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Caporalato, campi e prostituzione: 6 arresti, 3 italiani

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
25 Maggio 2010
Capitanata //

Immigrati-nei-campi della Capitanata (www.blogsalerno.it)
Immigrati-nei-campi della Capitanata (www.blogsalerno.it)
Foggia – SFRUTTAMENTO della prostituzione, riduzione in schiavitù, estorsione e ricettazione: questi i reati di cui si sono resi autori 6 soggetti, tra rumeni e italiani, raggiunti, dalle prime ore di stamane, da 6 ordinanze di custodia cautelare in carcere. L’operazione è stata eseguita dai Carabinieri della Compagnia di San Severo, con coordinamento d’indagine da parte del Capitano O.H.Narducci. Le ordinanze di custodia cautelare sono state emesse dal Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Bari Dr. Michele Parisi, su richiesta del Sostituto Procuratore presso la Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, Dr. Giuseppe Gatti.

I FATTI – L’intera vicenda si è svolta nel territorio di Apricena (Fg). Il 16 dicembre 2008 una giovane donna di origini rumene si presentava, accompagnata da una propria conoscente, alla porta del comando Stazione Carabinieri di Apricena, denunciando gli eventi che l’avevano vista vittima di due propri connazionali: Valentin Onica, classe 1977 ed il fratello Costantin, classe 1989 entrambi dimoranti in Apricena e destinatari delle misure cautelari in carcere.

GLI INGANNI DEGLI UOMINI ALLA DONNA – La donna, allettata dalla prospettiva di trovare un impiego nei campi dell’alta capitanata per la campagna estiva della raccolta del pomodoro, contattava i due fratelli Onica che, dopo averle garantito la possibilità di trovare un impiego le organizzavano il viaggio sino in Italia, dove arrivava nell’agosto del 2008 venendo ospitata presso la loro abitazione. Qui, dopo aver lavorato per un breve periodo nei campi di pomodoro, veniva privata dei documenti personali e costretta, dietro la minaccia iniziale di non provvedere al suo viaggio di ritorno in Romania, e successive minacce alla sua incolumità fisica, a prostituirsi. Gli appuntamenti venivano fissati dai due fratelli che, dopo ogni incontro della donna si appropriavano integralmente del provento del vile mercimonio. Gli uomini tenevano la donna costantemente sotto il loro comando, si premuravano di non lasciarla mai sola, controllavano ogni suo movimento, stabilendo tutto quello che lei avrebbe dovuto fare. In tal modo la giovane rumena veniva ridotta in uno stato di soggezione psicologica e fisica analoga alla schiavitù. Tale stato di cose si è protratto sino al mese di dicembre 2008, quando i due aguzzini della donna sono partiti con le rispettive famiglie per la Romania, abbandonandola letteralmente in mezzo ad una strada. Solo allora e con l’aiuto di una propria connazionale la ragazza è riuscita a trovare il modo e la forza per denunciare l’accaduto. I militari, dopo un’iniziale ricerca dei due responsabili, resa vana dalla circostanza della loro partenza per il proprio paese, informavano il PM presso la DDA di Bari, Dr. Giuseppe Gatti, competente per la tipologia di reato ravvisata, che delegava un’ulteriore e più approfondita attività volta, in particolare, a verificare se vi fossero ulteriori profili di reiterazione della condotta delittuosa nell’ambito di contesti criminali di ambito più vasto, collegati al settore dell’intermediazione di manodopera a basso costo per l’impiego nei campi nel periodo estivo.

LE ATTIVITA’ DI INTERCETTAZIONI – L’attività tecnica di intercettazione, iniziata in concomitanza con la campagna di raccolta del mese di luglio del 2009, confermava quanto ipotizzato. Gli indagati operavano effettivamente all’interno di un circuito che si occupava di far venire in Italia cittadini rumeni per “raccogliere i pomodori”. In tale contesto si procedeva alla individuazione di quelle ragazze che, invece di essere collocate nei campi, potevano essere più proficuamente indirizzate nel settore della prostituzione. Talvolta gli indagati offrivano le prestazioni sessuali delle ragazze rumene avviate alla prostituzione per ricevere commesse di lavoro agricolo per i loro braccianti rumeni. Anche i rumeni che lavorano nei campi vengono tenuti in condizioni di palese sfruttamento, privati dei documenti, costretti a dormire senza materassi e a lavorare per giornate intere con le macchinette dei pomodori per pochi spiccioli, senza, a volte, ricevere il compenso stabilito.

Immagine degli arrestati: da sinistra in alto, in senso orario: Onica Valentin e Costantin, Padula Michele, De Cato Giovanni, Padula GiuseppeL’INDAGINE DEI CARABINIERI – L’attività tecnica si protraeva sino al mese di ottobre 2009 coinvolgendo nella trama anche tre cittadini italiani, già noti alle cronache giudiziarie del foggiano: Michele Padula, apricenese classe 1985, censurato; e due sorvegliati speciali sottoposti all’obbligo di soggiorno: Giovanni De Cato, sanseverese classe 1977, residente a San Paolo di Civitate e Giuseppe Padula, apricenese classe 1966, pluricensurato. I tre, destinatari dei provvedimenti di cattura, sono stati indicati quali i responsabili di un episodio di tentata estorsione ai danni di un cittadino rumeno cui era stata sottratta l’autovettura e della quale promettevano la restituzione in cambio di una somma di denaro. De Cato è inoltre stato ritenuto responsabile dello sfruttamento della prostituzione di una delle ragazze rumene vittime del giro. Un terzo cittadino rumeno è sfuggito alla cattura ed è tuttora attivamente ricercato.Gli arrestati sono stati condotti al carcere di Lucera in attesa degli interrogatori di garanzia previsti nei prossimi giorni. (Nella foto gli arrestati, da sinistra in alto, in senso orario: Onica Valentin e Costantin, Padula Michele, De Cato Giovanni, Padula Giuseppe manca un terzo rumeno che è riuscito a sfuggire alle ricerche degli inquirenti)

FOCUS

IL CAPORALATO IN CAPITANATA (IERI, OGGI E DOMANI) Il convegno svoltosi nella sede della Corte d’Assise di Palazzo di Giustizia da Magistratura Democratica

IL REPORTAGE NEL GHETTO DI RIGNANO (M.P.Telera e L.Ciuffreda)

3 commenti su "Caporalato, campi e prostituzione: 6 arresti, 3 italiani"

  1. Bravi, bel reportage.

    E mi è piaciuto anche l’articolo sui promoter. Perché non tenete una rubrica sul lavoro precario? Vi fate raccontare storie di sfruttamento da grandi e piccini. Se non iniziamo a parlare, specialmente in un luogo omertoso come Manfredonia, non ne usciamo più.
    Ciao

  2. LE RAGAZE LE PEACE A FARE CHESTI COSE NON CGE SONO SFRUSTATE

    NON LE PIACE A LAVORARE IN POSTUL DE LAVORARE 8 ORE IN CAMPANIA CON 35EURO DICONO CHE FANO 300E LA STRADA
    A PROSTITUIRE
    NON E CULPA DE NESUNO CHE LORO LE PIACE A FARE CHESTA LAVORP
    PER LORO CHESTA ESTE UN LAVORO TANTO VERGONIA
    ANCHE IO SONO ROMENA PERP NON SONO DACORDO CON CHESTE RAGAZE NI HA FATO DI VERGONIA PURE A NOI CHE LAVORIAMO GISTO
    LE PENSIERUL MIO E CHE CHUESTE PROSTITUTE MANDATE IN PAESUL LORO

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