulle unioni civili” parla il sindaco di Messina Renato Accorinti, la cui linea di pensiero “da sempre, e non da ora che sono sindaco, è un po’ più aperta”. “Al Comune di Messina non sono ancora arrivate richieste di trascrizione ma è chiaro – sottolinea Accorinti – che se dovessero arrivarne mi troverò accanto agli altri sindaci che hanno detto che non si adegueranno alla circolare”. Per il sindaco peloritano servono certezze sul versante normativo: “So della richiesta di un incontro al governo da parte del presidente dell’Anci Fassino, se si riesce a fare chiarezza con tutte le istituzioni e con i vertici del governo è ancora meglio”. In ogni caso, “bisogna avere il coraggio di adeguarsi a quanto avviene nelle altre nazioni europee. Su adozioni, unioni civili e matrimoni gay – conclude Accorinti – mi piacerebbe che ci fosse una società più aperta”.
A Prato non ci sono ancora richieste di matrimoni gay ma “qualora arrivassero, non rispetteremo la circolare inviata da Alfano”, assicura il sindaco di Matteo Biffoni. “Credo si debba andare verso un percorso opposto volto al ‘positivo’ – dice – che vada cioè verso una regolamentazione europea e moderna che garantisca i diritti, come peraltro auspicato anche del presidente del Consiglio Matteo Renzi. “Ho massimo rispetto per l’autonomia e le competenze di ogni singola istituzione – conclude il sindaco di Prato – ma ritengo che il ministro Alfano abbia altre priorità da affrontare piuttosto che occuparsi di questo genere di cose che, invece, dovrebbero essere prerogativa del Parlamento”.
Di ieri, invece, i commenti dei sindaci di Ascoli Piceno, Parma, Bari e Varese. Per Guido Castelli, una materia come quella delle unioni gay “deve essere governata e disciplinata dal Parlamento. Su questo c’è però un ‘vuoto’ parlamentare ed è proprio questo vuoto che espone sindaci e funzionari ministeriali a questa sorta di vertenza. Il compito del sindaco è rispettare la legge, che piaccia o no”. “Non è un buon segnale rincorrersi sulle sentenze”, ha detto Castelli che ha aggiunto: “Rispetto le posizioni di tutti ma, per quanto mi riguarda, ho giurato fedeltà alla Repubblica e ho sempre rispettato quanto previsto dalle leggi dello stato anche quando, in passato, di parlava di disobbedienza fiscale. Su questa storia – tagli corto il sindaco di Ascoli Piceno – si esprima il Parlamento, senza se e senza ma”.
“Dalla parte dei sindaci e contro Alfano” si è detto sempre ieri il primo cittadino di Parma, Federico Pizzarotti. “Anche se sono azioni simboliche – ha rimarcato Pizzarotti – il gesto del sindaco di Bologna (Merola n.d.r.) è un gesto di civiltà che l’Europa ormai riconosce. I Comuni si
facciano promotori, ma spetta al Parlamento adeguarsi alla civiltà”.
Anche il sindaco di Bari, Antonio Decaro, non condivide la presa
di posizione del ministro Alfano. “Qui – ha detto sempre nella giornata di ieri – siamo davanti ad una sentenza di Tribunale che va eseguita, tanto più che essa rappresenta per noi una necessaria apertura”. “Stiamo facendo – ha aggiunto Decaro – l’esatto contrario rispetto a quello che vorrebbe il ministro, nel senso che tre giorni fa, come presidente del tavolo Lgbt del Comune ho dato una chiara indicazione politica agli uffici. Non ho scelto di emanare una disposizione netta come quella del mio collega Merola, quanto piuttosto ho invitato i tecnici ed i funzionari della ripartizione anagrafe affinché procedessero alla trascrizione dei matrimoni celebrati”. Il sindaco barese ritiene comunque che il tema vada comunque affrontato in sede legislativa. “Vedo che molti sindaci si stanno opponendo alla decisione del ministro: in realtà c’è un vuoto normativo, e una circolare ministeriale non è certo il modo migliore per colmarlo”. “E in ogni caso – ha concluso Decaro – vista la reazione dei territori, prima di procedere d’imperio Alfano avrebbe fatto meglio a sentire la voce di noi amministratori”.
Redazione Stato