Questa scheda è spoiler-free: nel rispetto del lettore vergine della visione del film verranno isolate, nell’arco della recensione, eventuali rivelazioni critiche di trama (spoiler) su note a piè pagina, oltre a essere suggerito, a fine articolo, un indice della presenza di punti sensibili nell’opera il cui svelamento accidentale possa incidere su una sua corretta fruizione
Titolo originale: American Sniper
Nazione: Stati Uniti
Genere: biografico, azione, guerra
L’immarcescibile Clint Eastwood torna alla regia e a inizio 2015 nelle sale italiane viene distribuito il suo American Sniper, storia di Chris Kyle, uno dei cecchini più famosi della storia americana, tratta dall’autobiografia American Sniper: The Autobiography of the Most Lethal Sniper in U.S. Military History. Di pochi giorni dopo è l’annuncio da Los Angeles: sei candidature agli oscar, tra cui film e sceneggiatura. Nel frattempo al botteghino la pellicola sbanca in modo del tutto inatteso.
Cosa sta accadendo?
Spezziamo subito la tensione: Clint Eastwood stavolta non è Chris Kyle e non centra il bersaglio, al di là della risonanza mediatica del suo ultimo lavoro. Forse non è un caso che anche la “commerciale” kermesse di Los Angeles gli abbia negato la candidatura alla regia, per quanto la nomination alla sceneggiatura sembri già sufficientemente forzata.
American Sniper non è Eastwood, non è l’Eastwood che marca la storia del cinema e non contiene segni del suo stile. Non vi è traccia della più alta abilità del regista, quella in grado di ricamare psicologie ed emozioni come un grande pittore classico, facendo del cinema un mezzo per commuovere senza retorica e dipingere profili indimenticabili.
Quanto passa sullo schermo non dispiace e cattura, ma solo se si dimentica la firma. American Sniper appare esattamente come un Eastwood tecnico e senza più anima: ne restano le cure fotografiche, scenografiche, i dialoghi mai retorici, i tempi giusti, quella tinta tra il marrone e il grigio che ne fa un velluto per un bell’abito da sera, ma il cuore del texano dagli occhi di ghiaccio è spento, forse comprensibilmente stanco alla sua veneranda età.
La pellicola risulta in un gradevole film d’azione con buoni interpreti e un personaggio ammaliante. Il suo pregio, che è anche unico segno della grande mano esperta alla camera, è in quanto da quel soggetto si sia riusciti a portare sullo schermo, canovaccio che in altre mani sarebbe risultato, nella migliore delle ipotesi, in un curato action con indulgenze capziose sull’effettistica. Eastwood compare e si muove con classe, racconta senza fracasso, non inganna il pubblico. E’ lui, nella sua unica apparizione dietro le quinte, ma finisce lì.
Successo clamoroso, forse dettato dai rinnovati moti patriottici per l’ultimo noto attentato francese, American Sniper è un film che, involontariamente, si apre al più grande pubblico, quello meno esigente, che cerca azione e la trova, e questa volta può anche bearsi di dire grande film! senza vergognarsene.
Già, questa volta è Eastwood.
CANDIDATURE agli Oscar 2015 – Miglior film (Clint Eastwood, Robert Lorenz, Andrew Lazar, Bradley Cooper e Peter Morgan), Miglior attore protagonista (Bradley Cooper), Miglior sceneggiatura non originale (Jason Hall), Miglior montaggio (Joel Cox e Gary D. Roach), Miglior sonoro, Miglior montaggio sonoro
Valutazione: 7/10
Spoiler: 5/10
Copertina: Clint Eastwood (fonte: www.nerdsrevenge.it – Baylen, Liz –– B58670565Z.1 SNEAKS ISSUE FOR SUNDAY)
altreVisioni
The Burrowers, J. T. Petty (2008) – insolito horror a base western, ben studiato nella tensione e con una nemesi insolita * 6.5
Homicidal, W. Castle (1961) – thriller fuori e sopra le righe, un po’ sperimentale, con troppi centri mancati e un po’ sgangherato. Comunque con fascino * 5
In Stato d’osservazione
The imitation game, M. Tyldum (2014) – biografico, Oscar 2015 *1gen
Unbroken, A. Jolie (2014) – biografico, drammatico *29gen
Birdman, A. G. Inarritu (2014) – commedia, drammatico *5feb
film osceno, totale propaganda al governo macellaio USA (e getta). Film pieno di luoghi comune e totalmente senza dialoghi. Una vera schifezza repubblicana.